Rivista TERRA
NUOVA aam aprile 2012
Tutelare gli
animali è tutelare noi stessi
19/04/2012 - Progetto
Vivere Vegan
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Perché la
legislazione sugli animali è più avanzata rispetto alla maturità della società
civile? Il professor Luigi Lombardi
Vallauri, nell'articolo "Tutelare gli animali è tutelare noi
stessi" ci spiega come la «questione
animale» può rivelarsi una preziosa opportunità per interrogarci sul nostro
attuale sistema di valori.
Tutelare gli animali è tutelare noi stessi
Luigi Lombardi Vallauri è filosofo, scrittore,
ordinario di filosofia del diritto presso l’Università di Firenze. Fra i più
attivi sostenitori della tutela dei diritti animali, interviene spesso nel
dibattito animalista e a favore della scelta vegan. Sostiene la visione di un «animalismo umanista»,
che colloca all’interno di una sua filosofia della vita e della società in
aperta rottura con gli architravi del mondo attuale.
Lo incontriamo per fare il punto sulla «questione
animale».
Luigi,
innanzitutto grazie per l’opportunità di poter approfondire con te una tematica
tanto urgente quanto discussa. Tu collochi la tua visione animalista all’interno di una «utopia
filosofica», che poggia su una critica forte della società presente.
Quali sono i punti chiave di questa critica?
Io parto da questa considerazione: esiste uno scarto
enorme fra i diritti formalmente garantiti a livello internazionale e la loro
effettività. Esclusi gli animali, sulla carta abbiamo un
sistema di tutele che non è migliorabile. Ma la realtà non corrisponde a ciò che è
scritto nei codici e nei trattati. Questo avviene perché il diritto va in
una direzione, mentre il desiderio degli uomini ne prende un’altra. Oggi nella
nostra società vige l’egemonia del desiderio dettato dall’individualismo
possessivo, che si condensa in una triade: ricchezza, potere e successo (quest’ultimo inteso come notorietà e
visibilità). Si tratta di un’accezione del desiderio che accomuna destra e
sinistra, Milano e Mumbay, New York e Shanghai. Gli stessi partiti di sinistra e i sindacati, da Marx in poi, non sono
stati che l’altoparlante ugualitario dei valori borghesi: c’era l’idea di diventare tutti borghesi, senza intaccare
i valori di fondo. Io credo invece che si possa fare una critica
dell’individualismo possessivo.
Che cosa
contrapponi però a questa triade?
Io faccio questa domanda: ricchezza, potere, successo, sono dei beni reali? Prendiamo la
ricchezza. Tutti i momenti alti della
vita sono fatti di nudità, di essenzialità. L’atleta corre nudo, l’amore è
nudo e fa a meno di tutto il resto, anche del cibo; l’amore non è gourmet, bastano poche
cose consumate sotto l’ombra di un glicine per rendere felici. L’uomo che
pensa come prima cosa alla ricchezza è un pover’uomo, non è ‘in-amorato’, cioè
‘in amore’ con gli altri e con il mondo. Potremmo dire cose analoghe per il potere e la
notorietà. Il punto è che questi sono tutti beni esclusivi:
il loro possesso esclude o riduce il possesso da parte di
altri. Il mio potere esiste
solo se ne ho più di altri; più cresce la mia ricchezza, meno può crescere la
tua. I beni materiali si escludono....
La versione completa dell'articolo "Tutelare gli animali è tutelare
noi stessi" è disponibile nel mensile Terra Nuova Aprile 2012 acquistabile anche come eBook
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