Referendum, l'ultimo miglio
A pochi giorni dalla consultazione referendaria su nucleare, acqua e legittimo impedimento Berlusconi esplicita quello che era già emerso: "Penso che non mi recherò a votare". Vendola, Bersani e Di Pietro in prima linea nelle dichiarazioni a sostegno. Il papa: "Adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate"
(Paneacqua 10-6-11) Giornata di dichiarazioni in vista del referendum di  domenica e lunedì prossimo, quello che potrebbe assestare un colpo  fortissimo a un governo in forte difficoltà e certificare una pesante  presa di posizione dell'opinione pubblica sui temi dei beni comuni e  della legalità. 
Il presidente del Consiglio  Silvio Berlusconi quello che era già emerso: "Penso che non mi recherò a  votare", e aggiunge: "E' diritto dei cittadini decidere se votare o  meno per il referendum".
Il leader di Sinistra  ecologia e libertà non ha mai nascosto l'importanza che attribuisce ai  quattro quesiti, e oggi è tornato a ribadirlo: "Non bisogna perdere  neanche un minuto e distrarsi ma informare i cittadini italiani del  fatto che siamo nell'imminenza di un referendum importantissimo". 
"E'  in gioco - ha aggiunto Vendola - qualcosa che ha a che fare col bene  comune: liberare l'Italia dall'incubo delle centrali nucleari; impedire  la cattiva avventura della privatizzazione delle reti degli acquedotti,  che rappresenterebbero la gestione dell'acqua con un monopolio privato  sostitutivo di quello pubblico; cancellare la vergogna della  privatizzazione della giustizia, costruita con 36 leggi ad personam".  "Domenica prossima i cittadini italiani - ha concluso Vendola - possono  riaffermare il principio che la politica è esercitare virtù civiche,  stabilire una distinzione tra il sacro e profano: il diritto alla vita,  all'acqua, alla salute, al territorio appartiene al repertorio delle  cose sacre che non possono essere mercificate, monetizzate e  privatizzate".
Anche il segretario del Pd Pier  Luigi Bersani sta investendo sull'appuntamento: andrà a alle 10 di  mattina e invita tutti a fare lo stesso, in un'intervista a L'Unità,  poiché il dato sull'affluenza alle urne alle 13 potrebbe essere  rilevante e poi "dobbiamo dare un segno immediato di fiducia nella  partecipazione", aggiunge Bersani. "L'obiettivo può essere raggiunto  innanzitutto per il merito dei quesiti - prosegue il segretario - . Si  toccano temi su cui c'è una straordinaria sensibilità".
A  partire dal nucleare, "un imbroglio smascherato dalla Cassazione",  precisa. "Nella sentenza c'è scritto che la pezza che hanno cercato di  mettere per evitare il referendum - prosegue Bersani - in realtà amplia  le prospettive e i modi di ricorso alle fonti nucleari. Una conferma di  quella norma lascerebbe al governo le mani libere, senza limite di  numero di centrali e di criteri per l'individuazione dei siti". Il  quesito sul legittimo impedimento, invece, dà alle persone "la  possibilità di affermare che le legge è uguale per tutti". Quanto ai  test sull'acqua, replicando alle critiche Bersani afferma che "la norma  Ronchi obbliga a privatizzare. Costringe a vendere, quindi a svendere  perché quando si è costretti il prezzo lo fa chi compra". Il referendum  potrebbe avere un valore politico, secondo il segretario del Pd, anche  se "ce n'è già d'avanzo perché questo governo vada a casa. Certamente se  c'è una grande partecipazione verrà confermata un'esigenza di  cambiamento".
Più netto il capogruppo alla Camera  Dario Franceschini: "Un successo dei referendum sarebbe per Berlusconi  il colpo del ko". In particolare, sul legittimo impedimento, "dopo la  sentenza della Corte - sottolinea Franceschini - il tema del referendum è  diventato il principio di uguaglianza dei cittadini". Il leader  dell'Italia dei Valori sintetizza così l'obiettivo del quesito: "In un  Paese normale è meglio sapere prima se si è governati da un mascalzone,  non dopo che ha terminato il suo incarico e si è fatto gli affari suoi".
E  persino il papa, in un discorso ai nuovi ambasciatori di Moldova,  Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana, Nuova Zelanda, in un passaggio  ha scelto delle parole che a molti sono sembrate un sostegno implicito  ad alcuni dei quesiti, in particolare quello sul nucleare: "Adottare  complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere  la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il  patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l'uomo, devono  essere priorità politiche ed economiche". Benedetto XVI ha fatto  riferimento alle "innumerevoli tragedie" che hanno toccato quest'anno  "la natura, la tecnica e i popoli".
Nettamente  contro i quesiti sull'acqua il presidente di Confindustria Emma  Marcegaglia: "Con una vittoria dei sì, dice, "torneremmo indietro di 20  anni e ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il Paese e di  creazione di posti di lavoro". 
Si è espresso  anche l'ex ministro di Futuro e libertà Andrea Ronchi, che della legge  sulla gestione dei servizi pubblici nel mirino dei quesiti è stato  l'artefice. Secondo Ronchi quella di Futuro e Libertà di consigliare la  libertà di voto ai referendum è "una scelta sbagliata". Ronchi fa sapere  che andrà a votare e scriverà 4 "no". "Questi referendum, partendo  proprio da quelli sull'acqua sono una truffa - afferma Ronchi - . Sono  stati incanalati su una grande bugia mistificatoria di Di Pietro e della  sinistra, non è vero che l'acqua viene privatizzata". Nonostante ciò,  Ronchi "prende atto" che il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha  detto di votare "no" sull'acqua e "Della Vedova, idem" ma "bisognava  dare l'indicazione di 4 'no'', perché "un centrodestra riformista deve  avere il coraggio delle proprie idee su temi così rilevanti". Secondo  Ronchi, "il grande tema di oggi è la debolezza culturale del  centrodestra".
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