giovedì 20 settembre 2012

ELEFANTI UCCISI PER IL MERCATO DELLE RELIGIONI COMPRESO LO STATO-CHIESA VATICANO

BONTA', CARITA', COMPASSIONE, EMPATIA E DIRITTO ALLA VITA. Tutti concetti estranei nelle RELIGIONI, COMPRESO QUELLA CATTOLICA quando si parla di RAPPORTO CON GLI ANIMALI, . 

Il "Business", è quello che conta, quando c'è di mezzo l'AVORIO: IL NUOVO MERCATO DI SUPPELLETTILI E CROCI RELIGIOSE.



Sterminio di elefanti: il culto dell'avorio non si ferma e coinvolge anche il Vaticano

Scritto da  Germano Milite Domenica, 16 Settembre 2012 14:59

“Sangue e avorio”, così titola la copertina del National Geographic all’interno del quale si ritrova l’inchiesta firmata dal giornalista americano Bryan Christy. In realtà, leggendo i vari utilizzi del cosiddetto “oro bianco”, si comprende che, magari, il titolo completo sarebbe potuto essere “Sangue, avorio e fede”.

Buona parte delle zanne elefantiache, infatti, vengono utilizzate per croci copte, rosari islamici, icone cattoliche e anche amuleti buddhisti. Dall’Africa Occidentale, passando per Sud Est Asiatico, fino ad arrivare nella Città del Vaticano: due anni di viaggio per raccontare il massacro dei grossi mammiferi e tracciarne motivi e modalità. Per Christy, avvocato 47enne che da anni si occupa di raccontare storie ambientali, è stato sorprendente scoprire che i principali mandanti per l’uccisione dei circa 25.000 elefanti nel solo 2011, sono proprio, indirettamente, le alte cariche religiose. Una strana commistione, si legge anche su La Repubblica, tra artigiani musulmani, importanti cristiani d’avorio e venditori al minuto buddisti. Tutti, come ha ammesso senza troppe remore un prete filippino al cronista, uniti nel nome del “business is business”.
In tutto ben 32 pagine d’inchiesta, corredate dalle suggestive foto di Brent Stirton. Su tutte una constatazione:”Il mondo moderno ha fatto a meno dell'avorio nei suoi oggetti di uso comune, i manici delle spazzole, le palle da biliardo e i tasti del pianoforte non sono più realizzati con materiale ricavato dalle zanne degli elefanti. Resta invece ampio il mercato religioso”.

FINO A CINQUEMILA EURO PER OGNI ZANNA
E se nella regione dello Tsavo, in Kenia, un operaio impiega 10 anni per guadagnare 5000 euro e con la vendita di una zanna d’elefante si può raccogliere la stessa cifra, allora non è difficile comprendere come mai, in certe zone, il commercio (soprattutto illegale) d’avorio sia ancora più che vivo. E per l'ennesima volta, a quanto sembra, la miscela di avidità, povertà e superstizione, ha la meglio sul rispetto per la vita sia animale che umana. Nell'inchiesta choc, si spiega anche che il nuovo grossista mondiale per l’oro bianco è senza dubbio la Cina:”il governo – scrive il giornalista - ha autorizzato l'apertura di almeno 35 fabbriche e 130 rivendite d'avorio e finanzia corsi universitari per intagliatori. Su La Repubblica poi si parla di Monsignor Cristobal Garcia che è “uno dei prelati più conosciuti e potenti delle Filippine. È il presidente della Commissione per il culto dell'Archidiocesi di Cebu, quattro milioni di fedeli in un paese che è il terzo al mondo per popolazione cattolica. La sua anticamera è un piccolo museo con grandi teche di vetro che contengono sculture sacre dalla testa e le mani d'avorio. Anche nel suo ufficio c'è un crocefisso con il Cristo in avorio. Monsignor Garcia al giornalista Christy ha spiegato senza problemi come portare un Niño Santo d'avorio dalle Filippine agli Stati Uniti ingannando le dogane:
"Lo avvolga in un paio di vecchie mutande sporche e ci versi su anche del ketchup. Sembreranno macchiate di merda e di sangue. Si fa così". Racconta Christy: "Il monsignore mi indicò un artigiano disposto a dichiarare che quel pezzo si trattasse di un'imitazione, capace di contraffare la data in modo che risultasse precedente alla messa al bando dell'avorio. Qualsiasi cosa io avessi scelto di fare, mi promise che avrebbe benedetto la statua".

GLI OMAGGI IN AVORIO AL PAPA
Christy poi ritorna nei pressi di Roma e ricorda come l'anno scorso il presidente del Libano Michel Suleiman abbia regalato a Papa Benedetto XVI un turibolo d'oro e d'avorio. Il pontefice, nell’occasione, non ha battuto ciglio ed ha accettato l’omaggio. Ma non solo: ”Nel 2007 la presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, aveva donato a Ratzinger un Santo Niño d'avorio, l'icona delle Filippine. Nel Natale del 1987 il presidente Ronald Reagan e sua moglie Nancy acquistarono la Madonna d'avorio che avevano ricevuto come dono di Stato da Giovanni Paolo II. Persino Daniel arap Moi, il presidente del Kenya considerato il padre dell'accordo sul divieto del commercio di avorio, una volta regalò a Papa Giovanni Paolo II una zanna di elefante. Ecco, nella Galleria Savelli affacciata su piazza San Pietro l'avorio è offerto in ogni vetrina”.  
Del resto, almeno per quanto riguarda la coerenza, lo Stato del Vaticano può dirsi presente visto che, come noto, non ha mai firmato la Convenzione di Washington che protegge le specie in pericolo (sottoscritta da 176 stati).
E pensare che, per ottenere quei “simpatici omaggi” in oro bianco, non si uccidono (barbaramente) migliaia di animali ma anche i ranger che tentano di difenderli lottando contro bracconieri senza scrupoli. Eppure, sottolinea giustamente il documentarista: I leader della chiesa cattolica hanno un'opportunità straordinaria per fare la differenza per la sopravvivenza degli elefanti. A loro bastano poche parole: basta con le icone religiose in avorio. Si ma poi con il “business” come si fa?

http://www.you-ng.it/cultura/ecologia/item/3507-sterminio-di-elefanti-il-culto-dellavorio-non-si-ferma-e-coinvolge-anche-il-vaticano.html

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