martedì 8 settembre 2015

DELUSIONE SULL'ASSENZA DI TUTELA DOVUTA ALLE ALTRE CREATURE DA PARTE DI FRANCESCO IN "LAUDATO SI"


 

CriticaLiberalepuntoit

Settembre 2015

la vita buona

meglio tardi che mai

di valerio pocar

Laudato si', mi' Signore, cum tucte le tue creature.

Come a tutti è noto, il romano pontefice Francesco  I ha promulgato, il 24 maggio di quest'anno, l'enciclica  Laudato si', in merito alla quale i commenti appunto laudativi si sono sprecati, specie per ciò che riguarda la presa di posizione sulle questioni ecologiche in essa contenute.

Una lettura meno superficiale e giornalistica del testo, peraltro, induce a osservare che, proprio rispetto a tali questioni, nulla si dice che non sia ormai risaputo e patrimonio d'idee condiviso da tutti quanti abbiano mai studiato i citati argomenti o anche semplicemente  vi  abbiano  riflettuto  col  loro  semplice  buon  senso. 

La  novità  consiste, dunque,  nel  fatto  che  finalmente  la  Chiesa  cattolica,  per  bocca  del  suo  più  autorevole esponente,  fa  proprie  alcune  idee  rispetto  alle  quali  aveva  sempre  evitato  di  esprimersi.

Ancora una  volta, insomma, si tratta di un prudente adeguamento a ciò che tutti dicono e sanno  e  nessuno  più  revoca  in  dubbio.  Meglio  tardi  che  mai,  si  potrebbe  dire,  ma  è  una presa di posizione da valutare positivamente, proprio perché può contribuire a legittimare scelte  generalmente  condivise  a  parole,  ma  troppo  spesso  contraddette  nei  fatti  per motivazioni politiche e soprattutto economiche.

Chi ha già avuto occasione di leggermi sa che è mio convincimento che gli animali non umani siano portatori di diritti o  quanto meno destinatari di doveri degli umani nei loro  confronti.  Di  conseguenza,  consapevole  che  spesso  la  questione  ecologica  viene sovrapposta e confusa -  intendiamoci, a torto -  con quella animalista, trovandomi di fronte a un documento che sin dal titolo s'ispira all'insegnamento di Francesco d'Assisi - un santo vegetariano  e  disposto  a  dialogare  anche  col  lupo,  fratello  di  tutte  le  creature  che  «sora nostra madre terra ... sustenta et governa» producendo «diversi fructi con coloriti flori et herba», elevato per questo motivo al ruolo di patrono degli animali  -  mi sono precipitato a leggere quale sia il posto che il messaggio di questo Francesco assegna agli animali. Sono rimasto deluso.

Solamente sul finire dell'enciclica (§ 221) leggiamo parole che  sarebbero importanti se non restassero così vaghe e soprattutto isolate. «Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli uccelli e dice che "nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio" (Lc  12, 6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male?  Invito tutti i cristiani a esplicitare questa dimensione  della  propria  conversione,  permettendo  che  la  forza  e  la  luce  della  grazia ricevuta  si  estendano  anche  alla  relazione  con  le  altre  creature  e  con  il  mondo  che  li circonda e susciti quella sublime fratellanza con tutte le creature che san Francesco d'Assisi visse in maniera così luminosa». Non si esplicita, però, in che dovrebbe consistere questa esplicitazione, che, se le parole del Vangelo fossero prese sul serio, dovrebbe comprendere il  rifiuto  di  recar  danno  non  solo  agli  uccelli  dell'aria,  ma  a  tutti  gli  animali indistintamente, a cominciare dal rifiuto di allevarli per consumarli come cibo e di usarli come  oggetti  sperimentali.  Ma  il  documento  non  è  conseguente  con  questa  bella affermazione di principio.

Infatti,  sullo  specifico  punto  della  sperimentazione  viene  enunciata    130)  una posizione  di  tipo  del  tutto  tradizionale.  «  ... benché  l'essere  umano  possa  intervenire  nel mondo  vegetale  e  animale  e  servirsene  quando  è  necessario  alla  sua  vita,  il  Catechismo insegna che le sperimentazioni sugli animali sono legittime solo se "si mantengono in limiti ragionevoli  e  contribuiscono  a  curare  e  a  salvare  vite  umane",  sicché  sarebbe  "contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita"». E ci sarebbe mancato solo che si legittimasse la crudeltà fine a sé stessa. Sull'uso  degli  animali  come  cibo,  invece,  troviamo  una  presa  di  posizione implicitamente  contraria  al  rispetto  verso  tucte  le  creature,  che  si  legge  tra  le  righe.  Al momento  di  trattare  (§§  23/25)  delle  cause  del  dissesto  ecologico  e  delle  loro  nefaste conseguenze, con riguardo specialmente all'accesso al cibo, all'emissione di gas serra, allo spreco  delle  risorse  idriche  e  ad  altre  ancora,  viene  dimenticata  proprio  una  delle principali,  vale  a  dire  appunto  il  consumo  di  alimenti  prodotti  dallo  sfruttamento  degli animali.

Anche  a  non  voler  porre  l'accento  sui  profili  etici  della  questione,  non  ci  si  rende dunque conto che la zoofagia è  una delle principali cause del dissesto ecologico (emissioni di  gas  serra  degli  allevamenti,  riduzione  della  biodiversità,  eccesso  di  consumi  idrici, deforestazione  e  via  elencando)  e  della  fame  nel  mondo,  per  via  dello  spreco  di  risorse alimentari.  Sul  punto,  peraltro,  l'insegnamento  della  Chiesa  cattolica  non  appare  più arretrato di quello proposto da altre fonti che dovrebbero avere la miglior considerazione del  problema.  Penso,  ad  esempio,  alla  cosiddetta  Carta  di  Milano,  che  rappresenta  il documento progettuale frutto dell'elaborazione culturale di Expo2015 in materia di cibo, con  la  finalità  di  migliorare  la  quantità  e  la  qualità  dell'alimentazione  umana.  In  tale documento,  infatti,  si  colgono  solo  vaghi  accenni  al  benessere  degli  animali,  che  rileva comunque  solo  al  fine  di  un  miglioramento  della  qualità  del  prodotto  animale,  mentre manca  una  reale  consapevolezza  della  gravità  delle  conseguenze  di  tale  tipo  di  consumi nonché della necessità di un mutamento radicale degli stili alimentari umani.

Le  ragioni  politiche,  economiche  e  soprattutto  commerciali  di  siffatta  scelta  sono semplicemente  intuitive.  Tuttavia,  se  questa  inconsapevolezza,  che  non  sfiora  neppure  i profili  etici  della  questione,  già  appare  deludente  in  un  documento  "laico",  la  medesima inconsapevolezza  e  la  disattenzione  verso  i  profili  etici  risultano  sconcertanti  in  un documento  proveniente  da  un'autorità  religiosa,  che  dovremmo  supporre  sommamente attenta all'etica delle scelte.

Sconcerto,  ma  non  sorpresa.  L'enciclica,  infatti,  si  sofferma  a  lungo    115  e seguenti)  sulla  critica  all'«antropocentrismo  deviato»,  che,  more  solito,  sarebbe  il  frutto perverso  del  relativismo.  Sicché  un  retto  antropocentrismo  sarebbe  da  accogliersi  per legittimare la disattenzione morale nei confronti degli animali non umani.

 

Sito internet: www.criticaliberale.it


 

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