128.000 ESSERI SENZIENTI, “CREATURE” SENZA VOCE
Lettera di sensibilizzazione
alla popolazione umana
tramite stampa locale cartacea e online
Spettabile redazione di ________________________________________
ho appreso dai mezzi di informazione che sono
iniziate le operazioni di
abbattimento di 128.000 galline colpite dal virus dell'influenza aviaria nell'allevamento di Ostellato (FE).
Dal 13
Agosto, quando si è manifestato il sospetto della malattia, l’azienda è stata
isolata e le operazioni di abbattimento
sono state predisposte da parte dell’Azienda USL di Ferrara e della Regione
Emilia Romagna che ha emanato un’ordinanza con misure straordinarie per il contenimento
dell'infezione, il monitoraggio
degli allevamenti, la tutela della salute
pubblica, l'istituzione di zone di
protezione e sorveglianza dell'area colpita,
il censimento di tutte le aziende e degli animali,
gli accertamenti da parte dei veterinari, i controlli
straordinari sul territorio regionale e la sospensione
di fiere e mercati di animali di specie vulnerabili.
Il pericolo sembrerebbe essere stato
circoscritto e non dovrebbero essere stati coinvolti altri animali, oltre
alle sfortunate 128.000 galline. Soprattutto
non dovrebbe esistere pericolo per gli esseri umani, non essendoci evidenza di
trasmissione del virus alle persone
attraverso il consumo di uova e carne.
Non
sono state disposte restrizioni al consumo di alimenti e l'ordinanza emessa per il ritiro delle uova
prodotte nello stabilimento ha lo scopo di prevenire la trasmissione del virus
ad altri animali di specie avicola.
Insomma che i mezzi di
informazione ci hanno ben tranquillizzati: siamo in una botte di ferro e possiamo continuare a mangiare uova e
galline a volontà. Anzi, proprio quando accadono questi “incidenti di
percorso” negli allevamenti, qualcuno osa pensare che il cibo e i prodotti animali sono ancora più sicuri perché
maggiormente controllati! Forse chi ha questo pensiero si dimentica del ruolo
onnipotente che l’industria zootecnica, e di conseguenza quella alimentare, con l’aiuto prezioso della pubblicità
ossessiva, hanno nella nostra
vita quotidiana. Ogni
volta che accadono questi casi di pandemie, i media ci dicono che i controlli
sono sempre più rigorosi ma in posti come gli
allevamenti intensivi ci vogliono ben altro che controlli per debellare certi
virus:
se ciascuno di noi ne vedesse almeno uno, non so se
continuerebbe a mangiare ciò che esce da quei posti perché vedrebbe animali
ammassati a migliaia che, oltre a vivere un inferno quotidiano, sono ottimi
veicoli di virus e batteri.
Anche noi, che siamo animali umani, ci
ammaliamo più facilmente se i luoghi in cui viviamo sono affollati e la cura
per noi, come per loro, sono gli antibiotici.
Altra
questione è che, con
l’arrivo dell’aviaria, si corre ai ripari col vaccino, una gran bella
manna anche per l’industria farmaceutica che da questo business, pagato dai
clienti, trae un gran profitto.
Siamo nelle mani delle tre grazie, le tre industrie
zootecnica, alimentare e farmaceutica, ma sempre più persone decidono che in quelle mani
non ci vogliono stare,
scegliendo
saggiamente di
NON MANGIARE ANIMALI NE’ I LORO PRODOTTI.
Il cuore del
problema sono loro, gli animali,
che non hanno voce e aspettano disperati che qualcuno parli per loro.
Le galline sono creature che, se
libere di seguire i propri istinti,
cercano il cibo razzolando, depongono e covano le proprie uova nel nido, hanno bisogno
di distendere le ali e hanno cura delle
loro penne.
In Italia sono oltre 50 milioni le galline cosiddette “ovaiole”, con una produzione di 12
miliardi di uova all’anno, provenienti da allevamenti.
Negli
allevamenti in gabbia le galline vivono in condizioni terribili, stipate in
gabbie talmente piccole da non riuscire neppure ad aprire le ali, che finiranno
così per atrofizzarsi; le zampe crescono deformi perché poggiano sulla griglia
metallica delle gabbie.
Questa
condizione di affollamento e sofferenza porta gli animali a comportamenti
innaturali causati dallo stress primi tra tutti l’aggressività.
Per limitare
le ferite causate da questi atteggiamenti, ai pulcini viene mozzato il becco
bruciandolo o
strappandone via una parte.
strappandone via una parte.
Le
gabbie sono sistemate in lunghe file sovrapposte, la luce è
sempre accesa, dettando il ritmo di una
produzione incessante e negando alle galline il buio e il riposo.
Negli
allevamenti a terra, le galline vivono ammassate in capannoni: un metodo che non permette la pulizia della pavimentazione, se non quando il ciclo
produttivo termina, e costringe gli animali a vivere per tutto il periodo del loro
sfruttamento su uno strato sempre crescente di escrementi.
Negli
allevamenti le galline non possono covare le
proprie uova e i
pulcini nascono nelle incubatrici in cui le uova vengono
trattate con antibiotici per evitare infezioni.
I pulcini maschi non daranno uova
perciò saranno uccisi dopo la schiusa (schiacciati,
gassati, tritati) per venir gettati
via o diventare mangime per altri animali.
I pulcini femmine vengono preparate a
essere sfruttate:
taglio del becco e somministrazione di farmaci per velocizzare la crescita e
aumentare la produttività.
Negli
allevamenti biologici, le condizioni di vita degli animali allevati all’aperto
sono meno stressanti ma la logica dello sfruttamento è
la stessa: le
galline vengono considerate macchine da produzione. La vita media di
una gallina “ovaiola” è di due anni ovvero l’età
in cui diminuisce la quantità delle uova deposte e per l’allevatore diventa
improduttivo mantenere in vita animali
da cui non trarre guadagno.
Le galline
libere invece possono vivere anche fino a nove anni. Secondo i
ritmi di questo terribile mercato,
quando le galline diventano inutili vengono uccise.
Pensate al numero 128.000: un numero che fa
pensare. Se fossero i
partecipanti a una manifestazione per i diritti civili, sociali, politici,
sarebbe un gran bel numero, da prima pagina.
Io immagino 128.000 galline che manifestano per
il diritto a vivere o almeno per il diritto a non nascere perché una vita del
genere non è degna di essere vissuta. Trattandosi di galline, il numero 128.000 si perderà nel nulla, insieme
alle loro strazianti sofferenze subite
prima di morire, come se non fossero state sufficienti quelle subite per
vivere.
Cordiali saluti.
____________________ 19 agosto 2013
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