Una interessante e completa sintesi sull'origine del potere della chiesa paolina che ha sempre escluso dalla compassione divina il non umano del prof. Paolo Ricci
CRISTIANESIMO, “PAOLINISMO”,
IL “NON UMANO”
E UNA DOMANDA AL PAPA
Per arrivare
al nocciolo della matassa, bisogna tirare una serie di linee.
La prima
linea deve avere il numero quattro e sei nel mezzo. Così :
--------------------- 4 – 6 ---------------------
E’ la nascita di Gesù di Nazareth;
dovrebbe essere 0 e non 4 –
6, ma Gesù è nato il 4 o il 6 dopo Cristo.
Sono
gli anni della rivolta giudea in Galilea. Riguardo la
nascita, si sa poco. La predicazione di Gesù è preceduta da un grande silenzio.
Qualche invenzione gnostica e null’altro.
La seconda
linea è l’anno della lapidazione di
Stefano.
--------------------- 35 - 37 ---------------------
Stefano è il primo martire
cristiano, assiste alla scena Saul, Paolo di Tarso,
che detesta
i cristiani ma che poco due anni si convertirà a causa di una
manifestazione divina. O a qualcosa del genere.
Da allora il cristianesimo diventa Paolinismo. Il vero creatore del cristianesimo è Paolo di Tarso. Paolo è il primo a scrivere di Gesù nelle
sue lettere che risalgono agli anni 50. La lettera ai Tessalonicesi è scritta nel 48.
--------------------- 70-71 ---------------------
Per vedere il primo
vangelo bisogna attendere l’anno 70
- 71. Marco scrive la vita di Gesù
evitando nascite miracolose e resurrezione. Parla della tomba vuota, non dice altro. Qualcuno, più
tardi, aggiungerà altre cose. Il vangelo di
Marco origina da una serie di
trasmissioni orali e dalla Quelle, la fonte originale della narrazione
che è come un fiume alimentato da ruscelli che sono le varie comunità che
espongono le proprie versioni degli eventi e spesso interpretano i fatti a loro
comodo.
Ora è
necessario tirare una nuova linea.
--------------------- 90- 100 ---------------------
Sono gli
anni 90 -100 quando
si pensa che siano stati scritti gli altri vangeli sinottici, quelli
di Luca e Matteo; quello di Giovanni, vangelo
quasi gnostico, viene più tardi forse tra il 110
e il 120.
--------------------- 110 -120 ---------------------
E
le appendici miracolose sono la necessità per fare accettare una nuova
religione. Se menti per favorire il tuo Dio è cosa
saggia. Lui sa perché l’hai fatto. E spuntano
nascita miracolosa e resurrezione. Il
miracolismo esonda.
Giovanni va oltre: crea le condizioni per
assorbire il profeta dei Nazareth nello spazio divino della Trinità. Chi come Ario
afferma che il figlio non è coeterno col Padre e cercherà di impedire la fine
del monoteismo sarà surclassato da Atanasio
e da coloro che pensano che Gesù sia Dio.
Paolo ce lo spiega bene in Filippesi 2: 6,7 Gesù “Era
nella forma di Dio ....ma nella somiglianza di un uomo”. Vinceranno loro
e l’umile profeta diventerà apostasi della divina
Trinità. Dal monoteismo ebraico si è passati al monoteismo trinitario,
un concetto assai strano. Una chimera iperuranica.
Le linee che abbiamo
tracciato sono tutte blu: ora
tiriamo un a linea rossa con gli anni 66 – 70.
--------------------- 66- 70 ---------------------
Questo è uno spartiacque drammatico che definisce il Paolinismo. Paolo
sta a Gesù
come Lenin sta a Marx. Uno predica ma l’altro
getta le fondamenta per l’organizzazione che sarà la Chiesa. Uno scrive il Capitale e le altre opere e l’altro
determina la formazione dello Stato socialista in un Paese profondamente arretrato.
Uno predica ancorandosi all’ebraismo, l’altro va oltre e si apre al mondo. Uno scrive una decina di volte
sulla dittatura del proletariato e l’altro
la instaura. Una cosa è
immaginare una religione o una filosofia politica, un’altra cosa
attuarle. Ci passa un fiume impetuoso tra le due cose. E spesso un
oceano di sangue.
Paolo costruisce la
Chiesa secondo il suo sentire che non è quello di Gesù
che è più vicino alla visione di Giacomo e di Pietro.
Molti
cristiani neanche immaginano lo scontro durissimo avvenuto nel cuore della prima cristianità tra
Paolo, Pietro e Giacomo. Due mondi si scontrano e lo fanno con grande veemenza.
Paolo disprezza Pietro, Giacomo e Giovanni, li deride definendoli “sedicenti colonne della Chiesa”
(Galati 2: 9) e spiega che
se gli apostoli hanno vissuto con Gesù , lui riceve messaggi ultramondani e che il Gesù
che conosce lui, e con cui dialoga, è quello assiso alla destra del Padre.
Paolo non ha tempo per il Gesù in carne ed ossa, interagisce
con quello divino e parla della legge giudaica come il “ministero della morte”
che va trasceso da quello dello spirito (2 Corinti. 3: 7-8) “Se il ministero della morte, inciso in
lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non
potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo
volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?”.
Paolo è totalmente
esterno al giudaismo al punto di chiamare “malfattore” chi pratica la
circoncisione. Ed è talmente inviso dagli ebrei che quando è convinto da Giacomo a visitare il Tempio, rischia di essere lapidato.
Giacomo sostituisce Gesù quando muore. Giacomo non
mangia carne ma prende parte ai sacrifici nel Tempio. Giacomo difende i poveri, detesta i ricchi,
dice che le loro ricchezze sono putrescenti e i loro abiti divorati da tarli e
pensa, a differenza di Paolo, che le opere siano più importanti della
fede. Anche i demoni credono, afferma. Per
Paolo la fede è tutto, per lui importante è solo l’agire. Per Giacomo
Gesù non è Dio e sua madre sicuramente non è vergine. E sarebbe assai strano dal momento che l’ha generato.
Ma qual è lo spartiacque drammatico dell’anno 70? Cosa avviene nell’anno 70?
Nel 70 il figlio di Vespasiano, Tito, conquista
Gerusalemme e distrugge il Tempio. Massada l’ultima roccaforte
cadrà nel 73. Tito
non fa come Pompeo che, nel 63, conquista il Tempio, ma non lo
distrugge, e scopre il Sancta Santorum
vuoto (gli ebrei diranno se
Jahvè è un Dio invisibile come poteva vederlo Pompeo?).
Tito distrugge il
Tempio e mette fine alla macelleria jaivista. Mette anche fine alla lotta interna del primo cristianesimo.
Con la distruzione del Tempio e di Gerusalemme l’idea di ancorare la predicazione originale all’ebraismo viene meno. E’obsoleta.
Bisogna cercare nuove sponde. Trionfa
l’idea geniale di Paolo di aprirsi al mondo. Di uscire dall’ebraismo asfittico. Con la distruzione di
Gerusalemme, si veleggia verso altri lidi. Se si vuole aprirsi all’impero e
all’universalismo è bene abbandonare anguste visioni del mondo. Bisogna dimenticare Gerusalemme. Il partito di Giacomo e Pietro è sconfitto.
L’orizzonte
è l’impero e il mondo. Ma per far questo
bisogna impostare i vangeli in modo differente. Bisogna far ricadere la colpa della morte
di Gesù sugli ebrei e salvare
il potere romano attraverso la
giustificazione di Ponzio Pilato. La Chiesa Ortodossa Etiope Unitaria lo canonizzerà.
Come
beatificare Pol Pot.
Dopo il 70 avviene questo e nasce la
narrativa di Pilato quasi innocente quando la
verità è quasi sicuramente un’altra. Pilato era un prefetto spietato e non
esitava a crocifiggere i sedicenti messia. Li crocifiggeva senza scrupoli, perdendoci
pochissimo tempo. I messia che apparivano
nel proscenio gerosolimitano erano sempre liquidati in modo sbrigativo.
In quei
tempi la venuta
del messia era vissuta in tremebonda attesa.
Gli esseni ne attendevano due di messia: uno spirituale e uno politico. Il tempo traboccava di speranze deluse.
Il messia era stato
ripetutamente annunciato da Daniele, Geremia, Isaia,
Micah e Zaccaria e l’attesa spasmodica, per la fine dei tempi, aveva prodotto una cornucopia di soi disante messia. Il bandito Hezekiah,
Giuda il Galileo, Teudas, il pastore Anthronges, l’egiziano, il samaritano,
Simone di Perea, Menahem figlio di Giuda, Simone figlio di Giora, Simone figlio
di Kochba, Gesù di Nazareth. Una lunga serie di re messianici, tutti potenziali
liberatori di Israele, regolarmente massacrati dai
romani.
Gesù di Nazareth era
un’altra cosa: un messia che fallisce
e grida dall’alto della croce a Dio di
averlo abbandonato - e diventa un Dio incarnato - è difficile a digerire per il mondo ebraico.
In Deuteronomio 21:33, chi finisce crocifisso è maledetto.
Un messia
che tutti pensano sia un liberatore non può finire come un malfattore
inchiodato a un tronco di un albero.
Ma cosa vogliono questi messia che si ribellano al potere romano e
sacerdotale?
Vogliono
la fine della dominazione romana e dell’aristocrazia
sacerdotale sadducea che è simile a una borghesia compradora di un paese del terzo mondo
al servizio di un potere coloniale. Simile
a una landed aristocracy inglese.
Un’aristocrazia
collaborazionista che però contiene il massacro, che argina gli impulsi alla rivolta perché sa che una sollevazione può avere
esiti disastrosi; come avverrà regolarmente negli anni 70 e nel periodo che
va dal 132 al 135.
La casta sacerdotale sa
che sfidare il potere romano porta alla distruzione e si
adagia per necessità e per convenienza alla situazione. Mormora,
borbotta, fa rumore ma tiene buone le masse. E sopporta
provocazioni estreme come Caligola che tenta, nel 40, di collocare una sua statua
nel Tempio: un’abominazione per gli ebrei. La casta sacerdotale ragiona come tutti i potentati quisling che sottostanno, spesso
volontariamente, al dominio degli altri. Meglio star buoni che finire morti.
Meglio sopportare e viver bene che essere sepolti dalle macerie perché se qualcuno prova a sfidare il
potere romano, come i giovani Giuda e Mattia
che fanno
crollare rovinosamente l’aquila imperiale instaurata da Erode dalla porta del
Tempio, finisce, come loro, bruciato
vivo.
Nel 70 il gioco del contenimento
delle teste calde salta. I sicari accoltellano i quisling
sadducei.
Nel 56 Gionata figlio
di Ananas, sacerdote del Tempio, muore pugnalato da un sicario. Quando Eleazar sospende i sacrifici per l’imperatore, che
avvenivano quotidianamente nel Tempio, inizia la rivolta che provoca l’intervento di Vespasiano e di
Tito e la conseguente distruzione del Tempio.
Nella guerra del 132- 135 provocata
dalla sollevazione di Simone Bar Kochba succede
di peggio: Adriano annienta Gerusalemme e provoca la parziale diaspora della popolazione ebrea.
Non tutte le città si sollevano, chi lo fa rischia di essere annientato.
Ma cosa vogliono questi soi disante messia riguardo il
Tempio?
Gli pseudo
messia non sono preoccupati per i sacrifici animali accettati da tutti, sono contro il dominio della casta sadducea del
Tempio. E sappiamo che i sadducei non credevano alla resurrezione
dei corpi. Erano i farisei che credevano in
questa asserzione fondamentale che produrrà
fedi incandescenti nelle diramazioni dell’ebraismo e consegnerà il non umano al ruolo di cosa, di vivente
senza anima. Da una parte chi
nega l’oltremondo dall’altra chi lo immagina come base essenziale e granitica
dell’esistere.
E quando Gesù di Nazareth prende a calci le gabbie
degli animali e li libera cosa intende fare?
Il non umano è l’ultima
preoccupazione di Gesù: scagliarsi
contro i mercanti è un atto di sfida verso la casta sacerdotale che infanga il
Tempio con il suo mercanteggiare. Ai sedicenti messia importa ben poco interrompere
i sacrifici. Gesù di Nazareth è come Giacomo e Pietro radicato nell’ebraismo, vuole migliorarlo ma non
cancellarlo. A riprova di questo, in Matteo 5: 19, afferma: “Chi dunque avrà trasgredito uno di questi
minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel
regno dei cieli”.
Distanziarsi
drammaticamente dall’ebraismo sarà il ruolo di Paolo di Tarso e degli evangelisti che scriveranno i loro
vangeli dopo la distruzione del Tempio. Spetterà a loro scostarsi dall’ebraismo.
Saranno i vangeli con l’interpretazione che daranno
del processo e della crocifissione a provocare l’accusa di deicidio che produrrà gli
innumerevoli pogrom e l’olocausto.
Chi
pensa che le parole non contino, ci rifletta. Una frase è un macigno. Dire che il sangue del giusto si riversi su
noi e i nostri figli equivale a un’esplosione atomica. Dire che noi
siamo fatti a immagine di Dio e il non umano è pura cosa equivale a un’esplosione
nucleare. Inonda il pianeta di sangue. Quando Marco, o chi per lui, scrive
il primo vangelo non si rivolge ad
un’udienza ebrea: si rivolge a un’udienza romana. E così facendo inizia la
trasformazione di una setta giudea di pescatori e contadini in un movimento
religioso basato su proseliti che non parlano aramaico ma greco. La fede crea il resto.
Eventi stravolti creano una narrativa che nei secoli sarà cristallizzata.
Mentire, anche se in buona fede, aiuta il tuo dio
- omnia ad majorem Dei gloriam - che resta sempre silenzioso. Tace. Non emette un sussurro. Diciamolo: se ne sbatte del mondo.
Abbiamo
detto fede? La fede rende spesso pazzi. Ti fa
vedere cose che non esistono. E questo non solo nel cristianesimo. Il paganesimo è
colmo di eventi miracolosi.
Esculapio equivaleva
al Divino Amore del suo tempo. Curava con i sogni miracolosamente a
più non posso. Per capire le follie delle fedi, oggi in estrema evidenza nel mondo
islamico, basta leggere il De Dea Syria
di Luciano di Samosata dove narra dei devoti
fanatici della dea Atargatis, la dea sirena, mezza donna e mezzo pesce, a cui gli adepti dedicavano i loro
testicoli sanguinanti. Presi dall’estasi si castravano e correvano per le strade
agitando i loro attributi mozzati.
Di questi orrori la storia è piena.
Pensate alle
mutilazioni, ai cilici, alle flagellazioni.
Pensate ai templi dedicati agli imperatori romani dove la gente dei territori lontani dell’Impero andavano a pregare.
Pensate a una pia donna che prega
davanti alla statua di Augusto o a quella di Caligola. E spesso queste assurde statue, sempre
imbrattate dal sangue innocente di animali, operavano miracoli.
Pensate a Vespasiano che curò un
cieco e un uomo con una mano malata, lo racconta
Giuseppe Flavio e ne parla anche Pascal.
Non c’è dubbio che i
vangeli non diano una narrativa precisa dei fatti. I vangeli sono aggiustati. Come possono i
vangeli sinottici ignorare la resurrezione di Lazzaro narrata
da Giovanni?
Un evento strepitoso come la resurrezione
di un uomo morto non può essere ignorato.
Per non parlare del mare
di contraddizioni sui vari eventi incluse quelle incredibili riguardanti
crocifissione e resurrezione.
La domanda che alcuni si pongono è
questa:
come è possibile che questa
religione sia completamente chiusa, anzi sprangata, verso il non umano?
Come è possibile che
la compassione di Gesù di Nazareth si sia limitata a un sola specie?
Come è possibile che
la compassione di una miriade di santi uomini, nell’ebraismo, nel
cristianesimo, nell’Islam, si sia limitata a un sola specie?
Non è che chi ha
scritto i vangeli, oltre a cambiarli
radicalmente a causa degli eventi avvenuti intorno all’anno 70, abbia
anche cancellato la compassione del Cristo verso gli altri viventi dando inizio allo strazio, alla tortura, agli eccidi, alle
ecatombe, al massacro infinito?
Direi con certezza che Gesù di Nazareth il problema della sofferenza del
non umano non se l’è mai posto. O se l’è posto solo nell’immaginifico delle anime belle del Jesus Vegetarian.
Paolo, il vero
fondatore del cristianesimo, è totalmente avulso al problema della sofferenza
dei viventi non umani. Dice qualcosa
riguardo la creazione che anela la liberazione dal
dolore (Romani 8:18-23) ma, uomo del suo tempo, ignora totalmente il
problema del non umano. Anzi fa capire che le persone che hanno a cuore la
sofferenza dei viventi non umani sono “spiriti menzogneri”: “Lo Spirito dichiara apertamente che negli
ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti
menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall'ipocrisia di impostori, già
bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi
da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono
la verità” (1 Timoteo 4:1-3)
“Tutto ciò che è in vendita sul mercato,
mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la
terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto
quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza”.
(1 Corinti
10:25-27)
Il problema del non umano è definito
drammaticamente da (Atti
10: 9-16) nel sogno
lucido di Pietro dove Dio, a differenza di quello
che impone la legge ebraica in Deuteronomio 14: 3-8 lo invita a mangiare di tutto.
Mentre buddismo e jainismo, 600 anni prima di Gesù
e di Paolo di Tarso, si pongono in maniera radicale il problema della
sofferenza dei viventi non umani, tutto quello che cresce e ramifica
dall’albero dell’ebraismo lo ignora. O appena lo sfiora. Questa è la cruda realtà.
Quelli
che si illudono su una presa di posizione chiara del nuovo papato riguardo il non umano sognano.
Bergoglio, malgrado il nome di Francesco, non cambierà direzione.
Il pontefice, aperto verso i poveri e sicuramente, in un certo senso,
rivoluzionario, il non umano lo eviterà.
Bisognerebbe chiedergli se ha mai letto la vita di
Francesco d’Assisi di Bonaventura e Vita Prima di Tommaso da Celano? Ha letto questi libri? Perché con un nome del genere non è possibile
ignorare il non umano.
La Chiesa sta drammaticamente
cambiando. In un sondaggio, eseguito da
Bendidex & Amandi per Univision su
12.000 cattolici in varie parti del mondo e pubblicato dal
Washington Post, dal El Pais e La Repubblica, il 9
febbraio 2014, si legge che i cattolici favorevoli a concedere i
sacramenti ai divorziati sono il 58%, favorevoli al matrimonio dei sacerdoti il
50%, alla
contraccezione il 78%, a permettere l’aborto in tutti i casi il 57%, ai matrimoni
gay il 30%. Sono percentuali
sconvolgenti.
Il teologo Hans Küng afferma che
questi dati rivelano la straordinaria discrepanza tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi
fondamentali e la reale
visione dei cattolici. Tutto cambia meno la visione della Chiesa verso il non umano che nel sondaggio non è neanche sfiorato.
Il non umano è sempre tabù. Di quella cosa non si parla.
Ma le cose cambiano e
lo stiamo notando. Prendiamo due esempi:
le posizioni di Paolo
e di Pietro riguardo le donne, la schiavitù e i poteri del mondo.
Entrambe
queste interpretazioni sono state depositate nella soffitta polverosa della
storia come imbarazzanti, distrutti balocchi . Cose obsolete
di cui ci si vergogna. Non contano più niente.
Mi riferisco al blocco
delle ingiunzioni che fanno inorridire le femministe come: 1 Timoteo 2:11-15, Efesini
5:22-23, Colossesi 3:18, 1 Pietro 3:1 e 3:7 e quella che fa drizzare i capelli alle signore progressiste
Corinti 11:9. ecc..ecc...oltre alle
orrende ingiunzioni riguardo la schiavitù come quelle di Romani
13:1, Colossesi 3:22, oltre allo spettacolare
1 Pietro 2:18, 1 Timoteo 6:1 ecc.. ecc...
E non dimentichiamo l’incredibile ingiunzione che
giustifica tutti gli orrori della dittature incluse quella nazista e quella
dell’apartheid: il notorio Romani 13:1- 6 dove Paolo spiega
che tutti i poteri vengono da Dio con le
sanguinose conseguenze che tutti conosciamo. Lutero questa idea brutale la utilizzò splendidamente
giustificando il massacro dei contadini insorti.
Tutte queste ingiunzioni divenute nefaste nel tempo
sono ormai carta straccia.
Ma se la Chiesa ha dovuto
rivedere innumerevoli interpretazioni, perché non guarda anche verso il non umano con occhi nuovi e si squassa il petto con un violento mea
culpa?
Perché non prende atto
degli orrori che ha provocato nei secoli con il suo silenzio e la sua
acquiescenza?
Questo va chiesto a Bergoglio che ha scelto il nome di Francesco che è stato,
forse, il santo più jainista della Chiesa cattolica, malgrado lo scivolone grottesco per la zampa del
maiale di frate Ginepro.
L’apparato asfittico teologico ha bloccato qualsiasi
tentativo di aprirsi verso il non umano. Ha trionfato la
visione di monaci, porporati, prelati obesi che
mentre cantano preci all’Altissimo tengono il maiale paralizzato in una gabbia di ferro,
nelle oscure cantine del sacro convento, per farlo ingrassare senza mai sentire
il minimo pungolo di compassione, perché l’animale non ha un’anima e non è fatto come
il flatulente monaco a immagine di Dio.
Prenda
esempio, Papa Francesco, da Albert Schweitzer, medico, missionario, teologo luterano,
vegetariano,
che curava
lebbrosi e animali e rispettava tutti gli esseri viventi. Lo studi con
attenzione perché da quel cristiano c’è molto da imparare.
Paolo Ricci
18. 02. 2014
Non sarà male ricordare che, nel 325, il concilio di Nicea (voluto e diretto da un famigerato -e santificato- imperatore romano, il 'dio'Costantino), definirà, in sintesi, cos'è il 'Cattolicesimo', lasciando fuori del tutto il 'Cristianesimo'. Nel Credo di Nicea, che è la 'Summa Catholica' dell'epoca, alla voce 'Chiesa' si legge: "credo la Chiesa, una santa cattolica ed apostolica". Vi siete accorti che manca qualcosa? Manca 'cristiana'! Siamo alla consacrazione finale del Paulinismo' assurto a modello definitivo da adottare e venerare! Per il resto è tutta una celebrazione di un assurdo dogma trinitario, con tutte le successive, cavillose interpretazioni 'magistrali' della chiesa Romana, ormai diventata la suprematista indiscussa. Chi sente più parlare, oggi, delle altre due chiese, quella di Alessandria e di Antiochia, che ancora nel credo niceno erano date ... alla pari con quella romana? Les jeux sont faits et rien ne va plus, messieurs dames! AMDG, ad majorem Dei gloriam, amen! Che tristezza ...
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