martedì 8 luglio 2014

Dall’ “educazione” antropocentrica alla “gestione” economica senza il coinvolgimento delle istituzioni.

L’idea: ECORIFUGIO ZOOAGRITURISTICO a scopo educativo ambientale
per l'accoglienza e il sostentamento autonomo di animali
provenienti da abbandoni e maltrattamenti
(idea postata via e-mail da un piccolo gruppo di vegani di Bologna)

Dall’ “educazione” antropocentrica alla “gestione” economica
senza il coinvolgimento delle istituzioni.

In realtà l’idea non sembra interessare l’educazione aspecista ma solo un altro modo per poter dire di “amare gli animali” e far sembrare ai cittadini che si può avvicinarsi ad essi a casa propria, anziché lasciarli nei loro habitat di vita. La filosofia del mercato continua anche e soprattutto con la gestione degli animali, ancorché dipinta da volontà di non violenza. In questo modo non si incide sul “manovratore” ossia su coloro che gestiscono il potere costituito. Potere che ha tracciato da millenni la “sua educazione” nel modo, come la viviamo e l’abbiamo vissuta tutti.  Lo scopo educativo” che si vuole raggiungere non può svilupparsi in una “bolla” o in un contesto “da fiaba”, fuori dalla realtà politico-sociale e culturale, a meno che non costituisca un altro aspetto dell’antropocentrismo. Chi vuole realizzare lo “scopo educativo”, quello integrale e non di parte, deve prendere atto delle difficoltà e degli impedimenti, lottare per il loro superamento e diffondere la conoscenza della realtà nella sua complessità. E questo vuol dire conoscere, condividere e tutelare con specifici atti che ovviamente confliggono con gli interessi forti dell’attuale sistema antropocentrico e capitalistico. Anche le leggi esistenti, per le quali molti di noi hanno e abbiamo lottato, affinché si potessero approvare e applicare per la tutela degli animali, fanno parte del sistema di potere dominante. E la storia ci insegna che dove il potere ha “dovuto” incontrarsi con una forma diversa di educazione: per esempio nella considerazione degli animali con empatia e compassione, ha trovato il modo di dare l’impressione che la tutela si potesse realizzare. Ma non è stato così. Perché in ogni confronto che si è riusciti ad aprire non si sono mai accolte le richieste più importanti per realizzare la tutela e cioè quelle di garantire la “dignità” e il “diritto alla vita” di ciascuna forma di essere senziente. E questo, tutti noi lo possiamo osservare giornalmente, criticare e vivere, innanzitutto nei confronti della maggioranza mondiale della specie umana. Se per gli umani i pochi potenti hanno accolto solo coloro che li assicuravano nella loro posizione (i collaboratori strapagati e compensati in vario modo), non si può dire che sia avvenuto anche con i quasi 7 miliardi di schiavi umani, sfruttati dall’ideologia del mercato e del profitto. Per questi, come per gli altri esseri senzienti, non si è voluto, ovviamente, sviluppare tutte quelle organizzazioni funzionali per favorire la conoscenza di questo stato di subordinazione. Né, per gli altri animali, si è data applicazione alle norme di legge delega, nei paesi in cui sono state approvate, se non in modo parziale o inefficace. E non perché il “potere umano” sia una concezione ideologica ma perché è la funzione impersonificata dai pochi umani, più forti in senso economico e finanziario, in un sistema costruito da loro, che prevede lo sfruttamento e la manipolazione dei corpi e delle menti dei più deboli. Il caso della costruzione ideologica del “mercato” e delle “sue leggi regolative” è un esempio eclatante,  sotto gli occhi di tutti. Mentre la reale conoscenza delle altre forme di vita, dello sviluppo dell’empatia, dell’etica interspecifica e la conseguente approvazione e costruzione di strumenti normativi e organizzativi non lo è affatto. Non solo ma “non deve esistere”. E quindi la nostra cultura ci porta a pensare e a dire per quanto riguarda la tutela degli animali “non mettiamo di mezzo le istituzioni, la politica, la chiesa. Facciamo da soli!” E’ la stessa costruzione ideologica che si è fatta, e che finalmente sta cedendo gradualmente, con il nascondimento dell’esistenza: dei preti pedofili, dei pedofili laici e familiari, degli atei, dei gay, dei trans gender, dei neri, degli altri dei della storia dell’uomo e di tutto ciò che non è funzionale al sistema di valori dell’antropocentrismo laico e religioso (l’uomo, immagine di dio, al centro del mondo) e del sistema capitalista.
Allora in che modo potrebbe evidenziarsi lo scopo educativo” che si vuole raggiungere, coniugato alla realizzazione dell’ECORIFUGIO ZOOAGRITURISTICO?
Sembra che l’attenzione, posta dall’appello o ricerca di collaboratori, sia quella di organizzare un’ulteriore struttura di limitazione della libertà delle specie animali. Presentando l’idea con termini alla moda come “ECORIFUGIO”, che è di per sé un ossimoro, e “Agriturismo”, in cui gli animali accolti non vivrebbero secondo la loro etologia ma secondo gli interessi degli organizzatori e dei “fasulli” animalisti che, attraverso la morale delle radici cristiane, affermano che occorre cominciare dal basso, senza toccare, o non vedendo, le strutture ideologiche di costrizione realizzate dal capitale e dalle istituzioni. Sì, perché l’affermazione dell’appello è quella di organizzare e gestire in modo autonomo (che nasconde sempre la pratica dello sfruttamento dell’attività di volontariato dell’uomo: tipica della concezione religiosa, da sempre di supporto a quella politico-capitalista) una struttura economica con uno scopo umano. E non quella che sarebbe necessaria per tutti gli esseri senzienti: di relazione, conoscenza e rispetto tra le specie, garantendone la sopravvivenza e la conservazione dell’habitat o ambiente di vita. Necessità che vale soprattutto per gli animali abbandonati e maltrattati, PER I QUALI PERÒ LE ISTITUZIONI, LAICHE E RELIGIOSE, NON HANNO NESSUN INCENTIVO A SCONTRARSI CON I DETENTORI UMANI CHE LI HANNO ABBANDONATI O MALTRATTATI, nonostante abbiano commesso uno specifico reato sanzionato dal codice penale. Ma nemmeno ad iniziare ad inserire nei PROGETTI SCOLASTICI E IN QUELLI DELLE ISTITUZIONI LOCALI E UNIVERSITARIE la necessaria conoscenza del RAPPORTO UOMO-ANIMALI. E questo per quello che si è detto prima. Perché va contro gli interessi di chi utilizza gli animali per i propri fini di potere (economico, finanziario, di ricerca, di rispetto della legge di dio, di mantenimento dello squilibrio e discriminazione tra le specie e del disconoscimento del diritto alla vita e alla dignità di tutti gli esseri senzienti). FINI CHE DOVREBBERO ESSERE CAPOVOLTI (O MODIFICATI) E AFFERMATI, DIFFONDENDO L’ETICA INTERSPECIFICA O ASPECISTA da parte di tutti coloro che si sentano coinvolti in questo immenso e importante progetto di vita di relazioni.  

Gianluca Albertini

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