Arca 2000
"La
prima associazione italiana contro la malasanità animale, per i diritti di
tutti i viventi "
PREVENIRE E COMBATTERE LA MALASANITA’ ANIMALE
IN ATTESA DI UNA LEGGE
Comunicato
di
“Arca 2000
onlus diritti dell’animale malato”
CONSIGLI UTILI
DA DIFFONDERE PER LA MAGGIORE INFORMAZIONE DEGLI UTENTI
Da oltre
dieci anni, l’associazione “Arca 2000” onlus, diritti dell’animale
malato, denuncia il vergognoso vuoto
legislativo attuale che permette ai medici veterinari di tutelarsi da
negligenze, omissioni e imperizie non essendovi alcun obbligo di tracciabilità del loro
operato a livello legislativo. Per questo, saranno inviate, nei prossimi giorni, al Ministero
della Salute, al Presidente del Senato e della Camera le oltre 16.000 firme
raccolte in tutta Italia per chiedere che venga approvata al più presto una
legge di “Regolamentazione della Professione Veterinaria per la
tutela sanitaria degli animali d’affezione” che preveda
l’obbligo di tracciabilità dell’operato veterinario tramite cartelle cliniche
da compilare, conservare e rilasciare ai proprietari degli animali in cura. Lo
sportello legale di “Arca 2000”diritti dell’animale malato ( www.arca2000.it)
attivo in tutta Italia, registra ogni anno centinaia
di richieste di aiuto e di denuncia da parte di proprietari di animali che
lamentano il mancato rilascio di referti scritti e di cartelle cliniche,
ma anche la mancanza di reperibilità costante
24h e di strumentazione minima ambulatoriale da parte dei medici veterinari.
Si tratta
della negazione
di un diritto di trasparenza e di tutela che contrasta con le
principali leggi sul benessere degli animali, e con i diritti
del consumatore.
I veterinari vogliono
essere chiamati “medici”, ma devono accettare di equipararsi ai medici degli
umani anche negli obblighi di responsabilità verso la vita, senza distinzioni
di specie o razza.
In attesa
che il governo decida di approvare un’apposita legge, vogliamo dare qualche
consiglio ai tanti proprietari di animali perché non si trovino del tutto
sprovveduti a piangere la morte del loro amico a quattro zampe, senza quella
minima documentazione clinica che può permetterci di vedere riconosciuti
i diritti dei nostri animali in sede legale.
ALCUNI CONSIGLI UTILI
-
pretendere
sempre che ogni diagnosi, terapia farmacologica e indagine strumentale e
clinica venga trascritta su carta intestata (e datata) del medico veterinario
curante;
-
ogni
operazione chirurgica deve essere trascritta sul libretto sanitario
dell’animale e datata, così come ogni vaccinazione;
-
ogni radiografia,
ecografia e analisi, deve essere rilasciata al proprietario dell’animale con
allegato referto scritto firmato dal veterinario o dal laboratorio di analisi
terzo;
-
prima di
procedere ad un’operazione chirurgica il proprietario dell’animale in cura, deve
sottoscrivere il consenso informato come liberatoria per l’operazione;
-
prima di ogni
intervento chirurgico è consigliato effettuare tutte le indagini cliniche e strumentali per
verificare lo stato di salute dell’animale e i rischi legati all’intervento;
Il veterinario deve rilasciare
ricevuta fiscale di ogni pagamento effettuato dal cliente.
Il veterinario deve assicurare
trasparenza terapeutica ed informare circa gli effetti collaterali dei Farmaci. La documentazione
clinica è sempre di proprietà del cliente; il veterinario è tenuta a rilasciarla anche senza esplicita richiesta del cliente
(codice deontologico).
In caso di morte sospetta
dell’animale, far eseguire l’esame autoptico da una clinica veterinaria Terza.
Per ogni
ulteriore info si rimanda al codice deontologico che può essere scaricato anche
dal sito www.arca2000.it
Gran brutto tono quello che il Sig. Albertini usa contro i Medici Veterinari. Non so che tipo di Medico abbia avuto la sfortuna di incontrare, ma qualunque Veterinario serio non può essere che contento dell'applicazione delle norme che sono sopra elencate, anzi spesso far firmare un consenso informato, effettuare le analisi prima dell'intervento e informare il proprietario dell'animale sui rischi e benefici di una terapia sono cose che facciamo routinariamente ogni giorno e spesso purtroppo dobbiamo imporle poichè in tempo di crisi tanti proprietari preferirebbero risparmiare qualcosa.
RispondiEliminaNoi Veterinari siamo alla ricerca della felicità degli animali e dei proprietari, investiamo il nostro tempo e le nostre finanze in aggiornamenti continui e in nuovi macchinari e se talvolta non siamo al livello dei Medici umani è perchè tutto quello che occorre nella nostra professione dobbiamo pagarlo di tasca nostra e non lo troviamo già a disposizione in una struttura, pagato dai soldi pubblici.
In prima persona faccio questo lavoro perchè ho sempre amato e tuttora amo gli animali e prendo molto sul serio quello che faccio e come me la maggior parte dei miei colleghi
Quindi con un po' di buon senso credo che un cattivo Veterinario non rappresenti tutti i Veterinari.
Dr. Alessandro Rabissi (Medico!!!!! Veterinario)
Evidentemente il dr. Alessandro Rabissi pensa che tutti gli umani debbano pensarla in modo antropocentrico, come fa la maggior parte dei veterinari, alcuni dei quali anche professionisti “alla ricerca della felicità umana ed animale”, dei politici e dei potenti del mondo, e a cascata, degli schiavi moderni educati volontariamente o involontariamente a questo tipo di educazione oppressiva.
RispondiEliminaAnche gli apprezzamenti fatti sulla sua professione denotano questa superiorità nei confronti degli adottanti degli altri animali. Il suo antropocentrismo lo si può respirare nella sua breve critica al mio titolo che non fa altro che rimarcare l’antropocentrismo umano, di cui quello veterinario fa parte. Il codice deontologico ne è la prova. Se gli umani e i veterinari fossero, non solo amanti, ma anche rispettosi della dignità umana e non umana non ci sarebbe alcun bisogno di un tale codice e nemmeno l’affermazione che gli animali sono ESSERI SENZIENTI. Il problema fondamentale non è quello del “buon o cattivo veterinario”, questo è solo la conseguenza che però ricade sugli umani: quelli che riescono a mettersi nei panni dell’amico animale senza autodefinirsi “loro amico”. Un vero amico degli animali riesce a capire il singolo individuo e dovrebbe fare in modo che possa vivere secondo la propria dignità di “specie”. Le 16.000 firme raccolte e citate nell’articolo di Arca 2000 onlus, stanno a significare che non solo c’è una moltitudine di veterinari nei vari settori della professione: degli animali da reddito, selvatici, d’affezione, esotici, di ricerca, da spettacolo o da collezione e addirittura per singole specie, che non rispettano le più elementari norme di convivenza civile, sfruttando e abusando dell’ignoranza degli adottanti (veterinari privati e pubblici), della disinformazione o della mancata informazione sulle responsabilità umane ad ogni livello (sindaci e ASL), sulla sottovalutazione di situazioni di schiavizzazione e di tortura (veterinari dei comitati etici dei centri di ricerca) o di malessere e di ambienti in cui vivono certi animali (veterinari ASL), sull’evasione fiscale non fatturando perché l’umano è un cliente che altrimenti potrebbe essere perso (veterinari privati). Un barlume di speranza a livello formativo nella professione sembrerebbe essere portata dall’inserimento dell’etica nei corsi universitari di veterinaria, peraltro purtroppo ancora non antispecista ma antropocentrica.