13 FEB 2011 - 12:14
di Avv. Matteo Quadranti, candidato PLR al Consiglio di Stato
L’intervista rilasciata da Sergio Morisoli a Ticinonews e il programma parallelo del candidato sponsorizzato da Idealiberale, impongono alcune osservazioni da parte mia quale candidato fieramente lontano da queste trinità pericolose e attuali.
Sono radicale. Faccio parte di quella corrente interna al movimento liberale che risale al 18° secolo. Una lunga tradizione di riforme e conquiste in ottica egualitaria, sociale e repubblicana. I radicali hanno sostenuto con successo l’introduzione del suffragio universale (diritto di voto per tutti, donne comprese) contro l’aristocrazia (oggi, oligarchie economiche) per gli individui di tutte le classi sociali, la libertà di stampa per la trasparenza e contro gli indottrinamenti, la scuola pubblica per le pari opportunità di partenza e contro i dogmi, e la rigida separazione tra Stato e Chiesa.
I radicali sono sempre stati portatori di rinnovamento e ricambio economico sociale.
Ciò che sento e leggo nel programma di Morisoli è cosa ben diversa dal programma del PLR approvato al Congresso e quindi dalla base interclassista. Anzi è un lungo passo indietro.
La fede che non dubita non è fede. Morisoli come i suoi referenti ritengono di detenere le certezze e la verità. Ma non è quanto ritenevano la Chiesa e l’aristocrazia prima della rivoluzione francese, quando questi, in commistione di interessi poco trasparenti, detenevano i poteri? La preminenza della ragione sul dogma dove è andata finire?
Il programma del PLR dice a chiare lettere che si punta su uno Stato autorevole, istituzioni (scuole e servizi) pubbliche, laicità, trasparenza e apertura, consolidamento delle sicurezze sociali e pubbliche.
Nel programma parallelo (sic!) e nelle dichiarazioni di Morisoli, le parole tanto più ricorrenti e confuse quanto meno trasparenti, sono, oltre all’ autoreferenzialità e l’autoelogio in forma plurale: “comunità”, “società civile”, “sussidiarietà dello Stato”, “enti intermedi e opere no-profit”, “competitività dei migliori” (che ovviamente definisce: “uomini di buona volontà”) e “neutralizzazione del potere degli apparati amministrativi” (evidentemente demonizzati, sfiduciati).
Sul termine “comunità”, Morisoli afferma che questa dev’essere il motore primario del benessere (di tutti? Mi chiedo?) in quanto “gruppo di persone che intrecciano rapporti primari tra loro e che decidono liberalmente con chi relazionarsi e fare affari”.
Comunità che devono nascere come “aggregazioni spontanee, imprese incluse”. Lo Stato dovrebbe intervenire a favore di queste “comunità” per una “spinta iniziale”. Con soldi pubblici, immagino!
La “Società civile”, afferma il programma parallelo, va rilanciata perché gli “organismi naturali e aziendali si adattano regolarmente all’ambiente”.
Mi pare chiara la volontà di un ritorno alla legge del più forte, del migliore (evoluzionista, non creazionista, stranamente!) e all’idea ormai decaduta che il mercato senza limiti sarebbe in grado di ridistribuire da solo la ricchezza.
La crisi finanziaria credo sia l’esempio più lampante e recente di una tale visione malsana.
Per rilanciare questa “società civile” si propongono vaghi e poco trasparenti “enti intermedi” (leggasi: opere). Questa è una delle “missioni” del candidato di Idealiberale.
Se le parole hanno un senso, quelle usate da Morisoli sono, alla lettera, quelle utilizzate dalla dottrina di Comunione e Liberazione.
Mi chiedo se l’accenno di Morisoli alla politica estera, in particolare verso la vicina Lombardia, non celi l’intento d’importare da noi il braccio economico di CL, ovvero la tristemente famosa “Compagnia delle opere” che vede tra i suoi esponenti di spicco Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Vale la pena ricordare che a questa “Compagnia”, ormai presente in 18 Paesi (CL lo è in 70 Paesi), si stima facciano capo 34’000 aziende e 10’000 associazione “no profit”, con un giro d’affari stimato in ca. 70 miliardi di euro. Una trinità tra Fede, Politica e Affari nella quale non brillano di certo la trasparenza (quella che invece si chiede allo Stato) e le parità visto che si fonda su “amicizie operative” (?), tra cui alcune Banca che concederebbero più facilmente crediti agli aderenti a CL. Una trinità che si è già insinuata anche nelle scuole (anche universitarie), nella sanità, nella ristorazione. L’obiettivo: la produzione non statale di servizi pubblici. E allora mi chiedo: a quali costi?, chi li potrà pagare? Solo i migliori? Solo quelli che “vogliono correre veloce”? Oppure si chiederanno soldi statali, quindi di tutti, da gestire poi secondo le “amicizie operative”?
Vogliamo che, come in Lombardia, nelle nostre università si insinuino professori aderenti a CL?
Vogliamo un Ticino in cui l’editoria scolastica, le borse di studio e iniziative legate al diritto allo studio passino attraverso il quasi monopolio della “Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro” legata a CL?
Vogliamo che le mense scolastiche vadano in gestione alla “Cooperativa La Cascina”, leader italiano della ristorazione legato a CL?
Vogliamo che, come accaduto al Conservatorio di Milano e alla Regione Lombardia, anche da noi si apra il varco all’emarginazione di chi non appartiene al pensiero ciellino?
Vogliamo, in forza del principio di sussidiarietà, smantellare il Servizio di assistenza e cura a domicilio per i nostri anziani al fine di affidarlo a qualche altra “Cooperativa”?
Vogliamo privatizzare la sanità per dare garanzie di cura solo agli uomini e donne di “buona volontà”?
Morisoli dice di sostenere la scuola pubblica ma poi nel capitolo “Necessità educative e culturali” propone un modello “aperto e innovativo: una rete di pluralità educative sia statali che extrascolastiche no-profit”. Confuso o subdolo?
Vogliamo togliere gli asili nido, i pre- e doposcuola sociali per riportare tutto agli oratori o alle “scuole di comunità” di Don Giussani?
Vogliamo togliere posti di lavoro affidati ora ad associazioni riconosciute e la cui attività è verificata dallo Stato, per darli a enti non meglio precisati?
A tutto questo dico NO! Ditelo anche voi o torneremo indietro di 2 secoli.
Caro Sergio, se hai bisogno di spaccare il partito e chiedere aiuti alla Lega e al PPD per far emergere la tua posizione, sono spiacente, ma forse dovresti tornare al tuo partito di origine invece di proclamarti il Salvatore del liberismo, che non è nelle nostre corde.
Cari amici di Idealiberale, se siete per il PLR e il liberalismo che è sì economico ma anche sociale, come Einaudi ci ha insegnato, è ora di dimostrare che c’è un altro centrodestra possibile, responsabile ed etico.
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