giovedì 15 marzo 2012

UNO SCIENZIATO METTE A NUDO LE FALSITA' PROPAGANDATE DA MASSMEDIA E DAL CAPITALE SULLA PRESUNTA "SCIENZA": LA VIVISEZIONE

VIVISEZIONE, LIBERTA’ DI CRUDELTA’! ECCO LA VERITA’.

pubblicata da Federico Bartolozzi il giorno martedì 29 novembre 2011 alle ore 18.57 ·
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerca "Mario Negri"

Silvio Garattini ha affermato:”La ricerca senza sperimentazione animale è condannata”

Vedi: http://www.greenstyle.it/garattini-sperimentazione-sugli-animali-necessaria-replica-la-lav-4261.html 

La vivisezione animale è un alibi, è un artificio per raccogliere quattrini, è inutile, è un grande mezzo di falsificazione! 
Questo afferma categoricamente nel sottostante articolo Bruno Fedi, medico primario anatomopatologo, illuminandoci scientificamente sugli aspetti più deleteri di una perversa pratica, compiuta con la più assoluta ‘libertà di crudeltà’ sui nostri Fratelli Animali. Vi invito a leggere con viva attenzione in onore alla verità, alla sofferenza e all'assassinio dei nostri amati Animali e a Bruno Fedi, che sinceramente ringrazio per avermi messo a disposizione l’articolo.  
Federico

L’ARTICOLO del prof. Bruno Fedi

"Una quindicina di anni fa, Hans Ruesch e, in misura minore, altri – in piccolissima parte anch’io – condussero uno studio sul giro d’affari che ruota intorno al problema vivisezione. I risultati furono sconvolgenti: il budget si aggirava sui seimila miliardi annui non di lire ma di dollari. Una cifra impensabile. Contro una somma così gigantesca non si può lottare. Ma nessun esercito, nessuna somma di denaro e nessuna multinazionale hanno la forza delle idee nuove. Con la nostra idea animalista – quella di proteggere cani, gatti, delfini, foche e scimpanzé – in realtà stiamo soltanto cercando di inserire in questo grande progetto anche gli altri animali. Stiamo cercando di sconfiggere il dolore e la morte: quello che prima è stato fatto per gli uomini, noi cerchiamo di farlo per gli animali. Questa etica nuova, che si oppone alla distruttività, prassi normale per l’uomo da milioni di anni, ha una forza che nessuna multinazionale può avere.
Noi siamo il nuovo “after Christ”.
Non è una cosa da niente, non è una teoria filosofica come tante altre nel corso degli ultimi secoli. Abbiamo di fronte la resistenza di tutti i conservatori, perché conservare i privilegi è comodo, conservare le certezze è rassicurante. Chi crede in qualcosa fermamente ha una certezza che gli dà sicurezza interiore. Dobbiamo sostenere la novità dell’idea. Fin dall’audizione al Parlamento europeo di Strasburgo, in cui facemmo fare una figura terribile ai vivisettori che erano venuti in forze, ma non sapevano che cosa avremmo detto. Qualcuno ricorderà che comparve sui giornali tedeschi – i tedeschi sono sempre molto emotivi sia quando ammazzano che quando lodano – un articolo che diceva: “Dio ha mandato la delegazione italiana a Strasburgo”. La figura che fecero i vivisettori fu tremenda: le cose che sono state dette oggi sono quelle che dicemmo allora.
Da allora, per molti anni non ho fatto che cercare le prove scientifiche dell’inattendibilità e della non trasferibilità dei risultati della vivisezione, cioè le prove della sua insicurezza e credo di averle trovate e gridate ai quattro venti in tutti i modi possibili. Le prove genetiche, le prove culturali, le prove storiche, le prove statistiche, le prove chirurgiche. Una volta che mi sono trovato di fronte a un famoso cattedratico di chirurgia e gli ho chiesto come avesse imparato a operare sulla prostata: forse sui cani? “Proprio così” mi rispose quello. Ma niente affatto! ll cane ha l’osso del pube così alto che se si incide la parete addominale al di sopra del pube, si incide la vescica, si apre la vescica e poi si va a frugare dentro la vescica per trovare la prostata, la lunghezza di un dito non è sufficiente ad arrivarci, mentre nell’uomo è facilissimo, il pube è basso e la vescica subito dietro. Quel cattedratico mentiva, dicendo di aver imparato sugli animali e glielo contestai. Non si capisce perché debbano dire menzogne così banali.

La vivisezione è un alibi per operare sull’uomo senza leggi né controlli perché, dopo aver sperimentato sugli animali, è necessario sperimentare comunque sull’uomo altrimenti la verità non si conosce.
È un alibi perché i nostri beneamati onorevoli, deputati e senatori, sanno benissimo che una legge che regoli la sperimentazione sull’uomo è difficilissima. Non riescono a mettersi d’accordo su nulla, se non sul loro aumento di stipendio, figurarsi se riuscirebbero a costituire una maggioranza per una legge di sperimentazione sull’uomo! L’opposizione griderebbe allo scandalo e, anche se fosse d’accordo, ci sarebbe sempre qualche franco tiratore pronto a opporsi per potersi presentare all’opinione pubblica come difensore dei grandi valori.

La vivisezione è un artificio, una modalità per raccogliere quattrini. Perché si pratica la vivisezione visto che, dopo di essa bisogna per forza sperimentare sull’uomo e, quando non bisogna sperimentare sull’uomo per ottenere un risultato qualitativo – perché è possibile che, casualmente, il risultato sull’uomo e sull’animale sia identico –, bisogna farlo in ogni caso e per forza per avere il dato quantitativo? I venti milligrammi di una sostanza necessari, per esempio, sul criceto diventano due milligrammi o duemila sull’uomo… Perché si raccoglie una valanga di quattrini pubblici e privati.
Si finge, o si fa veramente, una ricerca su animali dopo di che si manda la documentazione al Ministero sostenendo che le ricerche sono “promettenti”. Con questa frase che non dice nulla, perché non dice se le ricerche abbiano dato esito positivo o negativo, si ottengono erogazioni dal Ministero perché ci sono, convenzionalmente, i presupposti e gli amici pronti a erogare. E siccome c’è tutto un tam-tam sui mezzi di comunicazione, si raccolgono cifre ingenti e grandi organizzazioni incassano un’enorme quantità di soldi.

La vivisezione è un alibi e un artificio. Stando così le cose, non è necessario parlare degli animali transgenici o degli xenotrapianti. Noi lo sappiamo e lo sanno anche gli altri quali sono i pericoli degli animali transgenici: l’esistenza di provirus negli animali “ingegnerizzati”, cioè utilizzati per le modifiche genetiche, le possibili mutazioni e combinazioni di vari provirus o di vari geni tra loro. Sappiamo anche i brillanti risultati ottenuti con le culture cellulari. Ho portato una cartella piena di documenti indubitabili, in cui viene riportato che le cellule umane raffreddate, conservate e poi iniettate a coloro che soffrono di insufficienza epatica permettono una più lunga sopravvivenza fino ad arrivare a interventi risolutivi, fino ad arrivare al trapianto dall’uomo e non dagli animali.

Non occorre che sia oggi riconfermato che la vivisezione è inutile. La nostra controparte lo sa benissimo, tutti sanno benissimo i miracoli ottenuti con le culture cellulari umane che vengono buttate a milioni di tonnellate. Pensate alle placente, alle amputazioni non solo di braccia o di gambe, naturalmente. Quando si toglie uno stomaco si hanno a disposizione un’enorme quantità di cellule gastriche normali che possono venire usate per una cultura, così come quando si toglie un lobo polmonare si può ottenere una cultura di cellule polmonari da usare. Sappiamo benissimo tutti i miracoli che sono avvenuti recentemente e tutti gli aspetti positivi e negativi. Per esempio, la scoperta che l’infarto non si verifica nello stesso modo nelle persone dei paesi freddi e in quelle dei paesi caldi, in quelle più grasse che mangiano sale o in quelle magre che mangiano sale, oppure il funzionamento cerebrale, il fenomeno macroscopico della mucca pazza e, per dire un fatto soltanto, quello che certamente avrà colpito tutti, la comparsa in televisione di una trasmissione durata un’ora sulla sperimentazione sui volontari umani: in Italia e in Svizzera si sperimenta sui volontari umani a pagamento; quindi gli sperimentatori sanno benissimo che questi umani sono necessari perché altrimenti non lo farebbero e trovano più semplice pagarli a ventimila lire l’ora o addirittura meno (neppure un’ora di straordinario) invece di andare a sperimentare, come hanno sempre fatto, nei reparti universitari o negli ospedali di prima categoria perché in questo caso i pazienti possono protestare, c’è il consenso informato. Dall’altra parte si tratta di un volontario pagato ed è difficile che protesti.

Questi fatti dimostrano non solo che avevamo ragione, ma anche che l’industria lo sapeva benissimo anche vent’anni fa.

A questo punto ci sarebbe di che essere scoraggiati: a che è servita la nostra fatica di dimostrare la verità? A nulla o forse a tutto perché la verità è venuta a galla e non deve più essere dimostrata, ma dimostra anche l’assoluta inattendibilità di coloro che lo sapevano e negavano l’evidenza. Però ci sono grandi pericoli. Questo fatto che vi ho raccontato non viene minimamente enfatizzato, mentre viene invece enfatizzata la verità che noi dicevamo già vent’anni fa come se fosse una scoperta che hanno fatto adesso le industrie. Noi rischiamo l’esproprio della totalità dell’idea nuova che abbiamo introdotto. Ora l’animalismo è un’operazione culturale che ha delle conseguenze enormi scientifiche, sociali, e chi se ne appropria ne avrà grandi vantaggi. Un esempio su tutti è illuminante: le vaccinazioni. Qualcuno di voi si ricorderà in tanti dibattiti – scusatemi se mi cito perché non ricordo che cosa hanno detto gli altri mentre ricordo cosa dissi io – parlai anche in trasmissioni televisive degli effetti collaterali, delle epidemie, dei danni possibili a distanza introducendo dei vaccini preparati con dei virus che possono nascondersi all’interno del DNA delle cellule e rivelarsi a distanza. La risposta a queste mie argomentazioni vent’anni fa fu il silenzio, oppure furono dei commenti sprezzanti non dei fatti. Oggi tutto questo viene ammesso. Ho qui il numero di Scientific America, in cui quello che vi ho detto circa le complicanze, gli effetti collaterali, la virulentazione, il mascheramento, eccetera, è messo nero su bianco, come se fossero scoperte fatte dalle industrie che preparano vaccini. Anche questa è una frode scientifica: appropriarsi delle idee altrui e farle passare per proprie. Noi non possiamo e non dobbiamo permettercelo; perché altrimenti veniamo espropriati dell’elemento di novità. Non è solo cercando la verità che si ottiene il successo, ma bisogna ottenere la partecipazione. Non è pensabile che nel Comitato nazionale di Bioetica non ci sia un animalista. Non è pensabile che un animalista non stia nella Commissione unica del farmaco. È inutile dimostrare quel che è stato dimostrato chiaramente e ripetutamente, se poi non andiamo a piantare la grana chiedendo di partecipare a questi comitati. Non è pensabile che noi si stia fuori dalle commissioni universitarie cosicché ogni decisione, anche quelle a favore degli animali, vengono prese passando sopra la nostra testa. Dobbiamo conquistare visibilità. Il mito Garattini è stato in buona parte costruito da noi, anche da me in questo momento. È stato recentemente pubblicata sui giornali l’introduzione a una Carta della ricerca di qualità. Anche se la ricerca di qualità in Italia non si fa per ragioni burocratiche, politiche e baronali, questa carta avremmo dovuto scriverla noi. Questa gente ci dice cosa si fa, come si fa e che cosa si deve fare e questo è quello a cui noi dobbiamo partecipare. Vuol dire che mentre a noi tocca fare una fatica terribile per ottenere il permesso di fare un corso per insegnanti nei licei di Terni, a questa gente con una telefonata viene concesso l’intero paese, denaro a fiumi, visibilità in televisione,  le pubblicazioni cioè quella spirale perversa che ci espropria della novità delle idee. Ora noi siamo la base – e c’è anche chi si comporta male, ci sono quelli che fanno solo spettacolo, anche se dicono che fanno politica-spettacolo, e lo spettacolo serve a loro per la rielezione e non serve al movimento animalista –. Oltre a questo noi abbiamo pochissimi esperti, poche persone che si intendono tecnicamente del problema. Soprattutto non sappiamo quali stanziamenti esistono, dunque non possiamo neppure chiedere gli stanziamenti, i corsi, le ricerche, i convegni: quando ci danno i quattrini di nome non ce li danno di fatto. A seguito di una trasmissione del Maurizio Costanzo Show sulla vivisezione a cui partecipai, il Ministero della Pubblica Istruzione stanziò 11 miliardi e mezzo per la ricerca con metodi incruenti. Ho passato due anni a chiedere che ci venissero consegnati finché, non essendo stati spesi, vennero trasferiti da un’altra parte.

Non li avevamo spesi perché non ce li avevano dati, anzi non ci avevano neppure risposto.
Credo di avervi disegnato un quadro abbastanza pessimistico però anche combattivo, non di chi si è rassegnato.
Possiamo fare come a Pavia e chi c’è stato si ricorda che fu un gran successo, ma che scioccamente non viene da noi valorizzato perché sui nostri giornali non è stato riportato quanto di significativo sia avvenuto quel giorno.

Dobbiamo mettere delle persone a spulciare le delibere e gli stanziamenti nei Comuni e nelle Regioni, in modo da sapere quali quattrini ci sono e quali si possono usare. Dobbiamo creare dei siti su Internet, perché è una grande occasione; anche se avrà tutti gli aspetti negativi che volete, sicuramente ci permette di bypassare le case editrici e cioè di comparire direttamente senza bisogno di inginocchiarci davanti a nessun editore. Dobbiamo aver noi stessi una specie di casa editrice perché altrimenti non abbiamo visibilità e senza visibilità si viene espropriati. Dobbiamo creare una “carta di credito” che ci permetta di andare in qualche supermercato o da qualche parte a fare la spesa e al tempo stesso fare sì che una parte del nostro denaro vada per un fondo sugli animali. Tutto questo senza cercare di ostacolare altri che fanno la stessa cosa. E qui c’è qualcuno che ne sa qualcosa. Dobbiamo creare un gruppo che faccia informazione in rete, che faccia dei corsi in tutta Italia, che faccia dei convegni. Dobbiamo creare un istituto di ricerca vero e proprio. Si può tentare, anche se è difficilissimo, mettendo insieme chi ha un reparto che funziona (uno ce l’ha Tarro, uno Bettero, uno il professor Pecchiai a Milano, uno io). Le ricerche sono essenziali per avere la visibilità.

La vivisezione è stata un grande mezzo di falsificazione della scienza perché nulla ci permette di falsificare le cose meglio che lavorare su animali. Vi voglio rammentare quello che successe a me diversi anni fa quando vinsi il premio Fiuggi, un premio abbastanza importante vinto anche da persone ben più importanti di me (Montalcini, il compagno Gorbaciov). Tramite osservazioni fatte direttamente in clinica, su un certo numero di casi documentati e pubblicati, avevo trovato un marcatore del DNA tumorale (una cosa abbastanza importante perché da questo è nata tutta la citometria a flusso) che permette di misurare l’intensità della luce che esce dal DNA delle cellule tumorali. Venni chiamato dall’Università di Albuquerque, in fondo agli Stati Uniti al confine col Messico. Feci vedere le fotografie, feci il mio discorso e alla fine venne da me uno dei presenti, molto interessato, che si congratulò dicendomi che il mio lavoro avrebbe fatto fare un salto in avanti alla ricerca e mi chiese se avessi fatto la ricerca su animali. Risposi di no perché non mi sembrava necessario. “Ma come?” disse “Se noi prendiamo un paio di centinaia o di migliaia di topi o di criceti o di ratti, gli apriamo la vescica, ci mettiamo un cristallo di metilcolantrene, gli diamo anche un po’ di cortisone perché da solo il metilcolantrene, che è un potente cancerogeno, non basta. Chiudiamo la tasca vescicale, aspettiamo un po’ e si forma un tumore. A questo punto gli diamo il marcatore e dimostriamo che il tumore è fluorescente”.
Ma la fluorescenza tumorale l’avevo già vista direttamente nell’uomo, sui malati di tumore alla vescica. Che bisogno c’era di verificarlo sugli animali? Per quella persona bisognava assolutamente provare la scoperta su animali. Se fosse uscito che negli animali il tumore non è fluorescente, poco male tanto sarebbero rimasti i risultati sull’uomo come prima. Ma se anche sull’animale si avevano gli stessi risultati, si poteva dire che l’ipotesi era confermata, magari anche che era stata verificata prima sugli animali e poi sugli uomini.

La vivisezione è un grande sistema di falsificazione. Non vi è stato ricordato uno degli aspetti più eclatanti. Qualche tempo fa, è uscita una pubblicazione negli Stati Uniti che dichiarava che le sostanze cancerogene testate erano circa 25.000. Però queste sostanze date agli animali da esperimento sono state contrastate ovviamente da farmaci anticancerogeni e questo ha permesso di sperimentare questi farmaci. Supponiamo che qualcuno di questi farmaci non abbia dato nessun risultato, sarebbe stato abbandonato. Ma sarebbe stato un errore gravissimo perché il farmaco che non ha alcun risultato sull’animale potrebbe benissimo essere attivo sull’uomo come è già avvenuto per tanti altri farmaci. Per cui, anche l’aspetto della negatività è un metodo di falsificazione della scienza, un metodo per falsificare la scienza senza leggi, senza controlli e senza pene perché colui che ha commesso un errore nella progettazione di un ponte, se il ponte cade va a parlare con il Procuratore della Repubblica, invece chi dà il talidomide e ottiene una serie di bambini deformi non va a parlare con nessuno. Al massimo è tenuto a un rimborso. In fin dei conti noi siamo i difensori di un principio di giustizia. Noi dobbiamo avere accesso all’informazione, ai convegni, ai comitati di ricerca. La giustizia non è la libertà anarcoide di ricerca e di commercio."

Bruno Fedi

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