L’orsa Daniza e le
mucche assassine
Sul Corriere dell’Alto Adige, il 20 agosto 2014, un articolo intitolato “L’orsa Daniza e le mucche assassine” di Isabella Bossi Fedrigotti mette chiaramente in luce l’ipocrisia del voler utilizzare due pesi e due misure a seconda delle convenienze umane.
L’autrice
dell’articolo infatti ricorda che
recentemente, in Austria, delle
mucche che volevano probabilmente proteggere i loro piccoli hanno
ucciso (!) in due episodi diversi, due escursioniste colpevoli di essersi
avvicinate alla mandria tenendo in braccio, in un caso, ed al guinzaglio,
nel secondo caso, il loro cane, che evidentemente le aveva disturbate.
Aggiungiamo
che chi va in montagna con il cane sa in genere che le mucche non
gradiscono la vicinanza di tali animali non umani (e spesso neppure di
quelli umani), per cui sarebbe stato prudente
per le due escursioniste non avvicinarsi alla mandria.
Non
è infatti difficile trovare nella vicinanza dei pascoli non solo delle
barriere protettive, anche se transitabili, ma addirittura dei cartelli
che avvisano del pericolo e chiariscono che il transito è a proprio rischio,
parcheggio dell’auto incluso. Tuttavia nessuno, sottolinea
l’autrice, si è sognato di far abbattere
le mucche assassine, o di condannarle “a stalla perpetua”. Chiaro che “conclude l’articolista”
le mucche sono mucche, gli orsi orsi, ed i cervi
cervi (quante
volte questi ultimi hanno causato incidenti stradali?). Ma solo l’orsa viene perseguitata in maniera eccessiva per un
suo comportamento naturale, con l’obiettivo di condannarla all’ergastolo (se non verrà uccisa) nel carcere di Casteller.
Aggiungiamo
che invece andrebbe valutato il suo equilibrio
psichico per essersi limitata a “schiaffeggiare” il curioso che l’ha sorpresa
con i cuccioli, anziché spedirlo all’altro mondo
come avrebbe potuto benissimo fare in pochi secondi.
Probabilmente,
ha valutato “memore
dei suoi incontri con gli umani” che tale avvertimento per l’animale umano poteva
bastare.
Che poi a fronte del
reinserimento dell’orso in Trentino nell’ambito del progetto
europeo Life Ursus le autorità coinvolte, anziché essere
responsabilizzate e al limite incolpate di non aver saputo prevedere il
prevedibile (e i
rischi non finiscono qui, sia per gli orsi sia per gli altri animali,
umani inclusi) ed aver avvisato la popolazione
anche tramite cartelli segnaletici che il transito in certe aree è “a
proprio rischio”,
con l’aggiunta degli opportuni consigli, trovino comodo
scatenare la paura e promettere di catturare (o uccidere) chi ha agito
in piena legalità e con ragionevolezza, non può che essere
attribuito - oltre ad un classico comportamento
irresponsabile e contraddittorio - al
fatto che gli animali selvatici non sono sfruttati da nessuno, e quindi
nessuno avrebbe interesse a difenderli. Probabilmente sottovalutando le capacità empatiche della popolazione italiana, che negli ultimi decenni si sono notevolmente sviluppate, in
particolare nei riguardi delle ingiustizie verso gli animali non umani.
Massimo Terrile
21 agosto 2014
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