Da: lettere al direttore di Varesenews
VARESINI
ILLUSI D’IMMORTALITÀ
Lunedì 23 aprile 2012 al salone
estense di via Sacco a Varese si è svolto un “intenso e aperto” incontro con discussione sul diritto di vivere e di morire,
con la partecipazione di Peppino Englaro, noto padre dell’ancor più nota
Eluana. Nell’occasione è stato presentato il libro “Liberi di morire” del
giornalista Carlo Troilo. L’evento, organizzato da UAAR,
Ass. Luca Coscioni, ARCI e con ingresso
libero, ha
approfondito i diversi e delicati aspetti della medicina, del dolore, della morte
e delle relative scelte disponibili per i malati terminali; il tutto
ottimamente presentato con interventi competenti, coinvolgenti e con quel tanto di polemico e di sanguigno
che si meritano il perbenismo o l’apatia politica e morale imperanti. Gli esperti, perfettamente
moderati da Antonio d’Eramo, hanno evidenziato la latitanza, che diventa arretratezza, incompetenza
e colpa della nostra attuale legislazione. Da
noi non è ancora consentito alcun testamento biologico e alcun tipo “ufficiale”
di eutanasia. Dunque nessuno può legalmente
decidere oggi (per quando non potrà decidere domani) quale dovrà essere il comportamento delle istituzioni e dei
parenti, sia nel caso che voglia il distacco oppure il mantenimento dei
macchinari sul suo corpo ormai incosciente. Nella gran parte dei paesi europei e non
solo, già si dispone a riguardo di una qualche legge, che, tutelando
pienamente la liberta del singolo, prevede il rispetto delle sue decisioni,
chiaramente scritte e firmate in piena coscienza. Accertato l’alto valore dell’incontro, non si capisce perché lo stesso non sia
stato “fruito” in massa, visto che la platea non è andata oltre le
quaranta persone. Pur non trovando alcun motivo valido (se non una lieve
carenza informativa) per tanto disinteresse, che considero a dir poco
scandaloso, provo a proporne almeno due
non so se più patetici o più vergognosi e in ogni caso inammissibili. Il
primo è l’avversione
epidermica di larga parte di varesini verso
le iniziative di pensiero e di cultura, che diventa puro ribrezzo se “sanno” di comunismo
(Arci), di radicalismo o di ateismo (Uaar). Il secondo, ben più decisivo
visto l’argomento, è che la stragrande maggioranza dei
varesini (ottantamila cittadini più qualche centinaio di migliaia di
provinciali contro quaranta) ha disertato perché si considera
esente da tali problemi, giacché ritiene evidentemente di
essere assolutamente ….. immortale.
guido.martinoli@libero.it
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