martedì 19 agosto 2014

LO SPAZIO POSTUMANO CI MOSTRA UN’ALTRA UMANITÀ: QUELLA CHE RICONOSCE L’ALTRO, EVITANDO LA DISCRIMINAZIONE, LA STIGMATIZZAZIONE, LA MARCATURA E L'INTERRUZIONE DEI RAPPORTI TRA VIVENTI


Ricognizioni sul confine mobile del postumano
Alessandra Pigliaru, 19.8.2014  Il Manifesto
Saggi. "Così parlò il postumano" di Leonardo Caffo e Roberto Marchesini per Novalogos-Ortica editrice
Che cos’è il postu­mano? Quali sono le cate­go­rie che ci per­met­tono di coglierne l’efficacia? E soprat­tutto in che modo ancora si gene­rano frain­ten­di­menti sull’opposizione al con­cetto di uma­nità? È il para­digma antro­po­cen­trico con tutto il suo carico ideolo­gico a essere messo in discus­sione.
In que­sti anni molto è stato scritto e detto sul tema. A tal pro­po­sito certo non può sfug­gire il nome di Rosi Brai­dotti, le sue genea­lo­gie cri­ti­che che par­tono da una col­lo­ca­zione fem­mi­ni­sta e teorico-politica pre­cisa, sono le stesse car­to­gra­fie noma­di­che dello spa­zio con­tem­po­ra­neo. Il suo Postu­mano (recen­sito sulle pagine di que­sto gior­nale il 18 feb­braio 2014) ci è utile allora per osser­varne le mappe, per­lu­strarle, e resti­tuirle alla com­ples­sità del pre­sente. Per il resto, anche un recente fasci­colo della rivi­sta aut aut (n° 361/2014), curato da Gio­vanni Leghissa e che ospita nume­rosi saggi, si dedica alla «con­di­zione postu­mana». Ciò per dire che, sep­pure con i dovuti distin­guo alle rela­tive impo­sta­zioni, il tema del postu­mano gode oggi di una grande atten­zione.
Occorre «par­tire da un ripen­sa­mento gene­rale dell’ontologia come non più incen­trata su una visione essen­zia­li­stica dell’individualità ma come dialogica-relazionale». È ciò che rife­ri­sce Eleo­nora Adorni nella sua bella intro­du­zione ad un bril­lante volu­metto scritto da Leo­nardo Caffo e Roberto Mar­che­sini, Così parlò il postu­mano (Novalogos-Ortica edi­trice, pp. 142, euro 15). Si tratta di uno scam­bio epi­sto­lare avve­nuto tra i due filo­sofi nell’ottobre 2013 in tema di ani­ma­lità e posthu­man. Le istanze sol­le­vate sono tut­ta­via mol­te­plici, al pari delle rispet­tive for­ma­zioni degli autori.
Il postu­mano è un pano­rama com­po­sito che per Mar­che­sini, filo­sofo, eto­logo e diret­tore del Cen­tro Studi Filo­so­fia Postu­ma­ni­sta e della Scuola di inte­ra­zione Uomo-Animale, rap­pre­senta «il can­tiere filo­so­fico del XXI secolo».
Rivi­sto il para­digma umani­stico, occorre a espli­ci­tare appunto una pro­po­sta postu­ma­ni­stica – non anti­u­ma­ni­stica. Per que­sto verso, è la stessa onto­lo­gia dialogica-relazionale a pre­ve­dere una nuova idea di alte­rità. Dun­que non «altro-da-me» ma «altro-con-me». I viventi non-umani non costi­tui­scono più ele­menti di cui ser­virsi (leg­gasi sfrut­tare, tor­tu­rare, ucci­dere) né il riflesso delle nostre più oscure ango­sce.
Secondo Caffo, mem­bro del Labo­ra­to­rio di Onto­lo­gia e Asso­ciate Fel­lows dell’Oxford Cen­tre for Ani­mal Ethics, «ai lati oppo­sti della base trian­go­lare che è la que­stione ani­male, col­le­gati da una corda costan­te­mente tesa, giac­ciono la filo­so­fia dell’animalità e il postu­mano. Le due domande “cosa signi­fica essere un ani­male?” e “quale uma­nità è pos­si­bile con­ce­pire, attra­verso l’animalità?”, sono intrin­se­ca­mente con­nesse».
Per Caffo e Mar­che­sini anche la visione dell’antispecismo ha delle dif­fe­renze; se infatti il primo opta per una posi­zione di anti­spe­ci­smo chia­mato «debole» in cui cerca di capire come poter comin­ciare a libe­rare gli ani­mali dalla morsa esi­ziale in cui sono stati rin­chiusi, il secondo pro­pone un anti­spe­ci­smo postu­ma­ni­sta in cui si possa lavo­rare allo scar­di­na­mento della cen­tra­lità dell’uomo prima causa di ogni spe­ci­smo. La discus­sione non è tut­ta­via sulla que­stione ani­male quanto su quella umana par­tendo da una ricon­si­de­ra­zione del para­digma uma­ni­stico che fac­cia arri­vare a una nuova cul­tura della techne.
Il con­fronto è l’occasione per dare conto di alcuni punti: intanto si porta avanti il discorso di un pos­si­bile qua­dro di ibri­da­zione tra i viventi – lad­dove per ibri­da­zione non si inten­dono le comu­nanze filo­ge­ne­ti­che ma la pos­si­bi­lità di nuove dimen­sioni esi­sten­ziali. Tali spazi sono dun­que incar­nati e si fanno nar­ra­zioni essi stessi di corpi sot­tratti alla disto­pia? Anche se già con­ta­mi­nato, per Caffo e Mar­che­sini ogni vivente si distin­gue; resta diverso da ogni altro e pure da se stesso.
La rifles­sione è anche sulla scrit­tura e sul com­pito effet­tivo o pre­sunto della filo­so­fia. Solo così le dif­fe­renze si fanno largo; al pari delle idee, anch’esse sono inter­se­zioni. Caffo e Mar­che­sini ne mostrano il segno lungo lo stesso ince­dere della con­ver­sa­zione. Dalla let­te­ra­tura all’arte e il cinema, potranno appa­rire Orwell, Cat­te­lan, Buñuel ma anche Der­rida e Agam­ben.

Nello spa­zio postu­mano si viene a mostrare dun­que un’altra uma­nità: «Rico­no­scere l’altro evi­tando la mar­ca­tura e le cesoie, que­sto è il gra­voso com­pito che ci si deve porre se vogliamo uscire dal mondo car­te­siano, che si pre­senta sem­pre anche se con abiti differenti».

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