VIVISEZIONE, LIBERTA’ DI CRUDELTA’! ECCO LA VERITA’.
pubblicata da Federico Bartolozzi il giorno martedì 29 novembre 2011 alle ore 18.57 ·
Silvio Garattini ha affermato:”La ricerca senza sperimentazione animale è condannata”
Vedi: http://www.greenstyle.it/garattini-sperimentazione-sugli-animali-necessaria-replica-la-lav-4261.html
La
vivisezione animale è un alibi, è un artificio per raccogliere
quattrini, è inutile, è un grande mezzo di falsificazione!
Questo
afferma categoricamente nel sottostante articolo Bruno Fedi, medico
primario anatomopatologo, illuminandoci scientificamente sugli aspetti
più deleteri di una perversa pratica, compiuta con la più assoluta
‘libertà di crudeltà’ sui nostri Fratelli Animali. Vi invito a leggere
con viva attenzione in onore alla verità, alla sofferenza e
all'assassinio dei nostri amati Animali e a Bruno Fedi, che sinceramente
ringrazio per avermi messo a disposizione l’articolo.
Federico L’ARTICOLO del prof. Bruno Fedi
"Una
quindicina di anni fa, Hans Ruesch e, in misura minore, altri – in
piccolissima parte anch’io – condussero uno studio sul giro d’affari che
ruota intorno al problema vivisezione. I risultati furono sconvolgenti:
il budget si aggirava sui seimila miliardi annui non di lire ma di
dollari. Una cifra impensabile. Contro una somma così gigantesca non si
può lottare. Ma nessun esercito, nessuna somma di denaro e nessuna
multinazionale hanno la forza delle idee nuove. Con la nostra idea
animalista – quella di proteggere cani, gatti, delfini, foche e
scimpanzé – in realtà stiamo soltanto cercando di inserire in questo
grande progetto anche gli altri animali. Stiamo cercando di sconfiggere
il dolore e la morte: quello che prima è stato fatto per gli uomini, noi
cerchiamo di farlo per gli animali. Questa etica nuova, che si oppone
alla distruttività, prassi normale per l’uomo da milioni di anni, ha una
forza che nessuna multinazionale può avere.
Noi siamo il nuovo “after Christ”.
Non
è una cosa da niente, non è una teoria filosofica come tante altre nel
corso degli ultimi secoli. Abbiamo di fronte la resistenza di tutti i
conservatori, perché conservare i privilegi è comodo, conservare le
certezze è rassicurante. Chi crede in qualcosa fermamente ha una
certezza che gli dà sicurezza interiore. Dobbiamo sostenere la novità
dell’idea. Fin dall’audizione al Parlamento europeo di Strasburgo, in
cui facemmo fare una figura terribile ai vivisettori che erano venuti in
forze, ma non sapevano che cosa avremmo detto. Qualcuno ricorderà che
comparve sui giornali tedeschi – i tedeschi sono sempre molto emotivi
sia quando ammazzano che quando lodano – un articolo che diceva: “Dio ha
mandato la delegazione italiana a Strasburgo”. La figura che fecero i
vivisettori fu tremenda: le cose che sono state dette oggi sono quelle
che dicemmo allora.
Da allora, per molti anni non ho fatto che
cercare le prove scientifiche dell’inattendibilità e della non
trasferibilità dei risultati della vivisezione, cioè le prove della sua
insicurezza e credo di averle trovate e gridate ai quattro venti in
tutti i modi possibili. Le prove genetiche, le prove culturali, le prove
storiche, le prove statistiche, le prove chirurgiche. Una volta che mi
sono trovato di fronte a un famoso cattedratico di chirurgia e gli ho
chiesto come avesse imparato a operare sulla prostata: forse sui cani?
“Proprio così” mi rispose quello. Ma niente affatto! ll cane ha l’osso
del pube così alto che se si incide la parete addominale al di sopra del
pube, si incide la vescica, si apre la vescica e poi si va a frugare
dentro la vescica per trovare la prostata, la lunghezza di un dito non è
sufficiente ad arrivarci, mentre nell’uomo è facilissimo, il pube è
basso e la vescica subito dietro. Quel cattedratico mentiva, dicendo di
aver imparato sugli animali e glielo contestai. Non si capisce perché
debbano dire menzogne così banali.
La vivisezione è un alibi per operare sull’uomo senza leggi né controlli perché, dopo aver sperimentato sugli animali, è necessario sperimentare comunque sull’uomo altrimenti la verità non si conosce.
È
un alibi perché i nostri beneamati onorevoli, deputati e senatori,
sanno benissimo che una legge che regoli la sperimentazione sull’uomo è
difficilissima. Non riescono a mettersi d’accordo su nulla, se
non sul loro aumento di stipendio, figurarsi se riuscirebbero a
costituire una maggioranza per una legge di sperimentazione sull’uomo!
L’opposizione griderebbe allo scandalo e, anche se fosse d’accordo, ci
sarebbe sempre qualche franco tiratore pronto a opporsi per potersi
presentare all’opinione pubblica come difensore dei grandi valori.
La vivisezione è un artificio, una modalità per raccogliere quattrini. Perché
si pratica la vivisezione visto che, dopo di essa bisogna per forza
sperimentare sull’uomo e, quando non bisogna sperimentare sull’uomo per
ottenere un risultato qualitativo – perché è possibile che, casualmente,
il risultato sull’uomo e sull’animale sia identico –, bisogna farlo in
ogni caso e per forza per avere il dato quantitativo? I venti
milligrammi di una sostanza necessari, per esempio, sul criceto
diventano due milligrammi o duemila sull’uomo… Perché si raccoglie una
valanga di quattrini pubblici e privati.
Si finge, o si fa
veramente, una ricerca su animali dopo di che si manda la documentazione
al Ministero sostenendo che le ricerche sono “promettenti”. Con questa
frase che non dice nulla, perché non dice se le ricerche abbiano dato
esito positivo o negativo, si ottengono erogazioni dal Ministero perché
ci sono, convenzionalmente, i presupposti e gli amici pronti a erogare. E
siccome c’è tutto un tam-tam sui mezzi di comunicazione, si raccolgono
cifre ingenti e grandi organizzazioni incassano un’enorme quantità di
soldi.
La vivisezione è un alibi e un artificio.
Stando così le cose, non è necessario parlare degli animali transgenici
o degli xenotrapianti. Noi lo sappiamo e lo sanno anche gli altri quali
sono i pericoli degli animali transgenici: l’esistenza di provirus
negli animali “ingegnerizzati”, cioè utilizzati per le modifiche
genetiche, le possibili mutazioni e combinazioni di vari provirus o di
vari geni tra loro. Sappiamo anche i brillanti risultati ottenuti con le
culture cellulari. Ho portato una cartella piena di documenti
indubitabili, in cui viene riportato che le cellule umane raffreddate,
conservate e poi iniettate a coloro che soffrono di insufficienza
epatica permettono una più lunga sopravvivenza fino ad arrivare a
interventi risolutivi, fino ad arrivare al trapianto dall’uomo e non
dagli animali.
Non occorre che
sia oggi riconfermato che la vivisezione è inutile. La nostra
controparte lo sa benissimo, tutti sanno benissimo i miracoli ottenuti
con le culture cellulari umane che vengono buttate a milioni di
tonnellate. Pensate alle placente, alle amputazioni non solo di braccia o
di gambe, naturalmente. Quando si toglie uno stomaco si hanno a
disposizione un’enorme quantità di cellule gastriche normali che possono
venire usate per una cultura, così come quando si toglie un lobo
polmonare si può ottenere una cultura di cellule polmonari da usare.
Sappiamo benissimo tutti i miracoli che sono avvenuti recentemente e
tutti gli aspetti positivi e negativi. Per esempio, la scoperta
che l’infarto non si verifica nello stesso modo nelle persone dei paesi
freddi e in quelle dei paesi caldi, in quelle più grasse che mangiano
sale o in quelle magre che mangiano sale, oppure il funzionamento
cerebrale, il fenomeno macroscopico della mucca pazza e, per dire un
fatto soltanto, quello che certamente avrà colpito tutti, la comparsa in
televisione di una trasmissione durata un’ora sulla sperimentazione sui
volontari umani: in Italia e in Svizzera si sperimenta sui volontari
umani a pagamento; quindi gli sperimentatori sanno benissimo che questi
umani sono necessari perché altrimenti non lo farebbero e trovano più
semplice pagarli a ventimila lire l’ora o addirittura meno (neppure
un’ora di straordinario) invece di andare a sperimentare, come hanno
sempre fatto, nei reparti universitari o negli ospedali di prima
categoria perché in questo caso i pazienti possono protestare, c’è il
consenso informato. Dall’altra parte si tratta di un volontario pagato
ed è difficile che protesti.
Questi fatti dimostrano non solo che avevamo ragione, ma anche che l’industria lo sapeva benissimo anche vent’anni fa.
A
questo punto ci sarebbe di che essere scoraggiati: a che è servita la
nostra fatica di dimostrare la verità? A nulla o forse a tutto perché la
verità è venuta a galla e non deve più essere dimostrata, ma dimostra
anche l’assoluta inattendibilità di coloro che lo sapevano e negavano
l’evidenza. Però ci sono grandi pericoli. Questo fatto che vi ho
raccontato non viene minimamente enfatizzato, mentre viene invece
enfatizzata la verità che noi dicevamo già vent’anni fa come se fosse
una scoperta che hanno fatto adesso le industrie. Noi rischiamo
l’esproprio della totalità dell’idea nuova che abbiamo introdotto. Ora
l’animalismo è un’operazione culturale che ha delle conseguenze enormi
scientifiche, sociali, e chi se ne appropria ne avrà grandi vantaggi. Un
esempio su tutti è illuminante: le vaccinazioni. Qualcuno di voi si
ricorderà in tanti dibattiti – scusatemi se mi cito perché non ricordo
che cosa hanno detto gli altri mentre ricordo cosa dissi io – parlai
anche in trasmissioni televisive degli effetti collaterali, delle
epidemie, dei danni possibili a distanza introducendo dei vaccini
preparati con dei virus che possono nascondersi all’interno del DNA
delle cellule e rivelarsi a distanza. La risposta a queste mie
argomentazioni vent’anni fa fu il silenzio, oppure furono dei commenti
sprezzanti non dei fatti. Oggi tutto questo viene ammesso. Ho qui il
numero di Scientific America, in cui quello che vi ho detto
circa le complicanze, gli effetti collaterali, la virulentazione, il
mascheramento, eccetera, è messo nero su bianco, come se fossero
scoperte fatte dalle industrie che preparano vaccini. Anche questa è una
frode scientifica: appropriarsi delle idee altrui e farle passare per
proprie. Noi non possiamo e non dobbiamo permettercelo; perché
altrimenti veniamo espropriati dell’elemento di novità. Non è solo
cercando la verità che si ottiene il successo, ma bisogna ottenere la
partecipazione. Non è pensabile che nel Comitato nazionale di
Bioetica non ci sia un animalista. Non è pensabile che un animalista non
stia nella Commissione unica del farmaco. È inutile dimostrare quel che
è stato dimostrato chiaramente e ripetutamente, se poi non andiamo a
piantare la grana chiedendo di partecipare a questi comitati. Non è
pensabile che noi si stia fuori dalle commissioni universitarie cosicché
ogni decisione, anche quelle a favore degli animali, vengono prese
passando sopra la nostra testa. Dobbiamo conquistare visibilità. Il mito
Garattini è stato in buona parte costruito da noi, anche da me in
questo momento. È stato recentemente pubblicata sui giornali
l’introduzione a una Carta della ricerca di qualità. Anche se la ricerca
di qualità in Italia non si fa per ragioni burocratiche, politiche e
baronali, questa carta avremmo dovuto scriverla noi. Questa gente ci
dice cosa si fa, come si fa e che cosa si deve fare e questo è quello a
cui noi dobbiamo partecipare. Vuol dire che mentre a noi tocca fare una
fatica terribile per ottenere il permesso di fare un corso per
insegnanti nei licei di Terni, a questa gente con una telefonata viene
concesso l’intero paese, denaro a fiumi, visibilità in televisione, le
pubblicazioni cioè quella spirale perversa che ci espropria della novità
delle idee. Ora noi siamo la base – e c’è anche chi si comporta male,
ci sono quelli che fanno solo spettacolo, anche se dicono che fanno
politica-spettacolo, e lo spettacolo serve a loro per la rielezione e
non serve al movimento animalista –. Oltre a questo noi abbiamo
pochissimi esperti, poche persone che si intendono tecnicamente del
problema. Soprattutto non sappiamo quali stanziamenti esistono, dunque
non possiamo neppure chiedere gli stanziamenti, i corsi, le ricerche, i
convegni: quando ci danno i quattrini di nome non ce li danno di fatto. A
seguito di una trasmissione del Maurizio Costanzo Show sulla
vivisezione a cui partecipai, il Ministero della Pubblica Istruzione
stanziò 11 miliardi e mezzo per la ricerca con metodi incruenti. Ho
passato due anni a chiedere che ci venissero consegnati finché, non
essendo stati spesi, vennero trasferiti da un’altra parte.
Non li avevamo spesi perché non ce li avevano dati, anzi non ci avevano neppure risposto.
Credo di avervi disegnato un quadro abbastanza pessimistico però anche combattivo, non di chi si è rassegnato.
Possiamo
fare come a Pavia e chi c’è stato si ricorda che fu un gran successo,
ma che scioccamente non viene da noi valorizzato perché sui nostri
giornali non è stato riportato quanto di significativo sia avvenuto quel
giorno.
Dobbiamo mettere delle persone a spulciare le
delibere e gli stanziamenti nei Comuni e nelle Regioni, in modo da
sapere quali quattrini ci sono e quali si possono usare. Dobbiamo creare
dei siti su Internet, perché è una grande occasione; anche se avrà
tutti gli aspetti negativi che volete, sicuramente ci permette di
bypassare le case editrici e cioè di comparire direttamente senza
bisogno di inginocchiarci davanti a nessun editore. Dobbiamo aver noi
stessi una specie di casa editrice perché altrimenti non abbiamo
visibilità e senza visibilità si viene espropriati. Dobbiamo creare una
“carta di credito” che ci permetta di andare in qualche supermercato o
da qualche parte a fare la spesa e al tempo stesso fare sì che una parte
del nostro denaro vada per un fondo sugli animali. Tutto questo senza
cercare di ostacolare altri che fanno la stessa cosa. E qui c’è qualcuno
che ne sa qualcosa. Dobbiamo creare un gruppo che faccia informazione
in rete, che faccia dei corsi in tutta Italia, che faccia dei convegni.
Dobbiamo creare un istituto di ricerca vero e proprio. Si può tentare,
anche se è difficilissimo, mettendo insieme chi ha un reparto che
funziona (uno ce l’ha Tarro, uno Bettero, uno il professor Pecchiai a
Milano, uno io). Le ricerche sono essenziali per avere la visibilità.
La
vivisezione è stata un grande mezzo di falsificazione della scienza
perché nulla ci permette di falsificare le cose meglio che lavorare su
animali. Vi voglio rammentare quello che successe a me diversi
anni fa quando vinsi il premio Fiuggi, un premio abbastanza importante
vinto anche da persone ben più importanti di me (Montalcini, il compagno
Gorbaciov). Tramite osservazioni fatte direttamente in clinica, su un
certo numero di casi documentati e pubblicati, avevo trovato un
marcatore del DNA tumorale (una cosa abbastanza importante perché da
questo è nata tutta la citometria a flusso) che permette di misurare
l’intensità della luce che esce dal DNA delle cellule tumorali. Venni
chiamato dall’Università di Albuquerque, in fondo agli Stati Uniti al
confine col Messico. Feci vedere le fotografie, feci il mio discorso e
alla fine venne da me uno dei presenti, molto interessato, che si
congratulò dicendomi che il mio lavoro avrebbe fatto fare un salto in
avanti alla ricerca e mi chiese se avessi fatto la ricerca su animali.
Risposi di no perché non mi sembrava necessario. “Ma come?” disse “Se
noi prendiamo un paio di centinaia o di migliaia di topi o di criceti o
di ratti, gli apriamo la vescica, ci mettiamo un cristallo di
metilcolantrene, gli diamo anche un po’ di cortisone perché da solo il
metilcolantrene, che è un potente cancerogeno, non basta. Chiudiamo la
tasca vescicale, aspettiamo un po’ e si forma un tumore. A questo punto
gli diamo il marcatore e dimostriamo che il tumore è fluorescente”.
Ma
la fluorescenza tumorale l’avevo già vista direttamente nell’uomo, sui
malati di tumore alla vescica. Che bisogno c’era di verificarlo sugli
animali? Per quella persona bisognava assolutamente provare la scoperta
su animali. Se fosse uscito che negli animali il tumore non è
fluorescente, poco male tanto sarebbero rimasti i risultati sull’uomo
come prima. Ma se anche sull’animale si avevano gli stessi risultati, si
poteva dire che l’ipotesi era confermata, magari anche che era stata
verificata prima sugli animali e poi sugli uomini.
La vivisezione è un grande sistema di falsificazione.
Non vi è stato ricordato uno degli aspetti più eclatanti. Qualche tempo
fa, è uscita una pubblicazione negli Stati Uniti che dichiarava che le
sostanze cancerogene testate erano circa 25.000. Però queste sostanze
date agli animali da esperimento sono state contrastate ovviamente da
farmaci anticancerogeni e questo ha permesso di sperimentare questi
farmaci. Supponiamo che qualcuno di questi farmaci non abbia dato nessun
risultato, sarebbe stato abbandonato. Ma sarebbe stato un errore
gravissimo perché il farmaco che non ha alcun risultato sull’animale
potrebbe benissimo essere attivo sull’uomo come è già avvenuto per tanti
altri farmaci. Per cui, anche l’aspetto della negatività è un metodo di
falsificazione della scienza, un metodo per falsificare la scienza
senza leggi, senza controlli e senza pene perché colui che ha commesso
un errore nella progettazione di un ponte, se il ponte cade va a parlare
con il Procuratore della Repubblica, invece chi dà il talidomide e
ottiene una serie di bambini deformi non va a parlare con nessuno. Al
massimo è tenuto a un rimborso. In fin dei conti noi siamo i difensori
di un principio di giustizia. Noi dobbiamo avere accesso
all’informazione, ai convegni, ai comitati di ricerca. La giustizia non è
la libertà anarcoide di ricerca e di commercio."
Bruno Fedi
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