Ricognizioni sul confine
mobile del postumano
Alessandra Pigliaru, 19.8.2014 Il Manifesto
Saggi. "Così parlò il postumano" di Leonardo Caffo e
Roberto Marchesini per Novalogos-Ortica editrice
Che cos’è il postumano? Quali
sono le categorie che ci permettono di coglierne l’efficacia? E soprattutto in che modo ancora si
generano fraintendimenti sull’opposizione al concetto di umanità? È il
paradigma antropocentrico con tutto il suo carico ideologico a essere
messo in discussione.
In
questi anni molto è stato scritto e detto sul tema. A tal proposito
certo non può sfuggire il nome
di Rosi Braidotti, le sue genealogie
critiche che partono da una collocazione femminista
e teorico-politica precisa,
sono le stesse cartografie nomadiche
dello spazio contemporaneo. Il suo Postumano (recensito sulle pagine di questo giornale il 18
febbraio 2014) ci
è utile allora per osservarne le mappe, perlustrarle, e restituirle
alla complessità del presente.
Per il resto, anche un recente fascicolo
della rivista aut aut (n° 361/2014), curato da Giovanni Leghissa e che
ospita numerosi saggi, si dedica alla «condizione postumana». Ciò per dire che, seppure
con i dovuti distinguo alle relative impostazioni, il tema del postumano
gode oggi di una grande attenzione.
Occorre
«partire da un ripensamento generale dell’ontologia come non più incentrata su una visione essenzialistica
dell’individualità ma come dialogica-relazionale». È ciò che riferisce Eleonora Adorni nella sua bella introduzione ad un
brillante volumetto scritto da Leonardo Caffo e Roberto Marchesini, Così parlò il
postumano (Novalogos-Ortica
editrice, pp. 142, euro 15). Si tratta di uno scambio epistolare
avvenuto tra i due filosofi nell’ottobre 2013 in tema di animalità
e posthuman. Le
istanze sollevate sono tuttavia molteplici, al pari delle rispettive formazioni degli autori.
Il postumano è un panorama composito che per Marchesini, filosofo,
etologo e direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista
e della Scuola di interazione Uomo-Animale, rappresenta «il cantiere filosofico del
XXI secolo».
Rivisto il paradigma umanistico, occorre a esplicitare
appunto una proposta postumanistica – non antiumanistica. Per questo verso, è la stessa ontologia
dialogica-relazionale a prevedere una nuova idea di alterità. Dunque non «altro-da-me» ma «altro-con-me». I viventi non-umani non costituiscono
più elementi di cui servirsi (leggasi
sfruttare, torturare, uccidere) né il riflesso delle nostre più oscure
angosce.
Secondo Caffo, membro del Laboratorio di Ontologia
e Associate Fellows dell’Oxford Centre for Animal Ethics, «ai
lati opposti della base triangolare che è la questione animale, collegati
da una corda costantemente tesa, giacciono la filosofia dell’animalità
e il postumano. Le
due domande “cosa significa essere un animale?” e “quale umanità è possibile concepire,
attraverso l’animalità?”, sono
intrinsecamente connesse».
Per Caffo e Marchesini anche la
visione dell’antispecismo ha delle differenze; se infatti il primo opta per una posizione di antispecismo
chiamato «debole» in cui cerca di capire come poter cominciare
a liberare gli animali dalla morsa esiziale in cui sono stati rinchiusi, il secondo propone un antispecismo postumanista
in cui si possa lavorare allo scardinamento della centralità
dell’uomo –
prima causa di ogni specismo. La discussione non è tuttavia
sulla questione animale quanto su quella umana partendo da una riconsiderazione del paradigma umanistico
che faccia arrivare a una nuova cultura della techne.
Il confronto è l’occasione per
dare conto di alcuni punti:
intanto si porta avanti
il discorso di un possibile quadro di ibridazione tra i viventi – laddove per ibridazione non si
intendono le comunanze filogenetiche ma la possibilità di nuove dimensioni esistenziali. Tali
spazi sono dunque incarnati e si fanno narrazioni essi stessi di corpi
sottratti alla distopia? Anche
se già contaminato, per Caffo e Marchesini ogni vivente si distingue; resta diverso da ogni altro e pure da
se stesso.
La
riflessione è anche sulla scrittura e sul compito effettivo
o presunto della filosofia. Solo così le differenze si fanno largo; al
pari delle idee, anch’esse sono intersezioni. Caffo
e Marchesini ne mostrano il segno lungo lo stesso incedere della conversazione.
Dalla
letteratura all’arte e il cinema, potranno apparire Orwell, Cattelan,
Buñuel ma anche Derrida e Agamben.
Nello spazio postumano si viene
a mostrare dunque un’altra umanità: «Riconoscere l’altro evitando la marcatura
e le cesoie, questo è il gravoso compito che ci si deve porre se
vogliamo uscire dal mondo cartesiano, che si presenta sempre anche se con
abiti differenti».
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