BONTA', CARITA', COMPASSIONE, EMPATIA E DIRITTO ALLA VITA. Tutti concetti estranei nelle RELIGIONI, COMPRESO QUELLA CATTOLICA quando si parla di RAPPORTO CON GLI ANIMALI, .
Il "Business", è quello che conta, quando c'è di mezzo l'AVORIO: IL NUOVO MERCATO DI SUPPELLETTILI E CROCI RELIGIOSE.
Il "Business", è quello che conta, quando c'è di mezzo l'AVORIO: IL NUOVO MERCATO DI SUPPELLETTILI E CROCI RELIGIOSE.
Sterminio di elefanti: il culto
dell'avorio non si ferma e coinvolge anche il Vaticano
Scritto da Germano Milite Domenica, 16 Settembre 2012 14:59
“Sangue e avorio”, così titola la copertina del National Geographic all’interno del quale si ritrova l’inchiesta firmata dal giornalista
americano Bryan Christy. In realtà, leggendo
i vari utilizzi del cosiddetto “oro bianco”, si comprende che, magari, il
titolo completo sarebbe potuto essere “Sangue, avorio e fede”.
Buona parte delle zanne elefantiache, infatti, vengono utilizzate per croci
copte, rosari islamici, icone cattoliche e anche amuleti buddhisti. Dall’Africa Occidentale,
passando per Sud Est Asiatico, fino ad arrivare nella Città del Vaticano: due anni di viaggio per raccontare il massacro dei
grossi mammiferi e tracciarne motivi e modalità. Per Christy, avvocato
47enne che da anni si occupa di raccontare storie ambientali, è stato sorprendente scoprire che i
principali mandanti per l’uccisione dei circa 25.000 elefanti nel solo 2011,
sono proprio, indirettamente, le alte cariche religiose. Una strana commistione, si legge anche su La Repubblica, tra artigiani
musulmani, importanti cristiani d’avorio e venditori al minuto buddisti. Tutti, come ha ammesso senza troppe remore un prete filippino al
cronista, uniti nel nome del “business
is business”.
In tutto ben 32 pagine
d’inchiesta, corredate dalle suggestive foto di Brent Stirton. Su
tutte una constatazione:”Il mondo moderno ha fatto a
meno dell'avorio nei suoi oggetti di uso comune, i manici delle spazzole, le
palle da biliardo e i tasti del pianoforte non sono più realizzati con
materiale ricavato dalle zanne degli elefanti. Resta invece ampio il mercato
religioso”.
FINO
A CINQUEMILA EURO PER OGNI ZANNA
E se nella regione dello
Tsavo, in Kenia, un
operaio impiega 10 anni per guadagnare 5000 euro e con la vendita di una zanna d’elefante si può
raccogliere la stessa cifra, allora non è difficile comprendere come mai, in
certe zone, il commercio (soprattutto illegale) d’avorio sia ancora più che
vivo. E per l'ennesima volta, a quanto sembra, la miscela di avidità, povertà e superstizione, ha la meglio sul rispetto per la vita sia animale che umana. Nell'inchiesta choc,
si spiega anche che il nuovo grossista
mondiale per l’oro bianco è senza dubbio la Cina:”il governo – scrive il giornalista
- ha autorizzato l'apertura di almeno 35 fabbriche e 130 rivendite d'avorio e
finanzia corsi universitari per intagliatori”. Su La Repubblica poi si parla di Monsignor Cristobal Garcia che è “uno dei prelati più conosciuti e potenti delle Filippine.
È il presidente della Commissione per
il culto dell'Archidiocesi di Cebu,
quattro milioni di fedeli in un paese che è il terzo al mondo per popolazione
cattolica. La sua anticamera è un
piccolo museo con grandi teche di vetro che contengono sculture sacre dalla
testa e le mani d'avorio. Anche nel suo ufficio c'è un
crocefisso con il Cristo in avorio. Monsignor Garcia al giornalista Christy ha spiegato senza problemi come
portare un Niño Santo d'avorio dalle Filippine agli Stati Uniti ingannando le
dogane:
"Lo avvolga in un paio di vecchie mutande
sporche e ci versi su anche del ketchup. Sembreranno macchiate di merda e di sangue. Si fa così".
Racconta Christy: "Il monsignore mi indicò un
artigiano disposto a dichiarare che quel pezzo si trattasse di un'imitazione,
capace di contraffare la data in modo che risultasse precedente alla messa al
bando dell'avorio. Qualsiasi cosa io avessi scelto di fare,
mi promise che avrebbe benedetto la statua".
GLI
OMAGGI IN AVORIO AL PAPA
Christy poi ritorna nei pressi di Roma e
ricorda come l'anno scorso il presidente del Libano Michel Suleiman abbia regalato a Papa Benedetto XVI un turibolo
d'oro e d'avorio. Il pontefice, nell’occasione, non ha
battuto ciglio ed ha accettato l’omaggio. Ma non solo: ”Nel 2007 la presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, aveva
donato a Ratzinger un
Santo Niño d'avorio, l'icona delle Filippine. Nel Natale del 1987 il presidente Ronald Reagan e sua moglie Nancy acquistarono la Madonna d'avorio che
avevano ricevuto come dono di Stato da Giovanni Paolo II. Persino Daniel arap Moi, il presidente del Kenya
considerato il padre dell'accordo sul divieto del commercio di avorio, una
volta regalò a Papa Giovanni Paolo II una zanna di elefante. Ecco, nella
Galleria Savelli affacciata su piazza San Pietro l'avorio è offerto in ogni
vetrina”.
Del resto, almeno per
quanto riguarda la coerenza, lo Stato del Vaticano può dirsi presente visto che, come noto, non ha mai
firmato la Convenzione di Washington che protegge le specie in pericolo (sottoscritta da 176 stati).
E pensare che, per ottenere quei “simpatici omaggi” in oro bianco, non si uccidono (barbaramente) migliaia di animali ma anche i ranger che tentano di difenderli lottando contro bracconieri senza
scrupoli. Eppure, sottolinea giustamente il
documentarista: “I leader della chiesa
cattolica hanno un'opportunità straordinaria per fare la differenza per la
sopravvivenza degli elefanti. A loro bastano poche parole: basta con le icone
religiose in avorio”. Si ma poi con il “business” come si fa?
http://www.you-ng.it/cultura/ecologia/item/3507-sterminio-di-elefanti-il-culto-dellavorio-non-si-ferma-e-coinvolge-anche-il-vaticano.html
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