Dal CENTRO DI ETICA GENERALE ED APPLICATA blog
Grazie alla sua cortesia, sono lieto di rendere disponibile il
saggio di Luisella Battaglia, “Fraternità
terrestri”. L’intero saggio lo si può scaricare cliccando sulla
striscia seguente: Luisella Battaglia
fraternita-terrestri.pdf
In
questo saggio si ritrovano alcuni dei
temi della conferenza su “Uomo / animale: continuità /
discontinuità” che Luisella Battaglia ha tenuto il 12 aprile 2010 presso
l’Almo Collegio Borromeo di Pavia.
Ecco
la conclusione del saggio:
“Manifestamente uomo e animale hanno in comune il nascere e il morire,
il vivere, la fame, la sete, la paura, il piacere, il dolore. Ma l’animale – si afferma – è confinato al biologico, l’uomo vive nel
simbolico.
Per il filosofo le
opposizioni più significative sembrano giocarsi tra la materia e lo spirito, il corpo e l’anima, la natura e la ragione, l’istinto e l’intelligenza, la necessità e la libertà, il grido e la parola.
Sennonchè tali
opposizioni – vere e proprie pietre di confine –
sono in via di superamento
grazie anche agli apporti dell’etologia
cognitiva e della neurofisiologia
comparata e attendono comunque di
essere problematizzate e rivisitate.
Oggi che il
problema della sofferenza animale s’impone alla coscienza come una questione ineludibile per la nostra stessa umanità, è forse venuto il momento di ritrovare il senso di una filantropia, come quella plutarchea, a cui
nessun dolore è estraneo. Una
parentela ci unisce a tutti gli esseri viventi che abitano con noi lo stesso
mondo, respirano la nostra stessa aria,
comunicano con noi con sguardi e gesti: ne
deriva un dovere di affetto, solidarietà e compassione. Plutarco, che celebra la dolcezza come dote in cui si coniugano
moderazione e giustizia, disegna un modello di uomo
benevolo e saggio la cui filantropia si estende oltre le frontiere della specie.
Nell’idea di cosmopolis – casa comune di tutti gli
abitanti della Terra – si delinea l’immagine di un nuovo umanesimo, capace di ritrovare le
sue radici nell’humus: un umanesimo non arrogante che, anziché rinnegare la natura, veda in essa il terreno a partire dal quale l’uomo inventa
la sua esistenza.”
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