venerdì 12 giugno 2015

GIOVANI SFRUTTATI SENZA CARRIERA ECCO CHI SONO I DOTTORANDI IN ITALIA


NELLA MAGGIORANZA DELLE UNIVERSITA’ITALIANE SI VA OLTRE EXPO 2015.
Confronto Expo 2015 – università italiane = LO STESSO TREND!

Se con expo 2015, nell’organizzazione capitalista del lavoro, si  continua lo sfruttamento dei volontari, con i contenuti, si promuove l’estensione dell’ “olocausto” e “carnivorizzazione” globale capitalista a specie animali come gli artropodi, compromettendo ulteriormente, nel silenzio degli esperti, gli equilibri ecologici del pianeta, così NELLE UNIVERSITÀ, il cuore della formazione per lo sfruttamento planetario del capitale, la maggioranza dei “DOTTORANDI” E DOTTORI DI RICERCA NON SONO PAGATI e spesso DEVONO PAGARE PER SVOLGERE RICERCA.


Il manifesto 9-6-2015
Giovani, sfruttati, senza carriera. Ecco chi sono i dottorandi in Italia
PUBBLICATO 9.6.2015, 23:59
Il ritratto della quinta inda­gine annuale dell’associazione dot­to­randi e dot­tori di ricerca ita­liani (Adi). Siamo oltre l’Expo: per lavo­rare nell’università molti pre­cari devono pagare

Non sono docenti, ma fanno lezione. Non sono lavo­ra­tori, ma le uni­ver­sità li tas­sano, indipenden­te­mente dalla capa­cità eco­no­mica delle loro fami­glie. Non sono stu­denti, per­ché hanno già una (o più) lau­ree, senza con­tare even­tuali master o altre espe­rienze di lavoro. Sono i dot­to­randi di ricerca, svol­gono una delle atti­vità di ricerca più bella che ci possa essere: quella di base, nel momento in cui l’intelligenza è più viva, come la curiosità di sco­prire il mondo della pro­pria disci­plina, e quello che esi­ste al di fuori dei con­fini, all’estero. Lo scem­pio dell’università ita­liana si ha ridotti ad un silente pro­le­ta­riato dove per fare il pro­prio lavoro biso­gna pagare. E il red­dito che comun­que si gua­da­gna — per­ché la ricerca è un lavoro — è tra i più bassi in Europa.
Que­sto, in sin­tesi, è il ritratto for­nito dalla quinta inda­gine annuale dell’associazione dot­to­randi e dot­tori di ricerca ita­liani (Adi) che è stata pre­sen­tata ieri alla Camera dei Depu­tati.
Alcune cifre pos­sono ren­dere l’idea: il numero dei posti di dot­to­rato ban­diti annualmente a livello nazio­nale è dimi­nuito del 25% per effetto del decreto mini­ste­riale 45 del 2013 e della nota mini­ste­riale 436/2014. Una realtà sulla quale si abbat­terà il Jobs Act annun­ciato da Renzi per i ricer­ca­tori pre­cari in autunno.
Dalla riforma Gel­mini dell’università ad oggi, il nostro paese ha deciso di restrin­gere al massimo il numero di chi ini­zia a lavo­rare da ricer­ca­tore in Ita­lia. La ten­denza è chiara dal 2012 quando l’Italia era il quinto paese euro­peo per numero di dot­to­randi (34.629), distac­cata enor­me­mente dagli altri paesi indu­stria­liz­zati simili dal punto di vista demo­gra­fico: la Fran­cia, al terzo posto, aveva più del dop­pio dei dot­to­randi ita­liani (70.581); il Regno Unito quasi il tri­plo (94.494); la Ger­ma­nia 208.500. In pochi anni l’Italia è precipitata al ter­zul­timo posto nell’Eurozona.
Oggi la situa­zione è addi­rit­tura peg­gio­rata, Senza un’immediata inver­sione di ten­denza, nel 2016 la situa­zione diven­terà inso­ste­ni­bile, in par­ti­co­lare negli atenei del Sud. Al momento esi­ste una forte spe­re­qua­zione tra ate­nei del Nord e del Sud: per il XXX ciclo nazio­nale del dot­to­rato, infatti, 10 uni­ver­sità (in 8 città) garan­ti­scono il 44% dei posti a dispo­si­zione, men­tre 7 regioni (una sola nel Sud) coprono il 74,5% delle posizioni bandite.
Molti di que­sti dot­to­randi non hanno una borsa di stu­dio. Lavo­rano gra­tis. Anzi, devono pagare. A que­sto scan­dalo, unico in Europa, si aggiunge l’aumento della tas­sa­zione fissa. Nel pas­sag­gio dell’ultimo ciclo, avverte l’Adi, la per­cen­tuale degli atenei che ope­rano una tas­sa­zione sui dot­to­randi senza borsa para­me­trata sull’Isee si è ridotta dal 60% al 53%, In altri 10 ate­nei la tas­sa­zione minima è aumen­tata, men­tre si è ridotta la mas­sima. In que­sto periodo, gli ate­nei che hanno aumentato la tas­sa­zione per chi non ha un red­dito da lavoro di ricerca, sono saliti da 9 a 15.
Siamo già oltre il lavoro gra­tis, come per l’Expo. Lo stato ita­liano si fa pagare da chi stu­dia e pro­duce ricerca. Soprat­tutto al Sud. Allo stesso tempo non rico­no­sce lo «status» giu­ri­dico del dot­to­rando come lavo­ra­tore, al con­tra­rio di quanto accade negli altri paesi.
«C’è una con­cen­tra­zione e pola­riz­za­zione delle risorse che esclude le aree deboli e pena­lizza il Sud - afferma Anto­nio Bona­te­sta, segre­ta­rio Adi - Il sistema acca­de­mico, privo di risorse e sotto orga­nico, si rivolge ai dot­to­randi per le atti­vità acca­de­mi­che. Lo sfrut­ta­mento del loro lavoro è chiaro. Biso­gna rico­no­scere il diritto al red­dito e di mag­giori tutele sociali»

http://ilmanifesto.info/storia/giovani-sfruttati-senza-carriera-ecco-chi-sono-i-dottorandi-in-italia/

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