lunedì 5 dicembre 2011

ANTISPECISMO: QUANDO L'INDIGNAZIONE NON FA NOTIZIA


 

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Antispecismo: quando l'indignazione 


non fa abbastanza notizia




di technicolor (Medie Superiori ) scritto il 02.12.11

Io sono un’indignata. Sono indignata insieme ad altre migliaia di persone, ma la nostra voce raramente viene ascoltata. Noi però, non cerchiamo di far sentire la nostra voce, cerchiamo di far sentire la voce di OGNI SINGOLO ANIMALE vittima dell’uomo. Non siamo semplicemente un gruppo di indignati, siamo ANTISPECISTI, perché la sofferenza non conosce differenze di specie. Ma cosa vuol dire essere antispecisti?
Vuol dire che per noi non esistono animali di serie “A” o animali di serie “B”, tutti hanno uguale dignità e tutti soffrono in uguale maniera.
Il mondo in cui viviamo invece prevede nette distinzioni: ogni cultura civilizzata è dominata dallo SPECISMO, un insieme di ideologie e dogmi per cui esisterebbe una vera e propria scala gerarchica con in cima l’essere umano, supremo, a cui è concesso tutto. Gli animali condividerebbero con noi la Terra unicamente per soddisfare i nostri bisogni e capricci. Tra questi “esseri inferiori” ce ne sarebbero alcuni meritevoli di più considerazione a cui è stato affibbiato il nomiglolo di animali domestici per cui valga la pena provare più empatia. Altri invece sono “niente”: maiali, mucche, conigli, pesci… Miliardi di individui privati di ogni libertà, dimenticati tra le mura degli allevamenti in uno stato di prigionia e sopraffazione perenne.
Diventare antispecisti significa abbandonare quei concetti frutto di pregiudizi 
che durano ormai da troppo tempo e che ci sono stati inculcati nella mente fin dai nostri primi giorni di vita

E’ necessario interrogarci sul fatto inequivocabile che ogni singolo animale, indipendentemente dalla specie, sia un individuo unico e desideroso di avere una vita dignitosa, priva di ogni sfruttamento.

E’ possibile però fare qualcosa dentro di noi, fare una vera e propria rivoluzione che nemmeno noi immaginiamo: diventare VEG. Ciò può significare lasciarsi alle spalle la responsabilità di questo massacro che quotidianamente trasforma esseri viventi in carne, pesce, e derivati. Questo è il primo passo per ristabilire un nuovo rapporto con tutti loro, individui che non sono inferiori a nessuno.

La prossima volta che andrete in un bel ristorante ed ordinerete una “succulenta” bistecca al sangue o un “delizioso” filetto di pescato, fermatevi un secondo a riflettere. Prendetevi tutto il tempo necessario! 

Riflettete su una madre a cui hanno strappato via il suo vitellino, senza che lei potesse fare niente. Pensate a quella povera creatura delle acque a cui hanno conficcato un amo nel palato, strappato la pelle di dosso, ed infine lasciato soffocare nell’agonia.

Ora assaporate pure il vostro cadavere intriso di dolore, sofferenza e crudeltà… Uhmmm gustoso vero?

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