Scientificamente obsoleta, eticamente inaccettabile: questa legge è “irrecepibile”
Non deve diventare la vergogna italiana!
9 gennaio 2012
Secondo Conrad, l’autore di Cuore di Tenebra,
per imbattersi nell’orrore bisognava risalire con un barcone la
corrente di un fiume pieno di insidie e penetrare nel cuore della
foresta vergine africana. Oggi per noi è molto più semplice: basta
varcare la soglia del Parlamento italiano, nel cuore di Roma, dove è in
via di recepimento (tramite decreto legislativo e cioè senza dibattito)
la Direttiva 2010/63/UE sulla vivisezione.
I 79 articoli e gli otto allegati di questa legge, derisoriamente
chiamata “Direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini
scientifici”, sono un concentrato di pratiche incredibili, che sembrano
venire dai secoli bui della Storia, e che un numero importante di medici
e scienziati giudicano controproducenti per la salute umana, utili solo
ai centri di ricerca e alle aziende nazionali e transnazionali, che ne
traggono benefici economici straordinari.
L’unica strada per superare questo immane sacrificio di esseri senzienti e nello stesso tempo tutelare la nostra salute è lo sviluppo dei metodi sostitutivi,
sempre elogiati e ricordati a parole: ma chi, tra i nostri politici e i
nostri ricercatori, li vuole davvero? Come mai, nell’ottobre 2011, la
proposta di destinare a questi metodi il 33 per cento dei fondi per la
ricerca, proposta presentata nella Commissione XII della Camera, è stata
immediatamente cassata?
Per avere una risposta a questi interrogativi e per chiedere un
grande dibattito aperto e democratico sull’implementazione dei metodi
sostitutivi, la LEAL, insieme con il Comitato scientifico Equivita e con
la Fondazione Hans Ruesch, ha scritto una Lettera aperta al ministro
della Salute Renato Balduzzi, sottoscritta anche da Una e da Lida
Firenze.
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