venerdì 22 agosto 2014

ORSA DANIZA E NON SOLO. NECESSARIA UNA CULTURA DELL’AMORE E NON DELLA VENDETTA ANTROPOCENTRICA



L’orsa Daniza e le mucche assassine

Sul Corriere dell’Alto Adige, il 20 agosto 2014, un articolo intitolato “L’orsa Daniza e le mucche assassine” di Isabella Bossi Fedrigotti mette chiaramente in luce l’ipocrisia del voler utilizzare due pesi e due misure a seconda delle convenienze umane.

L’autrice dell’articolo infatti ricorda che recentemente, in Austria, delle mucche che volevano probabilmente proteggere i loro piccoli hanno ucciso (!) in due episodi diversi, due escursioniste colpevoli di essersi avvicinate alla mandria tenendo in braccio, in un caso, ed al guinzaglio, nel secondo caso, il loro cane, che evidentemente le aveva disturbate.

Aggiungiamo che chi va in montagna con il cane sa in genere che le mucche non gradiscono la vicinanza di tali animali non umani (e spesso neppure di quelli umani), per cui sarebbe stato prudente per le due escursioniste non avvicinarsi alla mandria.

Non è infatti difficile trovare nella vicinanza dei pascoli non solo delle barriere protettive, anche se transitabili, ma addirittura dei cartelli che avvisano del pericolo e chiariscono che il transito è a proprio rischio, parcheggio dell’auto incluso. Tuttavia nessuno, sottolinea l’autrice, si è sognato di far abbattere le mucche assassine, o di condannarle “a stalla perpetua”. Chiaro che “conclude l’articolista” le mucche sono mucche, gli orsi orsi, ed i cervi cervi (quante volte questi ultimi hanno causato incidenti stradali?). Ma solo l’orsa viene perseguitata in maniera eccessiva per un suo comportamento naturale, con l’obiettivo di condannarla all’ergastolo (se non verrà uccisa) nel carcere di Casteller.

Aggiungiamo che invece andrebbe valutato il suo equilibrio psichico per essersi limitata a “schiaffeggiare” il curioso che l’ha sorpresa con i cuccioli, anziché spedirlo all’altro mondo come avrebbe potuto benissimo fare in pochi secondi.

Probabilmente, ha valutato “memore dei suoi incontri con gli umani” che tale avvertimento per l’animale umano poteva bastare.

Che poi a fronte del reinserimento dell’orso in Trentino nell’ambito del progetto europeo Life Ursus le autorità coinvolte, anziché essere responsabilizzate e al limite incolpate di non aver saputo prevedere il prevedibile (e i rischi non finiscono qui, sia per gli orsi sia per gli altri animali, umani inclusi) ed aver avvisato la popolazione anche tramite cartelli segnaletici che il transito in certe aree è “a proprio rischio”, con l’aggiunta degli opportuni consigli, trovino comodo scatenare la paura e promettere di catturare (o uccidere) chi ha agito in piena legalità e con ragionevolezza, non può che essere attribuito - oltre ad un classico comportamento irresponsabile e contraddittorio - al fatto che gli animali selvatici non sono sfruttati da nessuno, e quindi nessuno avrebbe interesse a difenderli. Probabilmente sottovalutando le capacità empatiche della popolazione italiana, che negli ultimi decenni si sono notevolmente sviluppate, in particolare nei riguardi delle ingiustizie verso gli animali non umani.

Massimo Terrile


21 agosto 2014

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