Abstract for Minding
Animals Italy – Genoa Conference.
12-13 maggio 2012
“La vita emotiva degli animali”.
Sessione:
.
Coordinatrice: dr.ssa Arianna Ferrari
13 maggio 2012
Relatore: dr. Massimo
Terrile
Genetica e antispecismo
Le
modificazioni genetiche naturali, secondo la teoria ormai consolidata di C.
Darwin, danno luogo all’evoluzione delle specie a causa della selezione
naturale. Con particolare riferimento agli animali non umani, ad esse si sono aggiunte le modificazioni
genetiche non naturali indotte dagli umani per selezionare specie più
redditizie, entro i limiti imposti dalla
natura. Dalla fine circa del XX° secolo,
la sperimentazione, tramite le
biotecnologie, si è permessa di scavalcare i limiti naturali, creando “chimere” sofferenti usate come cavie
per farmaci, macchine per anticorpi, pezzi di ricambio dell’organismo umano, vaccini,
alimenti anallergici, ecc.. a scopo
prevalentemente commerciale.
Nel
quadro delle filosofie post-umaniste,
favorite dallo sviluppo dell’etologia, con
il rifiuto dell’antropocentrismo etico (alias “protezionismo”) ed epistemologico
(l’essere umano “misura” del mondo) nasce
nel 2001 in
Italia il Movimento
Antispecista, che pubblica nel 2002 il “Manifesto per
un’etica interspecifica” (v. www.antispec.org), dove a tutti gli esseri senzienti sono
riconosciuti eguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere
ed alla non discriminazione, nell’ambito delle rispettive esigenze.
Lo sviluppo della scienza, se libero da
dogmi e credenze religiose, non può oggi non tener conto di tutti gli esseri
senzienti e delle loro diverse “intelligenze”, alle quali si deve rispetto
piuttosto che compassione. Quindi, tutela dei loro interessi. Peraltro, affinché ciò avvenga, occorre che tali
interessi siano trasformati in “diritti” in senso giuridico, ossia che esista una forza che li sostenga contro altri interessi che potrebbero prevalere. Questa forza è oggi determinata dal livello di empatia verso le altre
specie che si sta diffondendo sempre
più tra la popolazione, e che si esprime
nella affermazione dei principi antispecisti.
La ricerca
scientifica ha pertanto il dovere di prenderne atto, e porsi dei limiti etici, considerando
il non umano analogamente all’umano, così come l’umano vuol essere a sua volta
considerato dal non umano. Ossia, privilegiando il giusto rispetto al bene dei più, al contrario di ciò
che propone la teoria utilitaristica. In altri termini, tenendo sempre presente il “velo” di Rawls (A Theory of Justice,
1971). Per cui – applicando tale principio
- il legislatore, nel varare una norma per disciplinare la
sperimentazione, non dovrebbe prescindere dal considerarla applicabile anche
agli umani, realizzando così il principio fondamentale della giustizia.
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