venerdì 10 giugno 2011

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Referendum, l'ultimo miglio

Francesco Scommi ,   09 giugno 2011, 16:28

Referendum, l'ultimo miglio      

A pochi giorni dalla consultazione referendaria su nucleare, acqua e legittimo impedimento Berlusconi esplicita quello che era già emerso: "Penso che non mi recherò a votare". Vendola, Bersani e Di Pietro in prima linea nelle dichiarazioni a sostegno. Il papa: "Adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate"

(Paneacqua 10-6-11) Giornata di dichiarazioni in vista del referendum di domenica e lunedì prossimo, quello che potrebbe assestare un colpo fortissimo a un governo in forte difficoltà e certificare una pesante presa di posizione dell'opinione pubblica sui temi dei beni comuni e della legalità.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quello che era già emerso: "Penso che non mi recherò a votare", e aggiunge: "E' diritto dei cittadini decidere se votare o meno per il referendum".
Il leader di Sinistra ecologia e libertà non ha mai nascosto l'importanza che attribuisce ai quattro quesiti, e oggi è tornato a ribadirlo: "Non bisogna perdere neanche un minuto e distrarsi ma informare i cittadini italiani del fatto che siamo nell'imminenza di un referendum importantissimo".
"E' in gioco - ha aggiunto Vendola - qualcosa che ha a che fare col bene comune: liberare l'Italia dall'incubo delle centrali nucleari; impedire la cattiva avventura della privatizzazione delle reti degli acquedotti, che rappresenterebbero la gestione dell'acqua con un monopolio privato sostitutivo di quello pubblico; cancellare la vergogna della privatizzazione della giustizia, costruita con 36 leggi ad personam". "Domenica prossima i cittadini italiani - ha concluso Vendola - possono riaffermare il principio che la politica è esercitare virtù civiche, stabilire una distinzione tra il sacro e profano: il diritto alla vita, all'acqua, alla salute, al territorio appartiene al repertorio delle cose sacre che non possono essere mercificate, monetizzate e privatizzate".
Anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sta investendo sull'appuntamento: andrà a alle 10 di mattina e invita tutti a fare lo stesso, in un'intervista a L'Unità, poiché il dato sull'affluenza alle urne alle 13 potrebbe essere rilevante e poi "dobbiamo dare un segno immediato di fiducia nella partecipazione", aggiunge Bersani. "L'obiettivo può essere raggiunto innanzitutto per il merito dei quesiti - prosegue il segretario - . Si toccano temi su cui c'è una straordinaria sensibilità".
A partire dal nucleare, "un imbroglio smascherato dalla Cassazione", precisa. "Nella sentenza c'è scritto che la pezza che hanno cercato di mettere per evitare il referendum - prosegue Bersani - in realtà amplia le prospettive e i modi di ricorso alle fonti nucleari. Una conferma di quella norma lascerebbe al governo le mani libere, senza limite di numero di centrali e di criteri per l'individuazione dei siti". Il quesito sul legittimo impedimento, invece, dà alle persone "la possibilità di affermare che le legge è uguale per tutti". Quanto ai test sull'acqua, replicando alle critiche Bersani afferma che "la norma Ronchi obbliga a privatizzare. Costringe a vendere, quindi a svendere perché quando si è costretti il prezzo lo fa chi compra". Il referendum potrebbe avere un valore politico, secondo il segretario del Pd, anche se "ce n'è già d'avanzo perché questo governo vada a casa. Certamente se c'è una grande partecipazione verrà confermata un'esigenza di cambiamento".
Più netto il capogruppo alla Camera Dario Franceschini: "Un successo dei referendum sarebbe per Berlusconi il colpo del ko". In particolare, sul legittimo impedimento, "dopo la sentenza della Corte - sottolinea Franceschini - il tema del referendum è diventato il principio di uguaglianza dei cittadini". Il leader dell'Italia dei Valori sintetizza così l'obiettivo del quesito: "In un Paese normale è meglio sapere prima se si è governati da un mascalzone, non dopo che ha terminato il suo incarico e si è fatto gli affari suoi".
E persino il papa, in un discorso ai nuovi ambasciatori di Moldova, Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana, Nuova Zelanda, in un passaggio ha scelto delle parole che a molti sono sembrate un sostegno implicito ad alcuni dei quesiti, in particolare quello sul nucleare: "Adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l'uomo, devono essere priorità politiche ed economiche". Benedetto XVI ha fatto riferimento alle "innumerevoli tragedie" che hanno toccato quest'anno "la natura, la tecnica e i popoli".
Nettamente contro i quesiti sull'acqua il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: "Con una vittoria dei sì, dice, "torneremmo indietro di 20 anni e ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il Paese e di creazione di posti di lavoro".
Si è espresso anche l'ex ministro di Futuro e libertà Andrea Ronchi, che della legge sulla gestione dei servizi pubblici nel mirino dei quesiti è stato l'artefice. Secondo Ronchi quella di Futuro e Libertà di consigliare la libertà di voto ai referendum è "una scelta sbagliata". Ronchi fa sapere che andrà a votare e scriverà 4 "no". "Questi referendum, partendo proprio da quelli sull'acqua sono una truffa - afferma Ronchi - . Sono stati incanalati su una grande bugia mistificatoria di Di Pietro e della sinistra, non è vero che l'acqua viene privatizzata". Nonostante ciò, Ronchi "prende atto" che il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha detto di votare "no" sull'acqua e "Della Vedova, idem" ma "bisognava dare l'indicazione di 4 'no'', perché "un centrodestra riformista deve avere il coraggio delle proprie idee su temi così rilevanti". Secondo Ronchi, "il grande tema di oggi è la debolezza culturale del centrodestra".

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