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lunedì 16 marzo 2015

EXPO 2015 - ALIMENTAZIONE UMANA E QUELLA DEGLI UCCELLI - QUANDO LA CULTURA DOMINANTE, SOSTENUTA DALLE STRUTTURE RELIGIOSE, NON RISPONDE


RMF (Radio missione Francescana), un interessante giornale on line riceve il mio articolo: Etica interspecifica? Mai sentita. Non fa parte della cultura dominante. L'articolo che cerca di esporre parte delle premesse che portano alle tesi di una cultura "altra", rispetto a quella esposta da uno dei suoi redattori, viene posto nel dimenticatoio.
  
Voli d’uccello e la “nuova” cultura di Bergoglio.

L’articolo di Pierfausto Vedani,  introdotto dal titolo “Voli di predazione” m’invita all’approfondimento di alcuni temi. Sembrerebbe un titolo generico, come dire “Cammino di salute”, ma non “Cammino di Compostela”, che ha un significato ben preciso in una fede, quella cristiana, ma allora che cosa significa? Dipende dalla cultura che ciascuno di noi ha interiorizzato, senza poter o dover riflettere. E siamo in tanti, la maggioranza degli umani. Ma agli effetti dell’informazione che viene data occorre aver riguardo ai “fatti”, i quali devono essere analizzati con le 5 W: who, what, why, when, where (da qualche tempo va di moda saper l’inglese). E nel caso del titolo: Chi il soggetto che preda, Cosa l’oggetto ovvero il soggetto predato, Perché il motivo, la causa, e gli effetti prodotti,   Quando il tempo in cui si verifica e Dove il luogo in cui avviene. Ma sono sicuro che l’autore del pezzo è consapevole dello schema, perché è una delle prime nozioni che danno alla scuola di giornalismo.  Ma allora perché si è usato il termine “predazione” nel testo dell’articolo con riferimento ad alcuni uccelli più grandi che etologicamente predano “gli uccellini”, quando il primo soggetto dell’articolo è l’alimentazione umana? Lo sappiamo tutti che sono i grandi produttori-imprenditori che predano i piccoli umani-consumatori, ma non appare quasi mai evidente nelle informazioni giornalistiche.
E questo è un primo motivo di riflessione che porta con se una serie di altri problemi volutamente irrisolti, non dall’uomo in generale, ma solo da alcuni. Quelli di potere, presenti in ogni epoca della storia umana.
“Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” è il titolo dell’esposizione internazionale 2015 di Milano cui fa riferimento Vedani. Ma siamo sicuri che si parlerà di “alimentare i soggetti abitanti il pianeta” e non “le tasche degli investitori, quasi sempre anche evasori”?  E poi alimentare chi a discapito di chi? Domanda che non appare negli slogan pubblicitari e consumistici del mondo capitalistico. E non deve apparire, perché chi sarà presente a Expo, oltre ai relativi committenti, sono coloro che hanno abbracciato ad occhi chiusi le scelte di capitalizzare le proprie produzioni con relativi sfruttamenti, siano esse biologiche, macrobiotiche o cibo spazzatura e non quelle di “alimentare i viventi”. Con queste scelte, ben ponderate e calibrate, lanciate da messaggi ingannevoli di produttori, politici, informatori e istituzioni religiose, non si deve assolutamente scoprire da una parte, la necessità di sopravvivenza dei 9.000.000 di italiani diseredati, poveri, senza lavoro, inoccupati, ecc. che cercano di riappropriarsi del diritto alla propria dignità perduta. Elemento peraltro ben evidenziata dall’articolo di Vedani, con considerazioni che l’asciano l’amaro in bocca ma che non aiutano a vedere le cause. E dall’altra si deve sempre nascondere, nelle trasmissioni televisive che propongono ricette in cui è presente la sofferenza e la morte di miliardi di animali, presentate come leccornie di qualificati cuochi nazionali e internazionali. E non solo in TV e nelle trasmissioni radiofoniche. Ma anche nei documenti  politici e ufficiali, civili (per es. linee della dieta alimentare delle mense scolastiche) e religiosi (esempio lo sgozzo e lo spezzettamento dell’agnello pasquale che toglie i peccati del mondo. E’ forse per questo che lo si uccide? Per poter mantenere i peccati che molte volte si sovrappongono ai reati impuniti dei potenti?). Allora è proprio che gli altri non vogliono che si sappia, e comunque non vogliamo vedere e in questo c’è l’aiuto delle istituzioni civili e religiose che non vogliono aiutarci a vedere. Il tutto contribuisce a non modificare o farci modificare le nostre conoscenze e i nostri comportamenti verso gli altri. Alla fine Rimane sullo sfondo il senso della pietà quando gli uccellini vengono predati o addirittura non iniziano neppure a vivere perché l’oggetto della predazione è l’uovo stesso in cui l’embrione si sta trasformando in una nuova vita. E per consolarsi Vedani propone il paragone con la predazione animale, esprimendo  i comuni falsi sentimenti di pietà di certi umani, più o meno potenti rispetto alle comunità o collettività, come quelli di cacciatori, macellai, domatori, massime autorità religiose, responsabili di spettacoli viaggianti, come già avveniva nel medioevo, in cui il “buon” Federico II si esibiva con il suo bestiario al seguito (rigorosamente in prigioni semoventi) e i suoi falchi schiavizzati;  di vivisettori, organizzatori di feste e celebrazioni patronali e non, civili e religiose. Soggetti umani in cui prevalgono i valori dello sport, del profitto, dell’economia, della biodiversità, dell’alloctonofobia, del divertimento, della tradizione e dei costumi (come per es. le stole di ermellino e le zanne di avorio di elefante nei paramenti e arredi sacri),  rispetto ad altri valori come  quello della vita, della non sofferenza, della dignità, compassione, solidarietà e felicità per tutti gli esseri viventi (umani e non umani). L’uomo, creato o evolutosi negli ultimi due milioni di anni, si è trasformato a seconda delle condizioni di vita date dall’ambiente e nel momento in cui vi si trovava. Ma questo non sembra proprio interessare la cultura forgiata sull’economia e la finanza, che in questi ultimi anni sta spodestando la politica (l’arte della ricerca della felicità: per tutti). Per far assumere il predominio della gestione del denaro, cui la chiesa cristiana ha contribuito non poco a lasciare fare agli altri (gli ebrei) per poi accorgersi che doveva sporcarsi le mani per poter stare tra i grandi, nel sistema del capitale e dello sfruttamento, usufruendo dei benefici materiali conseguenti, invece di realizzare i valori della completa vita animale (umana e non umana). Nella storia ci sono stati alcuni religiosi  che avevano già ammonito le autorità politiche ecclesiastiche del pericolo di questo scivolamento, sia tra i primi cristiani che negli ultimi secoli. Uno di questi, nel secolo scorso, è stato Ivan Illic. Un autore (sacerdote, teologo e professore1, tra i preparatori dei documenti preparatori del concilio vaticano II, nonché Vice rettore dell’Università di Puerto Rico e fondatore in Messico del Centro Intercultural de Documentación CIDOC) che ha descritto cristianamente e minuziosamente gli effetti perversi della politica dell’industria americana sui bambini, futuri consumatori del sistema. Ma la chiesa cattolica, su richiesta dell’FBI, lo richiama in vaticano e, gradualmente, lo spoglia dei suoi incarichi di docente. Continuerà a denunciare al mondo, nei suoi viaggi, la sua analisi di oppressione del capitale sull’umanità, restando nella chiesa ma dalla parte dei vangeli. Illic parte dai bambini e dalla loro diseducazione fornita dalle istituzioni americane. Ma un altro docente, dell’università di Torino, Piero Martinetti2, (uno dei dodici professori universitari, su 1225, che rifiutano il giuramento al regime fascista), si occupa di filosofia "teoretica", in particolare "religiosa",  allargando la sua analisi verso gli altri non umani, gli ultimi degli ultimi: gli animali. Ma in entrambi i casi la chiesa temporale non ha motivo ne tempo di ascoltarli. Non che nella storia non ci siano stati altri umani sensibili al rapporto con gli altri animali. A partire da Pitagora a Teofrasto3, amico di Aristotele e direttore della scuola, quando quest’ultimo per motivi politici è costretto a fuggire, a Plutarco, punto di riferimento dei primi cristiani, per quasi tutto l’alto medio evo. Per citare ancora: Francesco da Paola, Leonardo da Vinci e tanti altri. Basta scorrere le pagine dei siti di critica antispecista* e/o dei cattolici vegetariani, di filosofia e di etica, che sorgono in internet come un’immensa necessità, repressa da una certa cultura, per accorgersi di come sia stata gestita da parte dei potenti, omettendo di considerare la vita dell’altra parte, più immensa, del mondo  vivente. Allora sarebbe bene domandarsi perché si continua a tener nascosto questi fatti ai non potenti: una volta si chiamavano servitori, schiavi, servi della gleba, proletari, attributi che mantengono ancora oggi parte dei significati e delle prerogative perchè fondati sullo sfruttamento e sulla parzialità della cultura, anche se oggi ci chiamano “cittadini”, da tenere costantemente sotto controllo culturale da parte dei potenti di turno,  se non addirittura ostracizzandoci quando le richieste di conoscenza diventano un rischio di perdita di denaro (in USA la legge approvata già da qualche anno dai rappresentanti delle multinazionali, petrolieri e banche (di risparmio e d’affari) ha previsto finanche un esplicito reato a chi ostacola il guadagno dell’imprenditore). In Italia invece, con un imposto e accolto “colpo di stato” da parte della UE, approvato da tutti i partiti e culminato nel CONGELAMENTO DEI PRINCIPI E DIRITTI POSTI NELLA PRIMA PARTE DELLA COSTITUIZONE, con la modifica dell’art 81 e collegati, non si dovranno attivare i diritti sociali, ambientali, sanitari e culturali, se non dopo aver investito primariamente in spese in “conto capitale” mantenendo il bilancio in pareggio. E quindi mai più! Le conseguenze di questa modifica le vediamo aggravarsi, già da qualche anno, a partire dal governo del “cattolico-paramassone” Monti in poi, nei settori dell’istruzione, della salute, dell’ambiente, della cultura e della sconosciuta etica.  Sul danno agli uomini, fatto da queste scelte sono d’accordo anche con il prof. Giuseppe Terziroli, altro redattore di RMF, nella parte del suo articolo - Da Lenin a Bergoglio – in cui afferma “Noi dobbiamo essere dalla parte dei poveri di spirito, di mezzi materiali, e oggi più che mai dei poveri di conoscenza. Specialmente quando si tratta, aggiungo io, di bioetica, etica aspecista e del valore della cultura scientifica che deve essere posta a servizio di tutte le forme di vita. Un convegno in questa direzione, tra laici e religiosi, magari coinvolgendo  il sempre più corposo e qualificante “Progetto giovani pensatori” dell’Università dell’insubria, forse non farebbe male a nessuno. Tutt’altro. Con Vedani, l’autore dell’etico “Volo di predazione”, ci sono posizioni distanti ma non incompatibili. Ma mi unisce un piccolo fatto: anch’io da bambino avevo una fionda; l’avevano tutti i miei amici, ma non l’ho mai usata né per colpire e rompere le luci dei lampioni né ferire o uccidere uccelli o altri animali (ovviamente allora non ero antispecista. Lo sono diventato all’età di 61 anni). Amavo la mia sempre gravida gatta Lillina, che purtroppo ho dovuto abbandonare in una cascina della Guaralda, perché se non l’avessi fatto, mia madre l’avrebbe uccisa. Ulteriore elemento della cultura specista.
Gianluca Albertini
1 Ivan Illich intende per convivialità il contrario della produttività industriale. Nel suo saggio[3] scrive:
« Ognuno di noi si definisce nel rapporto con gli altri e con l'ambiente e per la struttura di fondo degli strumenti che utilizza. Questi strumenti si possono ordinare in una serie continua avente a un estremo lo strumento dominante e all'estremo opposto lo strumento conviviale: il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. [...] Il rapporto industriale è riflesso condizionato, risposta stereotipa dell'individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale. »
2 Martinetti: “La psiche degli animali”, di cui è stata realizzata una rilettura drammaturgica ed il breve spettacolo che verrà riproposto in occasione del seminario.
“Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l’etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l’uomo sono in grado di provare gioia e dolore”.
3 Teofrasto allievo prediletto di Aristotele:
“Se qualcuno sostenesse che, non diversamente che i frutti della terra, il dio ci ha dato anche gli animali per il nostro uso, è comunque vero che, sacrificando esseri viventi, si commette contro di loro un'ingiustizia, perché si fa rapina della loro vita.... Si può dire che anche alle piante rubiamo qualcosa; ma questo furto non è commesso contro la loro volontà. Esse lasciano cadere i frutti anche se non le tocchiamo; e la raccolta dei frutti non comporta la distruzione delle piante, come avviene per gli esseri viventi quando perdono la vita”.  Cfr. Dario Del Corno, Introduzione a Plutarco, Adelphi, Milano 2001, in cui l'autore cita la Metafisica di Teofrasto
*Alcuni siti filosofici e antispecisti

http://liberazioni.noblogs.org/?p=205 Testati dagli animali – nuova sezione di Liberazioni e intervista a Judith Butler

http://liberazioni.noblogs.org/?p=494  Sentire un mondo senza dominio intervista al prof Massimo Filippi dell’Università San Raffaele

sabato 7 giugno 2014

Cristianesimo Paolinismo il Non umano e una domanda a papa Bergoglio

Una interessante e completa sintesi sull'origine del potere della chiesa paolina che ha sempre escluso dalla compassione divina il non umano del prof. Paolo Ricci

CRISTIANESIMO, “PAOLINISMO”,
IL “NON UMANO”
E UNA DOMANDA AL PAPA

Per arrivare al nocciolo della matassa, bisogna tirare una serie di linee.

La prima linea deve avere il numero quattro e sei nel mezzo. Così :
--------------------- 4 – 6 ---------------------
E’ la nascita di Gesù di Nazareth; dovrebbe essere 0 e non 4 – 6, ma Gesù è nato il 4 o il 6 dopo Cristo.
Sono gli anni della rivolta giudea in Galilea. Riguardo la nascita, si sa poco. La predicazione di Gesù è preceduta da un grande silenzio. Qualche invenzione gnostica e null’altro.

La seconda linea è l’anno della lapidazione di Stefano.

--------------------- 35 - 37 ---------------------
Stefano è il primo martire cristiano, assiste alla scena Saul, Paolo di Tarso, che detesta i cristiani ma che poco due anni si convertirà a causa di una manifestazione divina. O a qualcosa del genere.
Da allora il cristianesimo diventa Paolinismo. Il vero creatore del cristianesimo è Paolo di Tarso. Paolo è il primo a scrivere di Gesù nelle sue lettere che risalgono agli anni 50. La lettera ai Tessalonicesi è scritta nel 48.
--------------------- 70-71 ---------------------
Per vedere il primo vangelo bisogna attendere l’anno 70 - 71. Marco scrive la vita di Gesù evitando nascite miracolose e resurrezione. Parla della tomba vuota, non dice altro. Qualcuno, più tardi, aggiungerà altre cose. Il vangelo di Marco origina da una serie di trasmissioni orali e dalla Quelle, la fonte originale della narrazione che è come un fiume alimentato da ruscelli che sono le varie comunità che espongono le proprie versioni degli eventi e spesso interpretano i fatti a loro comodo.

Ora è necessario tirare una nuova linea.
--------------------- 90- 100 ---------------------
Sono gli anni 90 -100 quando si pensa che siano stati scritti gli altri vangeli sinottici, quelli di Luca e Matteo; quello di Giovanni, vangelo quasi gnostico, viene più tardi forse tra il 110 e il 120.

--------------------- 110 -120 ---------------------
Questo è un tempo in cui alterare la verità per favorire il proprio Dio è la norma.
E le appendici miracolose sono la necessità per fare accettare una nuova religione. Se menti per favorire il tuo Dio è cosa saggia. Lui sa perché l’hai fatto. E spuntano nascita miracolosa e resurrezione. Il miracolismo esonda.
Giovanni va oltre: crea le condizioni per assorbire il profeta dei Nazareth nello spazio divino della Trinità. Chi come Ario afferma che il figlio non è coeterno col Padre e cercherà di impedire la fine del monoteismo sarà surclassato da Atanasio e da coloro che pensano che Gesù sia Dio.
Paolo ce lo spiega bene in  Filippesi 2: 6,7 Gesù “Era nella forma di Dio ....ma nella somiglianza di un uomo”. Vinceranno loro e l’umile profeta diventerà apostasi della divina Trinità. Dal monoteismo ebraico si è passati al monoteismo trinitario, un concetto assai strano. Una chimera iperuranica.
Le linee che abbiamo tracciato sono tutte blu: ora tiriamo un a linea rossa con gli anni 66 – 70.

--------------------- 66- 70 ---------------------
Questo è uno spartiacque drammatico che definisce il Paolinismo. Paolo sta a Gesù come Lenin sta a Marx. Uno predica ma l’altro getta le fondamenta per l’organizzazione che sarà la Chiesa. Uno scrive  il Capitale e le altre opere e l’altro determina la formazione dello Stato socialista in un Paese profondamente arretrato.
Uno predica ancorandosi all’ebraismo, l’altro va oltre e si apre al mondo. Uno scrive una decina di volte
sulla dittatura del proletariato e l’altro la instaura. Una cosa è immaginare una religione o una filosofia politica, un’altra cosa attuarle. Ci passa un fiume impetuoso tra le due cose. E spesso un oceano di sangue.
Paolo costruisce la Chiesa secondo il suo sentire che non è quello di Gesù che è più vicino alla visione di Giacomo e di Pietro. Molti cristiani neanche immaginano lo scontro durissimo avvenuto nel cuore della prima cristianità tra Paolo, Pietro e Giacomo. Due mondi si scontrano e lo fanno con grande veemenza.
Paolo disprezza Pietro, Giacomo e Giovanni, li deride definendoli “sedicenti colonne della Chiesa” (Galati 2: 9) e spiega che se gli apostoli hanno vissuto con Gesù , lui riceve messaggi ultramondani e che il Gesù che conosce lui, e con cui dialoga, è quello assiso alla destra del Padre.
Paolo non ha tempo per il Gesù in carne ed ossa, interagisce con quello divino e parla della legge giudaica come il “ministero della morte” che va trasceso da quello dello spirito (2 Corinti. 3: 7-8) “Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?”.
Paolo è totalmente esterno al giudaismo al punto di chiamare “malfattore” chi pratica la circoncisione. Ed è talmente inviso dagli ebrei che quando è convinto da Giacomo a visitare il Tempio, rischia di essere lapidato.
Giacomo sostituisce Gesù quando muore. Giacomo non mangia carne ma prende parte ai sacrifici nel Tempio. Giacomo difende i poveri, detesta i ricchi, dice che le loro ricchezze sono putrescenti e i loro abiti divorati da tarli e pensa, a differenza di Paolo, che le opere siano più importanti della fede. Anche i demoni credono, afferma. Per Paolo la fede è tutto, per lui importante è solo l’agire. Per Giacomo Gesù non è Dio e sua madre sicuramente non è vergine. E sarebbe assai strano dal momento che l’ha generato.

Ma qual è lo spartiacque drammatico dell’anno 70? Cosa avviene nell’anno 70?

Nel 70 il figlio di Vespasiano, Tito, conquista Gerusalemme e distrugge il Tempio. Massada l’ultima roccaforte cadrà nel 73. Tito non fa come Pompeo che, nel 63, conquista il Tempio, ma non lo distrugge, e scopre il Sancta Santorum vuoto (gli ebrei diranno se Jahvè è un Dio invisibile come poteva vederlo Pompeo?).
Tito distrugge il Tempio e mette fine alla macelleria jaivista. Mette anche fine alla lotta interna del primo cristianesimo.
Con la distruzione del Tempio e di Gerusalemme l’idea di ancorare la predicazione originale all’ebraismo viene meno. E’obsoleta.

Bisogna cercare nuove sponde. Trionfa l’idea geniale di Paolo di aprirsi al mondo. Di uscire dall’ebraismo asfittico. Con la distruzione di Gerusalemme, si veleggia verso altri lidi. Se si vuole aprirsi all’impero e all’universalismo è bene abbandonare anguste visioni  del mondo. Bisogna dimenticare Gerusalemme. Il partito di Giacomo e Pietro è sconfitto. L’orizzonte è l’impero e il mondo. Ma per far questo bisogna impostare i vangeli in modo differente. Bisogna far ricadere la colpa della morte di Gesù sugli ebrei e salvare il potere romano attraverso la giustificazione di Ponzio Pilato. La Chiesa Ortodossa Etiope Unitaria lo canonizzerà. Come beatificare Pol Pot.

Dopo il 70 avviene  questo e nasce la narrativa di Pilato quasi innocente quando la verità è quasi sicuramente un’altra. Pilato era un prefetto spietato e non esitava a crocifiggere i sedicenti messia. Li crocifiggeva senza scrupoli, perdendoci pochissimo tempo. I messia che apparivano nel proscenio gerosolimitano erano sempre liquidati in modo sbrigativo.
In quei tempi la venuta del messia era vissuta in tremebonda attesa. Gli esseni ne attendevano due di messia: uno spirituale e uno politico. Il tempo traboccava di speranze deluse. Il messia era stato ripetutamente annunciato da Daniele, Geremia, Isaia, Micah e Zaccaria e l’attesa spasmodica, per la fine dei tempi, aveva prodotto una cornucopia di soi disante messia. Il bandito Hezekiah, Giuda il Galileo, Teudas, il pastore Anthronges, l’egiziano, il samaritano, Simone di Perea, Menahem figlio di Giuda, Simone figlio di Giora, Simone figlio di Kochba, Gesù di Nazareth. Una lunga serie di re messianici, tutti potenziali liberatori di Israele, regolarmente massacrati dai romani.
Gesù di Nazareth era un’altra cosa: un messia che fallisce e grida dall’alto della croce a Dio di averlo abbandonato - e diventa un Dio incarnato - è difficile a digerire per il mondo ebraico. In  Deuteronomio 21:33, chi finisce crocifisso è maledetto. Un messia che tutti pensano sia un liberatore non può finire come un malfattore inchiodato a un tronco di un albero.
Ma cosa vogliono questi messia che si ribellano al potere romano e sacerdotale?
Vogliono la fine della dominazione romana e dell’aristocrazia sacerdotale sadducea che è simile a una borghesia compradora di un paese del terzo mondo al servizio di un potere coloniale. Simile a una landed aristocracy inglese. Un’aristocrazia collaborazionista che però contiene il massacro, che argina gli impulsi alla rivolta perché sa che una sollevazione può avere esiti disastrosi; come avverrà regolarmente negli anni 70 e nel periodo che va dal 132 al 135.
La casta sacerdotale sa che sfidare il potere romano porta alla distruzione e si adagia per necessità e per convenienza alla situazione. Mormora, borbotta, fa rumore ma tiene buone le masse. E sopporta provocazioni estreme come Caligola che tenta, nel 40, di collocare una sua statua nel Tempio: un’abominazione per gli ebrei. La casta sacerdotale ragiona come tutti i potentati quisling che sottostanno, spesso volontariamente, al dominio degli altri. Meglio star buoni che finire morti.
Meglio sopportare e viver bene che essere sepolti dalle macerie perché se qualcuno prova a sfidare il potere romano, come i giovani Giuda e Mattia che fanno crollare rovinosamente l’aquila imperiale instaurata da Erode dalla porta del Tempio, finisce, come loro, bruciato vivo.

Nel 70 il gioco del contenimento delle teste calde salta. I sicari accoltellano i  quisling sadducei.

Nel 56 Gionata figlio di Ananas, sacerdote del Tempio, muore pugnalato da un sicario. Quando Eleazar sospende i sacrifici per l’imperatore, che avvenivano quotidianamente nel Tempio, inizia la rivolta che provoca l’intervento di Vespasiano e di Tito e la conseguente distruzione del Tempio.

Nella guerra del 132- 135 provocata dalla sollevazione di Simone Bar Kochba succede di peggio: Adriano annienta Gerusalemme e provoca la parziale diaspora della popolazione ebrea. Non tutte le città si sollevano, chi lo fa rischia di essere annientato.  

Ma cosa vogliono questi  soi disante messia riguardo il Tempio?

Gli pseudo messia non sono preoccupati per i sacrifici animali accettati da tutti, sono contro il dominio della casta sadducea del Tempio. E sappiamo che i sadducei non credevano alla resurrezione dei corpi. Erano i farisei che credevano in questa asserzione fondamentale che produrrà fedi incandescenti nelle diramazioni dell’ebraismo e consegnerà il non umano al ruolo di cosa, di vivente senza anima. Da una parte chi nega l’oltremondo dall’altra chi lo immagina come base essenziale e granitica dell’esistere.
E quando Gesù di Nazareth prende a calci le gabbie degli animali e li libera cosa intende fare?
Il non umano è l’ultima preoccupazione di Gesù: scagliarsi contro i mercanti è un atto di sfida verso la casta sacerdotale che infanga il Tempio con il suo mercanteggiare. Ai sedicenti messia importa ben poco interrompere i sacrifici. Gesù di Nazareth è come Giacomo e Pietro radicato nell’ebraismo, vuole migliorarlo ma non cancellarlo. A riprova di questo, in Matteo 5: 19, afferma: “Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli”.
Distanziarsi drammaticamente dall’ebraismo sarà il ruolo di Paolo di Tarso e degli evangelisti che scriveranno i loro vangeli dopo la distruzione del Tempio. Spetterà a loro scostarsi dall’ebraismo.
Saranno i vangeli con l’interpretazione che daranno del processo e della crocifissione a provocare l’accusa di deicidio che produrrà gli innumerevoli pogrom e l’olocausto.

Chi pensa che le parole non contino, ci rifletta. Una frase è un macigno. Dire che il sangue del giusto si riversi su noi e i nostri figli equivale a un’esplosione atomica. Dire che noi siamo fatti a immagine di Dio e il non umano è pura cosa equivale a un’esplosione nucleare. Inonda il pianeta di sangue. Quando Marco, o chi per lui, scrive il primo vangelo non si rivolge ad un’udienza ebrea: si rivolge a un’udienza romana. E così facendo inizia la trasformazione di una setta giudea di pescatori e contadini in un movimento religioso basato su proseliti che non parlano aramaico ma greco. La fede crea il resto.
Eventi stravolti creano una narrativa che nei secoli sarà cristallizzata. Mentire, anche se in buona fede, aiuta il tuo dio - omnia ad majorem Dei gloriam - che resta sempre silenzioso. Tace. Non emette un sussurro. Diciamolo: se ne sbatte del mondo.  
Abbiamo detto fede? La fede rende spesso pazzi. Ti fa vedere cose che non esistono. E questo non solo nel cristianesimo. Il paganesimo è colmo di eventi miracolosi.
Esculapio equivaleva al Divino Amore del suo tempo. Curava con i sogni miracolosamente a più non posso. Per capire le follie delle fedi, oggi in estrema evidenza nel mondo islamico, basta leggere il De Dea Syria di Luciano di Samosata dove narra dei devoti fanatici della dea Atargatis, la dea sirena, mezza donna e mezzo pesce, a cui gli adepti dedicavano i loro testicoli sanguinanti. Presi dall’estasi si castravano e correvano per le strade agitando i loro attributi mozzati.

Di questi orrori la storia è piena.

Pensate alle mutilazioni, ai cilici, alle flagellazioni.
Pensate ai templi dedicati agli imperatori romani dove la gente dei territori lontani dell’Impero andavano a pregare.
Pensate a una pia donna che prega davanti alla statua di Augusto o a quella di Caligola. E spesso queste assurde statue, sempre imbrattate dal sangue innocente di animali, operavano miracoli.
Pensate a Vespasiano che curò un cieco e un uomo con una mano malata, lo racconta Giuseppe Flavio e ne parla anche Pascal.  

Non c’è dubbio che i vangeli non diano una narrativa precisa dei fatti. I vangeli sono aggiustati. Come possono i vangeli sinottici ignorare la resurrezione di Lazzaro narrata da Giovanni?
Un evento strepitoso come la resurrezione di un uomo morto non può essere ignorato.

Per non parlare del mare di contraddizioni sui vari eventi incluse quelle incredibili riguardanti crocifissione e resurrezione.

La domanda che alcuni si pongono è questa:
come è possibile che questa religione sia completamente chiusa, anzi sprangata, verso il non umano?
Come è possibile che la compassione di Gesù di Nazareth si sia limitata a un sola specie?
Come è possibile che la compassione di una miriade di santi uomini, nell’ebraismo, nel cristianesimo, nell’Islam, si sia limitata a un sola specie?
Non è che chi ha scritto i vangeli, oltre a cambiarli radicalmente a causa degli eventi avvenuti intorno all’anno 70, abbia anche cancellato la compassione del Cristo verso gli altri viventi dando inizio allo strazio, alla tortura, agli eccidi, alle ecatombe, al massacro infinito?

Direi con certezza che Gesù di Nazareth il problema della sofferenza del non umano non se l’è mai posto. O se l’è posto solo nell’immaginifico delle anime belle del Jesus Vegetarian.
Paolo, il vero fondatore del cristianesimo, è totalmente avulso al problema della sofferenza dei viventi non umani. Dice qualcosa riguardo la creazione che anela la liberazione dal dolore (Romani 8:18-23) ma, uomo del suo tempo, ignora totalmente il problema del non umano. Anzi fa capire che le persone che hanno a cuore la sofferenza dei viventi non umani sono “spiriti menzogneri”: “Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità (1 Timoteo 4:1-3)
Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza”. (1 Corinti 10:25-27)
Il problema del non umano è definito drammaticamente da (Atti 10: 9-16) nel sogno lucido di Pietro dove Dio, a differenza di quello che impone la legge ebraica in Deuteronomio 14: 3-8 lo invita a mangiare di tutto. Mentre buddismo e jainismo, 600 anni prima di Gesù e di Paolo di Tarso, si pongono in maniera radicale il problema della sofferenza dei viventi non umani, tutto quello che cresce e ramifica dall’albero dell’ebraismo lo ignora. O appena lo sfiora. Questa è la cruda realtà.

Quelli che si illudono su una presa di posizione chiara del nuovo papato riguardo il non umano sognano.

Bergoglio, malgrado il nome di Francesco, non cambierà direzione. Il pontefice, aperto verso i poveri e sicuramente, in un certo senso, rivoluzionario, il non umano lo eviterà.

Certo una domanda pertinente al nuovo pontefice andrebbe posta.
Bisognerebbe chiedergli se ha mai letto la vita di Francesco d’Assisi di Bonaventura e  Vita Prima di Tommaso da Celano? Ha letto questi libri? Perché con un nome del genere non è possibile ignorare il non umano.
La Chiesa sta drammaticamente cambiando. In un sondaggio, eseguito da Bendidex & Amandi per Univision su 12.000 cattolici in varie parti del mondo e pubblicato dal Washington Post, dal El Pais e La Repubblica, il 9 febbraio 2014, si legge che i cattolici favorevoli a concedere i sacramenti ai divorziati sono il 58%, favorevoli al matrimonio dei sacerdoti il 50%, alla contraccezione il 78%, a permettere l’aborto in tutti i casi il 57%, ai matrimoni gay il 30%. Sono percentuali sconvolgenti.

Il teologo Hans Küng afferma che questi dati rivelano la straordinaria discrepanza tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi fondamentali e la reale visione dei cattolici. Tutto cambia meno la visione della Chiesa verso il non umano che nel sondaggio non è neanche sfiorato.
Il non umano è sempre tabù. Di quella cosa non si parla.
Ma le cose cambiano e lo stiamo notando. Prendiamo due esempi:
le posizioni di Paolo e di Pietro riguardo le donne, la schiavitù e i poteri del mondo.
Entrambe queste interpretazioni sono state depositate nella soffitta polverosa della storia come imbarazzanti, distrutti balocchi . Cose obsolete di cui ci si vergogna. Non contano più niente.
Mi riferisco al blocco delle ingiunzioni che fanno inorridire le femministe come: 1 Timoteo 2:11-15, Efesini 5:22-23, Colossesi 3:18, 1 Pietro 3:1 e 3:7 e quella che fa drizzare i capelli alle signore progressiste Corinti 11:9. ecc..ecc...oltre alle orrende ingiunzioni riguardo la schiavitù come quelle di Romani 13:1, Colossesi 3:22, oltre allo spettacolare 1 Pietro 2:18, 1 Timoteo 6:1 ecc.. ecc...

E non dimentichiamo l’incredibile ingiunzione che giustifica tutti gli orrori della dittature incluse quella nazista e quella dell’apartheid: il notorio Romani 13:1- 6 dove Paolo spiega che tutti i poteri vengono da Dio con le sanguinose conseguenze che tutti conosciamo. Lutero questa idea brutale la utilizzò splendidamente giustificando il massacro dei contadini insorti.
Tutte queste ingiunzioni divenute nefaste nel tempo sono ormai carta straccia.
Ma se la Chiesa ha dovuto rivedere innumerevoli interpretazioni, perché non guarda anche verso il non umano con occhi nuovi e si squassa il petto con un violento mea culpa?
Perché non prende atto degli orrori che ha provocato nei secoli con il suo silenzio e la sua acquiescenza?
Questo va chiesto a Bergoglio che ha scelto il nome di Francesco che è stato, forse, il santo più jainista della Chiesa cattolica, malgrado lo scivolone grottesco per la zampa del maiale di frate Ginepro.
L’apparato asfittico teologico ha bloccato qualsiasi tentativo di aprirsi verso il non umano. Ha trionfato la visione di monaci, porporati, prelati obesi che mentre cantano preci all’Altissimo tengono il maiale paralizzato in una gabbia di ferro, nelle oscure cantine del sacro convento, per farlo ingrassare senza mai sentire il minimo pungolo di compassione, perché l’animale non ha un’anima e non è fatto come il flatulente monaco a immagine di Dio.
Prenda esempio, Papa Francesco, da Albert Schweitzer, medico, missionario, teologo luterano, vegetariano, che curava lebbrosi e animali e rispettava tutti gli esseri viventi. Lo studi con attenzione perché da quel cristiano c’è molto da imparare.

Paolo Ricci

18. 02. 2014