Con questa lettera pubblicata su VareseNews il 9 maggio u.s.Lettere al direttore - Perchè secondo me la vivisezione è giusta | Lettere al direttore | Varese New si
continuano ad esporre i luoghi comuni e le falsificazioni rese dall'educazione impartita
dal potere per il mantenimento di se stesso e dei suoi collaboratori laici o
religiosi, tramite la voluta insensibilizzazione
nei confronti degli animali, che non vengono ancora considerati esseri
senzienti ma solo oggetti di ricerca, "falsa ricerca scientifica"
predittiva. Inoltre l'autore,
presunto medico e irresponsabile anonimo (le sigle non sono un segno di
riconoscimento) ha paura di essere individuato e di assumersi le proprie
responsabilità per le sue affermazioni forse anche nei confronti di altri colleghi
e scienziati che potrebbero dire proprio il contrario. Addirittura nasconde, la semplice constatazione dei fatti e cioè che anche dopo
aver torturato e ucciso gli animali di laboratorio le prove di garanzia dell'efficacia
vengono fatte sui malati UMANI. Ma ancora più grave è che, come tutti i
ricercatori e i loro alleati vivisezionisti NASCONDONO all'opinione pubblica tutti
quei RISULTATI che non hanno dimostrato la loro efficacia attraverso le
cosiddette ricerche (indifferenza emotiva e atti di crudeltà esercitati su
esseri senzienti vivi, e spesso senza anestesia perché invaliderebbe i risultati:
da qui il termine corretto di VIVISEZIONE). Se lo dicessero, dimostrerebbero
che gli stessi test non possono essere assimilati a quelli fatti sugli uomini,
perché incompatibili per le diverse specie trattate, con risultati opposti
nella stragrande maggioranza dei casi. La
persona che si cela dietro la forma anonima, di cui il giornale dei vescovi
l'Avvenire redarguisce giustamente, salvo utilizzare la stessa metodologia
quando conviene, cerca di convincere i
sudditi, come se convincesse i propri pazienti o fedeli, dell'unica verità
disponibile.
E perché infine nasconde la reale essenza o l'autentico
motivo dell'utilizzo degli animali? Forse perché è a libro paga delle industrie
farmaceutiche o di laboratori di vivisettori o di allevatori di animali da
sacrificare nella vivisezione o ancora perché, pur essendo un costo elevato
l'acquisto di animali, se il farmaco non funziona, su una determinata persona, è sempre possibile affermare che i TEST SUGLI ANIMALI NON SONO SEMPRE ATTENDIBILI.
In questo modo si evita di essere accusati e di dover pagare somme di denaro a
titolo di risarcimento per la vittima (curato, operato o assistito con farmaci),
come avviene spesso nelle controversie americane in cui i risarcimenti per la perdita
di una vita umana sono stratosferici, specie se riguardano un gran numero di
persone che hanno utilizzato lo stesso farmaco, e quindi una grande perdita di
profitti per l'industria farmaceutica. Farmaci che avrebbe dovuto "curare"
le malattie degli uomini con l'esperienza fatta sugli animali. STRANO
ma anche per niente strano, CHE QUESTO PSEUDO MEDICO NON ABBIA CITATO QUESTO
ASPETTO FONDAMENTALE: negativo per i
milioni e milioni di esseri senzienti resi oggetto di sperimentazione e
schiavizzazione.
Eppure, se si volesse costruire
un diverso e più autentico rapporto etico con tutti gli animali, senza le distinzioni di
dominio, inventate dall'uomo (da reddito, di ricerca, da sport, da compagnia o
di affezione, ecc.) si potrebbe iniziare
a risparmiare la vita e garantire davvero il loro benessere. E' possibile
che non si sappia? E anche questo l'autore dell'articolo ha dimenticato non
casualmente di dirlo. E' possibile attraverso l'uso di METODI ALTERNATIVI alla
sperimentazione animale che sono stati finora validati da scienziati più
attenti e sensibili alla vita. Ma la grande industria farmaceutica e alcune delle
università finanziate dalla stessa non li vogliono proprio adottare. E questo soprattutto
perché l'INDUSTRIA NON AVREBBE PIU' L'ALIBI DEL NON RISARCIMENTO, NEL CASO IL
FARMACO PRODUCESSE RISULTATI NEGATIVI PER L'UOMO. Infine vale la pena di
ricordare agli studenti che nei corsi universitari dovessero affrontare
esperimenti sugli animali, a cui sono contrari,
che possono invocare, per motivi etici, la legge 413 del 1993 che permette loro l'obiezione di coscienza.
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