28 novembre 20160
Per il gatto avere sotto pieno controllo il proprio territorio è di un’importanza essenziale. Per comprendere le preoccupazioni del gatto è necessario fare qualche considerazione preliminare. Innanzitutto per un predatore avere un territorio di caccia ha un valore strategico per la sopravvivenza e non si può pretendere di spegnere una voce innata che si è andata rafforzando nel corso della storia evoluzionistica del nostro beniamino. Il gatto è un cacciatore, esattamente come i suoi grandi parenti che vivono nella savana africana, nella jungla asiatica o nelle praterie americane. I felini, a differenza dei canidi che mostrano un comportamento più nomade, tendono a stabilirsi in un territorio, a prenderne possesso e a controllare tutte le loro possibili prede come un’assicurazione sulla vita. L’importanza di mantenere il possesso di un’area è peraltro un leitmotiv di tutti gli organismi viventi – dalle libellule, che ingaggiano furibonde battaglie per difendere ritagli di stagno, ai pettirossi o ai merli sempre pronti a entrare in rissa con il vicino se sconfina – che affidano la loro sopravvivenza alla possibilità di difendere il loro spazio vitale.
Per i maschi questa necessità diventa ancora più urgente perché nei complicati processi di selezione sessuale uno dei fattori che influenzano i favori accordati dalla femmina riguarda proprio la capacità di assicurare alla prole un territorio sicuro dalle invasioni dei nemici e abbondante di selvaggina.
Noi umani siamo, seppur parzialmente, rassicurati dalle leggi che difendono la nostra proprietà e da un insieme di meccanismi che la esplicitano, come chiavi, cassaforti, cancelli, recinzioni, banche e via dicendo.
Un gatto che teme l’invasione del suo spazio da parte di un estraneo, evento talvolta facilitato dalla presenza di una gattaiola, di un abbaino, di una terrazza condivisa, di una finestra aperta, di giardinetti a schiera, prova la stessa sensazione che vivremmo noi se andassimo a dormire con le chiavi di casa appese esternamente nella serratura.
Anche i cani sono territoriali ma la loro dimensione di vita è orizzontale: i cani non hanno l’abilità nel saltare, nell’arrampicarsi, nel percorrere i cornicioni che viceversa caratterizza il piccolo felino. Un giardino recintato, un cancello chiuso, quattro pareti definiscono molto bene il territorio, lo chiariscono agli occhi di un cane, che deve solo preoccuparsi di salvaguardarne il perimetro con azioni dimostrative, come abbaiare, ringhiare, marcare e via dicendo. In altre parole il registro territoriale del cane si sovrappone perfettamente alle misure cautelative adottate dall’uomo per difendere il proprio territorio.
Nel caso del gatto le cose sono molto differenti. La dimensione verticale dell’esistenza felina – aspetto che noi umani facciamo fatica a comprendere – trasforma il territorio in qualcosa che non risente delle perimetrazioni antropiche. Per un gatto un cancello, una parete, una recinzione non sono elementi perimetrativi, vale a dire da una parte non lo limitano nell’immaginare un territorio che si estenda oltre il margine della proprietà umana dall’altra non lo rassicurano circa la possibilità che un altro gatto possa entrare scavalcando o saltando quegli effimeri ostacoli.
La difficoltà a difendere il territorio o l’invasione reiterata di altri gatti nel proprio spazio vitale determina nel gatto uno stato di ansia che si manifesta in diversi modi come eccesso di marcatura, deiezioni fuori dalla cassettina, irritabilità, comportamenti sostitutivi come leccamenti eccessivi, disfunzioni dell’apparato digerente. Quando ci troviamo di fronte a questi sintomi, che peraltro possono avere più cause, chiediamoci sempre se per caso non ci sia un problema di ansia territoriale, vale a dire se a causare quel problema non sia il fatto che il gatto senta minacciato il proprio spazio vitale. A volte è sufficiente chiudere l’accesso – la finestra o la gattaiola – oppure oscurare una vetrata per vedere miracolosamente scomparire il sintomo: padrone del suo mondo, il nostro beniamino può infatti riprendere le buone abitudini.
http://www.marchesinietologia.it/2016/11/28/ehi-bello-questo-e-il-mio-territorio/
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