martedì 20 settembre 2011

Oscar - anche i gatti ci insegnano come dev’essere il rapporto uomo-animali senza ricorrere a sopraffazioni ed esperimenti inutili

Dal libro: LE FUSA DI OSCAR di David Dosa – Mondadori
3 parte

Postfazione

Proprio come i familiari degli ospiti che sono andato a trovare per indagare su Oscar, ho imparato a essere grato al nostro gatto per ciò che fa e per ciò che ci in­segna sulla fine della vita. Ma la domanda che tutti mi fanno è: "Ma come ci riesce?".
Ripenso a una telefonata che ricevetti poco tempo dopo la pubblicazione del mio saggio su Oscar, apparso sul "New England Journal of Medicine". Chi mi chiamava si presentò come un reduce della Secon­da guerra mondiale. Mi spiegò che durante la guer­ra era stato medico sul fronte europeo e che il suo la­voro consisteva nell'evacuare dal campo di battaglia i soldati feriti.
«Dottore, dopo alcuni mesi trascorsi a portar via i feriti dal campo di battaglia, ero in grado di dire se il soldato sarebbe sopravvissuto o sarebbe morto» mi disse. «Se era destinato a morire, il suo corpo emana­va un odore dolciastro. Non lo sentivo se era destina­to a vivere.»
C'è una plausibile spiegazione biologica per quel "dolce odore di morte". Con la morte delle cellule, i carboidrati sono degradati in diversi altri composti chi­mici, tra cui i chetoni, la cui abbondanza è facilmen­te riconoscibile perché legata a un caratteristico odo­re dolciastro. Lo si riscontra, per esempio, nei giovani diabetici in forte scompenso metabolico, e agli stu­denti di medicina viene insegnato fin dal primo anno ad annusare il fiato ai diabetici per stabilire se la gli­cemia è alta.
Forse Oscar sentiva semplicemente questo odore? Di sicuro è evidente che gli animali possiedono un olfatto sopraffino, ben superiore a quello degli esse­ri umani.
Uno studio del 2006, pubblicato su un noto bolletti­no medico di oncologia, ipotizza che i cani potrebbero essere addestrati a scoprire, annusando l'alito dei pa­zienti, se sono malati di tumore ai polmoni o al seno. Studi simili nel corso degli anni sono stati condotti su cani in grado di scoprire i melanomi con l'olfatto e pesci capaci di predire i terremoti. È strano ipotizzare che Oscar, un gatto che abita in un reparto per mala­ti di demenza in fase terminale, abbia semplicemente imparato a identificare un odore specifico emesso nel­le ultime ore di vita dei pazienti?
Può darsi, ma mi piace pensare a Oscar come a qual­cosa di più di un "rilevatore" di chetoni. Fin da bam­bino, mentre ascoltavo mio nonno leggermi i racconti tratti dal libro di Rudyard Kipling Storie proprio così, im­maginavo gli animali come dotati di qualità e debolez­ze umane. Forse ci vediamo riflessi in loro.
In un reparto geriatrico in cui il personale si è sempre impegnato al massimo per rendere tollerabile l'espe­rienza della morte agli ospiti e ai loro familiari, mi piace pensare che Oscar incarni empatia e camerati­smo. E un membro essenziale di una buona e solle­cita squadra di assistenza sanitaria. Come medico, il mio compito è quello di prescrivere le cure adeguate e di supportare i parenti; il compito dell'infermiera è quello di provvedere all' assistenza adeguata; il com­pito del ministro di culto è quello di dare il sostegno spirituale necessario per il paziente e per i suoi familiari; ed è compito di Oscar fornire la compagnia es­senziale nelle ultime ore di vita. Fa chiaramente par­te della squadra ed è un conforto per i familiari tanto quanto lo è per il malato e, in certi casi, è l'unico "fa­miliare" rimasto al paziente.
Non pretendo davvero di conoscere la natura del ta­lento particolare di Oscar: non sono un etologo né ho
analizzato rigorosamente il suo comportamento. Che il nostro gatto sia motivato da un olfatto sopraffino, da una speciale empatia o da qualcosa di totalmente diver­so, la vostra opinione vale quanto la mia. Ma sono con­vinto che tutti noi possiamo imparare dal suo esempio.
Sebbene i miei colloqui con i parenti degli ospiti de­ceduti avessero lo scopo di fornirmi maggiori intuizioni sul comportamento di Oscar, in realtà mi sono servi­ti per imparare molte cose sulla demenza. Per quanto mistero aleggiasse intorno al comportamento di Oscar, restava ben poco mistero sulle conseguenze devastan­ti della demenza.
Attualmente negli Stati Uniti ci sono più di cinque milioni di persone con l'Alzheimer, e centinaia di mi­gliaia di altre affette da forme di demenza meno co­nosciute. Senza nuove terapie, le stime indicano che queste cifre sono destinate ad aumentare in modo ver­tiginoso, visto il progressivo invecchiamento della po­polazione. Ma la tragedia della demenza non si misura semplicemente con il numero dei pazienti affetti. Per ogni malato ci sono dei familiari la cui vita non sarà mai più la stessa. ……

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