sabato 5 novembre 2011

L'ANTISPECISMO SPIEGATO A MIA MAMMA


L’antispecismo spiegato a mia mamma

27/11/2011 - Troglodita Tribe

«Come l’antirazzismo rifiuta la discriminazione basata sulla razza e l’antisessismo quella basata sul genere sessuale, l’antispecismo respinge quella basata sulla specie, sostenendo che la sola appartenenza ad una diversa specie non giustifica eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del lavoro di un essere senziente». (Wikipedia)

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Allora ti aspetto per pranzo, mi raccomando non tardare che ho preparato le lasagne al forno!
Ma mamma, lo sai che non mangio prodotti animali, sono antispecista.
– Sei anticosa...?!
Antispecista.
– E cosa sarebbe, una nuova dieta?
No, non è una dieta. Hai presente il razzismo?
– Sì, certo, la mia parrucchiera è razzista. Dice sempre che gli stranieri se ne devono andare, devono tornare al loro paese perché vengono qui solo per rubare.
E secondo te è giusto?
– No che non è giusto: se sono venuti qui è perché al loro paese c’è la guerra, oppure una dittatura, oppure perché c’è una carestia o una calamità naturale. E a rubare, rubano in qualunque stato e in qualunque continente.
Esatto! Non c’è una razza che ruba più di altre, o una popolazione più intelligente di altre, e non c’è neanche una razza superiore o con più diritti di tutte le altre.
– Ma certo! Ma perché mi spieghi queste cose, lo sai che non sono razzista.
– Ecco, l’antispecismo fa un altro passo e dice che non esiste una specie superiore alle altre, una specie che può prendersi il diritto di trattare tutti gli altri animali come oggetti da sfruttare, da imprigionare, da uccidere.
– Ma noi siamo la specie dominante perché siamo più intelligenti.
– È evidente che siamo la specie dominante. Grazie all’uso che abbiamo fatto della nostra intelligenza siamo i più forti ma anche i più spietati, abbiamo sottomesso il Pianeta alle nostre necessità. Ma guardiamo le cose con attenzione: è proprio vero che il più forte è anche superiore? Ti faccio un esempio: se adesso entra una persona con un grosso randello e ti obbliga a dargli tutti i soldi che hai altrimenti ti spacca la testa, come lo giudichi? Sicuramente è più forte, ma è anche superiore a te? È anche più intelligente, più saggio, più sensibile?
– No di certo, quello sarebbe soltanto un delinquente!
– E noi come ci comportiamo con gli altri animali? Li portiamo via dal loro ambiente naturale, li rinchiudiamo, li alimentiamo forzatamente, rubiamo il loro latte, le loro uova, la loro carne, la loro pelle, e facciamo tutto questo con la forza, contro la loro volontà. È in questo che consiste la nostra superiorità?
– Ma noi siamo andati sulla luna, sappiamo fare cose che gli animali non possono neanche immaginare.
– E anche gli animali fanno cose straordinarie: pensa al volo di una rondine o a quello di un piccione viaggiatore; oppure le balene, pensa che quando cercano una femmina possono emettere canti meravigliosi che si propagano per centinaia di chilometri. Gli animali sono diversi da noi, hanno un altro modo di rapportarsi con il mondo. È per questo che ti ho fatto l’esempio del razzismo: tutto ciò che è diverso da noi non è inferiore, non possiamo schiacciarlo o sottometterlo o sfruttarlo solo perché al momento siamo più forti, più ricchi o più acculturati. 
– Ma loro sono bestie, mica persone!
– Mamma cara, siamo tutti bestie, siamo tutti animali. Ciascuno con caratteristiche diverse, certo, ma tutti proviamo dolore, amore, rabbia, solitudine, gioia. E poi, volendo ragionare per assurdo, anche se fosse vero che siamo esseri superiori rispetto a tutti gli altri animali, sarebbe davvero un buon motivo per ucciderli, per metterli in gabbia, per sfruttarli, per usarli come cavie da laboratorio? Prova a immaginare che, da un altro pianeta, arriva sulla Terra una specie superiore (come intelligenza, cultura, tecnologia...) rispetto alla nostra. Prova a immaginare che loro cominciano a imprigionarci e ad allevarci per produrre carne dagli uomini e latte dalle donne. Continueresti a considerarli una specie superiore, oppure li riterresti una specie priva di sensibilità e rispetto nei confronti degli altri?
– Ma noi non uccidiamo gli animali per divertimento, lo facciamo solo perché è necessario, lo facciamo per nutrirci.
– L’esistenza in vita e in piena salute di moltissimi vegan dimostra che tutto questo non è affatto indispensabile alla sopravvivenza come, invece, avviene per i carnivori predatori. È per questo che la filosofia antispecista, e la sua pratica quotidiana che è il veganismo, non possono essere considerati uno stile di vita, una scelta personale e privata tra le tante disponibili.
– Non capisco. A me sembra che l’antispecismo sia proprio una tua scelta personale.
– Una scelta, uno stile di vita è, appunto, un fatto personale, privato. Se scelgo di vivere in campagna, non ho alcun problema se un altro sceglie di vivere in città o se un altro ancora sceglie di vivere al mare.
– E per quanto riguarda l’antispecismo? Che differenza c’è?
– La filosofia antispecista non riguarda solo la sfera personale, la sfera della propria vita privata. Riguarda soprattutto lo sfruttamento e la morte di miliardi di animali, persone non umane che soffrono come noi, che hanno una sensibilità, che formano famiglie, che si costruiscono case, che comunicano tra loro. ueste persone non sono di chi le compra, non sono merci, non sono oggetti, non sono macchine. Quindi per un antispecista non ha senso dire: «io non uccido e sfrutto e imprigiono animali, ma tu sei libero di farlo» come si dovrebbe dire, appunto, per qualunque scelta personale.
– E che cosa dice allora un antispecista?
– Un antispecista afferma di non uccidere animali e di non poter impedire con la forza che altri lo facciano perché, in quel caso, si ritornerebbe alla logica del dominio, della sopraffazione, che è tipica dello specismo. Ciò non toglie, naturalmente, che gli animali possono essere aiutati, liberati, che ci si può opporre, che si può boicottare, disturbare, provocare, informare in un milione di modi. Ma questa faccenda della scelta è fondamentale perché permette di comprendere la grande differenza che intercorre tra chi desidera far cessare la violenza sugli animali solo nella sua sfera privata e chi invece vive, lavora e si impegna  concretamente per un cambiamento sociale. In altre parole per ottenere la liberazione animale, che comprende, ovviamente, anche gli umani.
– Non riesco a inquadrare bene questa differenza. A me sembra che proprio attraverso le nostre scelte personali sia possibile ottenere un cambiamento sociale.
– Sì, ma in molti casi non è sufficiente, anzi questo atteggiamento può anche diventare egoistico. Ti faccio un esempio: prova a immaginare di vivere in una società in cui le mutilazioni genitali femminili vengono accettate e praticate normalmente. In questa società, però, ci sono delle persone che sono contrarie perché ritengono questa pratica indegna e degradante. Queste persone ribelli si dividono in due categorie. La prima decide di non praticare queste mutilazioni sulle proprie figlie, ma afferma che tutti gli altri hanno il diritto di fare come meglio credono. La seconda categoria, invece, oltre a non praticarle, si impegna per diffondere informazioni affinché tutte le bambine non debbano più subire questi orrori. La seconda categoria, quindi, cerca di ottenere un cambiamento sociale per tutti e per tutte, e questo fatto va ben oltre le scelte private e personali. Ora mi domando a quale delle due categorie vorresti aderire.
– Lo sai bene, mi impegnerei certamente con la seconda, nei limiti delle mie possibilità naturalmente. 
– E lo stesso vale per l’antispecismo. Non ci si accontenta di non provocare direttamente la morte degli animali, si cerca di innescare un cambiamento, di portare allo scoperto delle palesi ingiustizie che generano sofferenza, privazione della libertà e delle più elementari norme di convivenza con le altre specie. 

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova - Novembre 2011 disponibile anche nella versione eBook.

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