OPINIONI DI UN VEGAN ANTISPECISTA
di Trogloditatribe
UN ECOVILLAGGIO SULLA FINESTRA
Tornando da un viaggio arriviamo a casa. Fuori non è ancora buio e, prima di accendere la corrente, Lella prova ad aprire la finestra. Stranamente è bloccata. Invece di forzare, cerca di capire che cosa stia succedendo. Si vede poco, ma alzando gli occhi sul vetro…scorge un grappolo enorme di api! Sono centinaia. Si sono sistemate tra il vetro e l’imposta chiusa. Hanno costruito un grosso alveare. Ci sono tutte le cellette, alcune piene di miele. C’è un brulicare ininterrotto, un lavorio continuo di zampette e di corpicini che corrono, volano, costruiscono… È impressionante! È un universo, una città, una comunità.. un ecovillaggio?
La situazione è complessa.
Ci sono centinaia e centinaia di api, e sono
praticamente in casa. L’alveare occupa buona parte di una delle due ante della
finestra.
Dopo lo spavento, la prima reazione è immediata. Se
ne devono andare. È pericoloso, è casa nostra, ci dobbiamo difendere.
Ma non è semplice.
Prova
a mandar via un ecovillaggio di api!
Scopriamo che in questi casi occorre chiamare i
pompieri.
I
pompieri però, da un po’ di tempo, non intervengono più. Ora le api sono in via d’estinzione e quindi occorre
recuperarle. Non si possono semplicemente “disinfestare”.
Ci danno una serie di contatti per chiamare un
apicoltore convenzionato.
Solo lui, infatti, sa come comportarsi in
questi casi.
Che cosa farà?
Semplice: costringerà le api ad
uscire, con del fumo se necessario e, bardato di tutto punto, le farà entrare
in un’apposita arnia artificiale. Le
rinchiuderà là dentro e se le porterà via. Per lui è un bel guadagno. Un
ecovillaggio di api può costare anche trecento euro. Quindi
l’intervento è gratuito. E che
volete di più!
Gli schiavi sono fuggiti e devono tornare al lavoro,
occorre trovar loro nuovi padroni.
Non siamo per niente convinti.
Se non ci piaceva l’idea di far venire i pompieri (avevamo chiamato solo per avere informazioni, per
chiedere come si sarebbero comportati, cosa avrebbero fatto alle api), l’idea
di consegnare l’intero ecovillaggio ad un allevatore ci piace ancora meno, ci
pare una follia.
La mattina dopo le api continuano a lavorare, ad entrare e ad uscire attraverso gli ampi
spiragli tra il muro e l’imposta.
Scopriamo
che di giorno sono di meno perché, appunto, lavorano fuori alla ricerca del
nettare.
Ci si può affezionare alle api?
Tra noi e loro non c’è un muro, c’è un vetro.
Le vediamo sempre, le possiamo
vedere a qualsiasi ora del giorno e della notte.
La
loro casa è un’opera d’arte, il loro sistema di vita è funzionale, perfetto,
strategico. Ci sono riti, danze, linguaggi. C’è bellezza e intelligenza. E più guardi e più
comprendi il concetto di dominio.
Per avere qualche cucchiaino di miele,
per avere un prodotto inutile, si entra in tutta questa bellezza, la
si manipola, alcuni uccidono la regina per non farla volare via e impedire la
fuga di una parte dell’ecovillaggio. Altri strappano le ali, altri mettono una vernice
sulla regina per poterla riconoscere.
Ma
le pratiche sono tante, ignobili, violente.
Alcuni
dicono di lavorare bene, di lavorare in modo diverso e sostenibile.
Lavorare? Ma non è più sensato e corretto il verbo rubare?
Oppure sfruttare,
schiavizzare, dominare?
Il dominio è il
controllo del ciclo biologico di qualcun altro.
È
come se in un ecovillaggio qualcuno, dall’alto, si prendesse gran parte della
legna raccolta, gran parte del grano, dell’orzo e di tutto ciò che si coltiva
per vivere. E se qualcuno vuole
andarsene si usano tecniche di ogni genere per impedirlo. Non puoi andartene,
devi lavorare, devi produrre per il padrone. Il padrone è buono perché se ti ammali ti cura. E tu, là
fuori, non te la caveresti, dice il padrone. Già, lui lo fa per il tuo bene. Ma solo il bene di chi rende, di chi usa e sfrutta, di
chi uccide o abbandona quando non gli serve più. Altrimenti avrebbe praticato anche la vespicoltura!
Scopriamo che in questo eventuale trasloco molte api
moriranno, è inevitabile. Tutte
quelle che sono fuori a raccogliere nettare, poi, non trovando più l’alveare
resteranno senza casa e moriranno.
È come tornare all’ecovillaggio e,
semplicemente, non trovarlo più. Lì c’erano le scorte per l’inverno, ogni punto
di riferimento, tutta la tua vita.
Le api sono una ricchezza e noi non le
consegneremo a nessuno.
Hanno scelto
la nostra finestra per costruire il loro ecovillaggio.
Hanno mandato in perlustrazione le loro
esploratrici e alla fine hanno deciso che la nostra finestra era una sorta di
terra promessa.
Hanno scelto l’unica finestra
senza zanzariera, hanno
scelto la finestra più in alto, quella più esposta al sole.
La camera ha anche un’altra finestra e quella delle api resterà chiusa, per
sempre.
Le api sono una ricchezza.
È bello guardarle, sapere che ci sono.
Finchè
staranno con noi ci sentiremo più sicuri.
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