martedì 8 maggio 2012

GENOVA CONVEGNO SU "LA VITA EMOTIVA DEGLI ANIMALI"



Abstract for Minding Animals ItalyGenoa Conference.

12-13 maggio 2012

“La vita emotiva degli animali”.
Sessione:
.
Coordinatrice: dr.ssa Arianna Ferrari

13 maggio 2012

Relatore: dr. Massimo Terrile

            Genetica e antispecismo

            Le modificazioni genetiche naturali, secondo la teoria ormai consolidata di C. Darwin, danno luogo all’evoluzione delle specie a causa della selezione naturale. Con particolare riferimento agli animali non umani, ad  esse si sono aggiunte le modificazioni genetiche non naturali indotte dagli umani per selezionare specie più redditizie, entro i  limiti imposti dalla natura. Dalla fine circa del XX° secolo, la sperimentazione, tramite le biotecnologie, si è permessa di scavalcare i limiti naturali, creando “chimere” sofferenti usate come cavie per farmaci, macchine per anticorpi, pezzi di ricambio dell’organismo umano, vaccini, alimenti anallergici, ecc.. a scopo prevalentemente commerciale.
            Nel quadro delle filosofie post-umaniste, favorite dallo sviluppo dell’etologia, con il rifiuto dell’antropocentrismo etico (alias “protezionismo”) ed epistemologico (l’essere umano “misura” del mondo) nasce nel 2001 in Italia il Movimento Antispecista, che pubblica nel 2002 il “Manifesto per un’etica interspecifica(v. www.antispec.org), dove a tutti gli esseri senzienti sono riconosciuti eguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere ed alla non discriminazione, nell’ambito delle rispettive esigenze.
            Lo sviluppo della scienza, se libero da dogmi e credenze religiose, non può oggi non tener conto di tutti gli esseri senzienti e delle loro diverse “intelligenze”, alle quali si deve rispetto  piuttosto che compassione. Quindi, tutela dei loro interessi. Peraltro, affinché ciò avvenga, occorre che tali interessi siano trasformati in “diritti” in senso giuridico, ossia che esista una forza che li sostenga contro altri interessi che potrebbero prevalere. Questa forza è oggi determinata dal livello di empatia verso le altre specie che si sta diffondendo sempre più tra la popolazione, e che si esprime nella affermazione dei principi antispecisti.
            La ricerca scientifica ha pertanto il dovere di prenderne atto, e porsi dei limiti etici, considerando il non umano analogamente all’umano, così come l’umano vuol essere a sua volta considerato dal non umano. Ossia, privilegiando il giusto rispetto al bene dei più, al contrario di ciò che propone la teoria utilitaristica. In altri termini, tenendo sempre presente il “velo” di Rawls (A Theory of Justice, 1971). Per cui – applicando tale principio - il legislatore, nel varare una norma per disciplinare la sperimentazione, non dovrebbe prescindere dal considerarla applicabile anche agli umani, realizzando così il principio fondamentale della giustizia.     
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