mercoledì 18 aprile 2012

TRADIMENTO DELLA COSTITUZIONE DA PARTE DEI PARTITI IN PARLAMENTO E AZZERAMENTO DEI DIRITTI SOCIALI DEI CITTADINI - continua la politica Berlusconiana di attacco allo stato sociale



Conti pubblici
Nota sull'introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione

Il Senato oggi ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale «Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale» che modifica gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione
CGIL | Pubblicato martedì 17 aprile 2012 alle 18.32


 









La Camera dei Deputati

ROMA - Il Senato oggi ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale (allegato) «Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale» che modifica gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione. La proposta è stata approvata, in quarta lettura, con la maggioranza dei 2/3, escludendo, quindi, la possibilità di richiedere un referendum popolare confermativo.
L'approvazione di queste modifiche costituzionali è stata caratterizzata dall'assenza, pressoché totale, di dibattito politico. Il testo unificato, elaborato dalla I e dalla V commissione della Camera dei Deputati, è stato approvato in prima lettura il 30 novembre 2011, trasmesso al Senato, che lo ha approvato, senza apporre alcuna modifica, il 15 dicembre, è tornato in votazione a Montecitorio per la terza lettura effettuata, anch'essa senza alcuna variazione, il 6 marzo 2012.
Il disegno di legge modifica: - l'art. 81, stabilendo che lo Stato assicura l'equilibrio di bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico; che il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere a maggioranza assoluta, al verificarsi di eventi eccezionali; che il contenuto della legge di bilancio con le norme fondamentali ed i criteri necessari per assicurare l'equilibrio, vengono stabiliti con legge da approvarsi a maggioranza assoluta delle Camere.
L'art. 97, premettendo al primo comma che le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione Europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.
L'art. 117, inserendo al secondo comma «l'armonizzazione dei bilanci» tra le materie di legislazione statale esclusiva (non più, dunque, materia di legislazione concorrente).
L'art. 119 introducendo anche per Regioni, Comuni e Province il principio del rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e la previsione, nel caso ricorrano all'indebitamento, della contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l'equilibrio di bilancio.
L'ultimo articolo della legge (l'art. 5) definisce i contenuti della legge prevista dall'ultimo comma del nuovo articolo 81 della Costituzione che dovrà individuare i criteri volti a stabilire un equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito, stabilire quando sussistono le condizioni (recessione economica, crisi finanziaria, calamità naturali) che consentono il ricorso all'indebitamento e come lo Stato, nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi degli eventi eccezionali individuati, «concorre ad assicurare il finanziamento, da parte degli altri livelli di governo, dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali».
Infine, si prevede l'entrata in vigore delle disposizioni contenute nella legge costituzionale dall'esercizio finanziario 2014.
La modifica costituzionale, come già evidenziato nelle note precedenti, nelle intenzioni dei proponenti vuole rispondere alla necessità di rassicurare istituzioni comunitarie e mercati finanziari sulle reali intenzioni del paese di risanare il debito pubblico e di impegnarsi, in futuro, a garantire l'equilibrio di bilancio, rispettando gli accordi europei. Una necessità, questa, rafforzata dalla recente stipula del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance, che impegna (qualora entrasse in vigore), i 25 paesi Ue firmatari (Gran Bretagna e Repubblica Ceca non l'hanno sottoscritto) ad inserire negli ordinamenti giuridici nazionali (ma non necessariamente a livello costituzionale) la regola dell'equilibrio di bilancio.
Con questa modifica costituzionale si è posto un vincolo rafforzando un principio, quello del tendenziale equilibrio tra entrate e spese, già presente nell'articolo 81 della Costituzione che, al quarto comma, prevedeva che «Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte».
La modifica costituzionale, dunque, appare discutibile. L'aver esplicitato un principio già presente, inseguendo una necessità di credibilità dettata dalla contingente situazione economico-finanziaria, mal si concilia con i principi e le modalità con cui si dovrebbe modificare la Carta costituzionale.
Da un punto di vista politico ed economico fa un passo avanti decisivo, quindi, la costruzione di quella «Europa tedesca» voluta dal nuovo patto fiscale, promosso dalla cancelliera Merkel, sulla base di una errata analisi della crisi europea, tutta concentrata sull’ipotesi che essa sia dovuta alla esplosione della spesa pubblica e sociale mentre l'aumento del debito sovrano è stato determinato dal salvataggio da parte degli Stati del sistema indebitato della finanza privata, come si ostinano a sottolineare molti economisti.
Si introducono regole sulla finanza pubblica e sulla formazione del bilancio tenendo conto delle diverse fasi – avverse o favorevoli – del ciclo economico.
Si prevede una deroga alla regola generale del pareggio, stabilendo che possa consentirsi il ricorso all’indebitamento solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e al verificarsi di eventi eccezionali, che possono consistere in gravi recessioni economiche; crisi finanziarie e gravi calamità naturali. Per circoscrivere e rendere effettivamente straordinario il ricorso a tale deroga, si dispone che il ricorso all’indebitamento connesso ad eventi eccezionali sia autorizzato con deliberazioni conformi delle due Camere sulla base di una procedura aggravata, che prevede un voto a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.
La procedura aggravata restringe la portata stessa della deroga, rendendola residuale e improbabile, almeno fino al conclamarsi di una situazione di gravità paragonabile ad una vera e conclamata depressione.
Si preclude così la possibilità di un intervento nel ciclo economico attraverso la spesa pubblica che ha rappresentato e tutt'ora può rappresentare una necessità per rafforzare le dinamiche di sviluppo, tenendo soprattutto conto che l’Italia, in quanto membro dell’Eurozona, non ha più alcuna possibilità di intervento sulla politica monetaria, quindi sul tasso di interesse e sul controllo della base monetaria.
La modifica va poi letta nel contesto europeo del «fiscal compact», che obbligherà il nostro paese al rientro dal debito fino a raggiungere la ratio del 60% sul Pil e l’impossibilità di produrre deficit oltre lo 0,5%. Ciò che lo stesso premier britannico David Cameron, pur sostenitore dell’austerity, ha definito «proibire Keynes per legge».
E', infine, un colpo durissimo alla possibilità di perseguire l’obiettivo, attraverso politiche macroeconomiche della piena occupazione.
Una proposta simile è stata rigettata dalla stessa Amministrazione USA ed è stata oggetto di feroce critica da parte di economisti di prestigio (i premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, Eric Maskin, Robert Solow), che hanno scritto un «Appello contro il pareggio di bilancio» nel quale si affermava:
«Una modifica [costituzionale] che introduce il pareggio di bilancio avrebbe effetti perversi di fronte alla recessione. In una recessione economica le entrate fiscali cadono mentre alcune uscite, come ad esempio l’indennità di disoccupazione, aumentanoMantenere il bilancio in pareggio ogni anno aggraverebbe le recessioni. […]
Induce inoltre a manovre contabili dubbie (come la vendita di terreni pubblici e altre attività, contando i proventi come entrate a riduzione del disavanzo), e altri trucchi di bilancio. Le controversie sul significato di pareggio di bilancio probabilmente finirebbero nei tribunali, con una politica economica che finirebbe sotto il controllo della magistratura. […]
Anche durante le espansioni, un vincolo di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché l’aumento dei rendimenti derivanti da investimenti, anche quelli interamente pagati con entrate aggiuntive, sarebbe considerati incostituzionali, se non compensati da altre riduzioni di spesa.»
Una ulteriore dimostrazione, quella della approvazione della modifica Costituzionale, come è dimostrato anche dalla modesta e raffazzonata discussione tra le Forze politiche, della insufficiente capacità di analizzare le cause reali della crisi e del portato ideologico delle politiche europee determinate, come dice P. Krugman, dal «trionfo delle idee sbagliate».

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