lunedì 16 marzo 2015

EXPO 2015 - ALIMENTAZIONE UMANA E QUELLA DEGLI UCCELLI - QUANDO LA CULTURA DOMINANTE, SOSTENUTA DALLE STRUTTURE RELIGIOSE, NON RISPONDE


RMF (Radio missione Francescana), un interessante giornale on line riceve il mio articolo: Etica interspecifica? Mai sentita. Non fa parte della cultura dominante. L'articolo che cerca di esporre parte delle premesse che portano alle tesi di una cultura "altra", rispetto a quella esposta da uno dei suoi redattori, viene posto nel dimenticatoio.
  
Voli d’uccello e la “nuova” cultura di Bergoglio.

L’articolo di Pierfausto Vedani,  introdotto dal titolo “Voli di predazione” m’invita all’approfondimento di alcuni temi. Sembrerebbe un titolo generico, come dire “Cammino di salute”, ma non “Cammino di Compostela”, che ha un significato ben preciso in una fede, quella cristiana, ma allora che cosa significa? Dipende dalla cultura che ciascuno di noi ha interiorizzato, senza poter o dover riflettere. E siamo in tanti, la maggioranza degli umani. Ma agli effetti dell’informazione che viene data occorre aver riguardo ai “fatti”, i quali devono essere analizzati con le 5 W: who, what, why, when, where (da qualche tempo va di moda saper l’inglese). E nel caso del titolo: Chi il soggetto che preda, Cosa l’oggetto ovvero il soggetto predato, Perché il motivo, la causa, e gli effetti prodotti,   Quando il tempo in cui si verifica e Dove il luogo in cui avviene. Ma sono sicuro che l’autore del pezzo è consapevole dello schema, perché è una delle prime nozioni che danno alla scuola di giornalismo.  Ma allora perché si è usato il termine “predazione” nel testo dell’articolo con riferimento ad alcuni uccelli più grandi che etologicamente predano “gli uccellini”, quando il primo soggetto dell’articolo è l’alimentazione umana? Lo sappiamo tutti che sono i grandi produttori-imprenditori che predano i piccoli umani-consumatori, ma non appare quasi mai evidente nelle informazioni giornalistiche.
E questo è un primo motivo di riflessione che porta con se una serie di altri problemi volutamente irrisolti, non dall’uomo in generale, ma solo da alcuni. Quelli di potere, presenti in ogni epoca della storia umana.
“Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” è il titolo dell’esposizione internazionale 2015 di Milano cui fa riferimento Vedani. Ma siamo sicuri che si parlerà di “alimentare i soggetti abitanti il pianeta” e non “le tasche degli investitori, quasi sempre anche evasori”?  E poi alimentare chi a discapito di chi? Domanda che non appare negli slogan pubblicitari e consumistici del mondo capitalistico. E non deve apparire, perché chi sarà presente a Expo, oltre ai relativi committenti, sono coloro che hanno abbracciato ad occhi chiusi le scelte di capitalizzare le proprie produzioni con relativi sfruttamenti, siano esse biologiche, macrobiotiche o cibo spazzatura e non quelle di “alimentare i viventi”. Con queste scelte, ben ponderate e calibrate, lanciate da messaggi ingannevoli di produttori, politici, informatori e istituzioni religiose, non si deve assolutamente scoprire da una parte, la necessità di sopravvivenza dei 9.000.000 di italiani diseredati, poveri, senza lavoro, inoccupati, ecc. che cercano di riappropriarsi del diritto alla propria dignità perduta. Elemento peraltro ben evidenziata dall’articolo di Vedani, con considerazioni che l’asciano l’amaro in bocca ma che non aiutano a vedere le cause. E dall’altra si deve sempre nascondere, nelle trasmissioni televisive che propongono ricette in cui è presente la sofferenza e la morte di miliardi di animali, presentate come leccornie di qualificati cuochi nazionali e internazionali. E non solo in TV e nelle trasmissioni radiofoniche. Ma anche nei documenti  politici e ufficiali, civili (per es. linee della dieta alimentare delle mense scolastiche) e religiosi (esempio lo sgozzo e lo spezzettamento dell’agnello pasquale che toglie i peccati del mondo. E’ forse per questo che lo si uccide? Per poter mantenere i peccati che molte volte si sovrappongono ai reati impuniti dei potenti?). Allora è proprio che gli altri non vogliono che si sappia, e comunque non vogliamo vedere e in questo c’è l’aiuto delle istituzioni civili e religiose che non vogliono aiutarci a vedere. Il tutto contribuisce a non modificare o farci modificare le nostre conoscenze e i nostri comportamenti verso gli altri. Alla fine Rimane sullo sfondo il senso della pietà quando gli uccellini vengono predati o addirittura non iniziano neppure a vivere perché l’oggetto della predazione è l’uovo stesso in cui l’embrione si sta trasformando in una nuova vita. E per consolarsi Vedani propone il paragone con la predazione animale, esprimendo  i comuni falsi sentimenti di pietà di certi umani, più o meno potenti rispetto alle comunità o collettività, come quelli di cacciatori, macellai, domatori, massime autorità religiose, responsabili di spettacoli viaggianti, come già avveniva nel medioevo, in cui il “buon” Federico II si esibiva con il suo bestiario al seguito (rigorosamente in prigioni semoventi) e i suoi falchi schiavizzati;  di vivisettori, organizzatori di feste e celebrazioni patronali e non, civili e religiose. Soggetti umani in cui prevalgono i valori dello sport, del profitto, dell’economia, della biodiversità, dell’alloctonofobia, del divertimento, della tradizione e dei costumi (come per es. le stole di ermellino e le zanne di avorio di elefante nei paramenti e arredi sacri),  rispetto ad altri valori come  quello della vita, della non sofferenza, della dignità, compassione, solidarietà e felicità per tutti gli esseri viventi (umani e non umani). L’uomo, creato o evolutosi negli ultimi due milioni di anni, si è trasformato a seconda delle condizioni di vita date dall’ambiente e nel momento in cui vi si trovava. Ma questo non sembra proprio interessare la cultura forgiata sull’economia e la finanza, che in questi ultimi anni sta spodestando la politica (l’arte della ricerca della felicità: per tutti). Per far assumere il predominio della gestione del denaro, cui la chiesa cristiana ha contribuito non poco a lasciare fare agli altri (gli ebrei) per poi accorgersi che doveva sporcarsi le mani per poter stare tra i grandi, nel sistema del capitale e dello sfruttamento, usufruendo dei benefici materiali conseguenti, invece di realizzare i valori della completa vita animale (umana e non umana). Nella storia ci sono stati alcuni religiosi  che avevano già ammonito le autorità politiche ecclesiastiche del pericolo di questo scivolamento, sia tra i primi cristiani che negli ultimi secoli. Uno di questi, nel secolo scorso, è stato Ivan Illic. Un autore (sacerdote, teologo e professore1, tra i preparatori dei documenti preparatori del concilio vaticano II, nonché Vice rettore dell’Università di Puerto Rico e fondatore in Messico del Centro Intercultural de Documentación CIDOC) che ha descritto cristianamente e minuziosamente gli effetti perversi della politica dell’industria americana sui bambini, futuri consumatori del sistema. Ma la chiesa cattolica, su richiesta dell’FBI, lo richiama in vaticano e, gradualmente, lo spoglia dei suoi incarichi di docente. Continuerà a denunciare al mondo, nei suoi viaggi, la sua analisi di oppressione del capitale sull’umanità, restando nella chiesa ma dalla parte dei vangeli. Illic parte dai bambini e dalla loro diseducazione fornita dalle istituzioni americane. Ma un altro docente, dell’università di Torino, Piero Martinetti2, (uno dei dodici professori universitari, su 1225, che rifiutano il giuramento al regime fascista), si occupa di filosofia "teoretica", in particolare "religiosa",  allargando la sua analisi verso gli altri non umani, gli ultimi degli ultimi: gli animali. Ma in entrambi i casi la chiesa temporale non ha motivo ne tempo di ascoltarli. Non che nella storia non ci siano stati altri umani sensibili al rapporto con gli altri animali. A partire da Pitagora a Teofrasto3, amico di Aristotele e direttore della scuola, quando quest’ultimo per motivi politici è costretto a fuggire, a Plutarco, punto di riferimento dei primi cristiani, per quasi tutto l’alto medio evo. Per citare ancora: Francesco da Paola, Leonardo da Vinci e tanti altri. Basta scorrere le pagine dei siti di critica antispecista* e/o dei cattolici vegetariani, di filosofia e di etica, che sorgono in internet come un’immensa necessità, repressa da una certa cultura, per accorgersi di come sia stata gestita da parte dei potenti, omettendo di considerare la vita dell’altra parte, più immensa, del mondo  vivente. Allora sarebbe bene domandarsi perché si continua a tener nascosto questi fatti ai non potenti: una volta si chiamavano servitori, schiavi, servi della gleba, proletari, attributi che mantengono ancora oggi parte dei significati e delle prerogative perchè fondati sullo sfruttamento e sulla parzialità della cultura, anche se oggi ci chiamano “cittadini”, da tenere costantemente sotto controllo culturale da parte dei potenti di turno,  se non addirittura ostracizzandoci quando le richieste di conoscenza diventano un rischio di perdita di denaro (in USA la legge approvata già da qualche anno dai rappresentanti delle multinazionali, petrolieri e banche (di risparmio e d’affari) ha previsto finanche un esplicito reato a chi ostacola il guadagno dell’imprenditore). In Italia invece, con un imposto e accolto “colpo di stato” da parte della UE, approvato da tutti i partiti e culminato nel CONGELAMENTO DEI PRINCIPI E DIRITTI POSTI NELLA PRIMA PARTE DELLA COSTITUIZONE, con la modifica dell’art 81 e collegati, non si dovranno attivare i diritti sociali, ambientali, sanitari e culturali, se non dopo aver investito primariamente in spese in “conto capitale” mantenendo il bilancio in pareggio. E quindi mai più! Le conseguenze di questa modifica le vediamo aggravarsi, già da qualche anno, a partire dal governo del “cattolico-paramassone” Monti in poi, nei settori dell’istruzione, della salute, dell’ambiente, della cultura e della sconosciuta etica.  Sul danno agli uomini, fatto da queste scelte sono d’accordo anche con il prof. Giuseppe Terziroli, altro redattore di RMF, nella parte del suo articolo - Da Lenin a Bergoglio – in cui afferma “Noi dobbiamo essere dalla parte dei poveri di spirito, di mezzi materiali, e oggi più che mai dei poveri di conoscenza. Specialmente quando si tratta, aggiungo io, di bioetica, etica aspecista e del valore della cultura scientifica che deve essere posta a servizio di tutte le forme di vita. Un convegno in questa direzione, tra laici e religiosi, magari coinvolgendo  il sempre più corposo e qualificante “Progetto giovani pensatori” dell’Università dell’insubria, forse non farebbe male a nessuno. Tutt’altro. Con Vedani, l’autore dell’etico “Volo di predazione”, ci sono posizioni distanti ma non incompatibili. Ma mi unisce un piccolo fatto: anch’io da bambino avevo una fionda; l’avevano tutti i miei amici, ma non l’ho mai usata né per colpire e rompere le luci dei lampioni né ferire o uccidere uccelli o altri animali (ovviamente allora non ero antispecista. Lo sono diventato all’età di 61 anni). Amavo la mia sempre gravida gatta Lillina, che purtroppo ho dovuto abbandonare in una cascina della Guaralda, perché se non l’avessi fatto, mia madre l’avrebbe uccisa. Ulteriore elemento della cultura specista.
Gianluca Albertini
1 Ivan Illich intende per convivialità il contrario della produttività industriale. Nel suo saggio[3] scrive:
« Ognuno di noi si definisce nel rapporto con gli altri e con l'ambiente e per la struttura di fondo degli strumenti che utilizza. Questi strumenti si possono ordinare in una serie continua avente a un estremo lo strumento dominante e all'estremo opposto lo strumento conviviale: il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. [...] Il rapporto industriale è riflesso condizionato, risposta stereotipa dell'individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale. »
2 Martinetti: “La psiche degli animali”, di cui è stata realizzata una rilettura drammaturgica ed il breve spettacolo che verrà riproposto in occasione del seminario.
“Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l’etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l’uomo sono in grado di provare gioia e dolore”.
3 Teofrasto allievo prediletto di Aristotele:
“Se qualcuno sostenesse che, non diversamente che i frutti della terra, il dio ci ha dato anche gli animali per il nostro uso, è comunque vero che, sacrificando esseri viventi, si commette contro di loro un'ingiustizia, perché si fa rapina della loro vita.... Si può dire che anche alle piante rubiamo qualcosa; ma questo furto non è commesso contro la loro volontà. Esse lasciano cadere i frutti anche se non le tocchiamo; e la raccolta dei frutti non comporta la distruzione delle piante, come avviene per gli esseri viventi quando perdono la vita”.  Cfr. Dario Del Corno, Introduzione a Plutarco, Adelphi, Milano 2001, in cui l'autore cita la Metafisica di Teofrasto
*Alcuni siti filosofici e antispecisti

http://liberazioni.noblogs.org/?p=205 Testati dagli animali – nuova sezione di Liberazioni e intervista a Judith Butler

http://liberazioni.noblogs.org/?p=494  Sentire un mondo senza dominio intervista al prof Massimo Filippi dell’Università San Raffaele

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