Pubblicata su UAAR (http://www.uaar.it)
Marco Marzano - Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia
Marco Marzano
Feltrinelli 2012, pp. 251, 16 euro
ISBN 078-88-07-17231-1
Ben oltre l’alba del terzo millennio, 
arriva finalmente nelle librerie italiane una seria ricerca sociologica 
sui «grandi cambiamenti in corso nel cattolicesimo nostrano». Ateo 
dichiarato, Marco Marzano è spesso empatico nei confronti dei preti che 
cercano di tenere in piedi la baracca. 
Entrambi gli aspetti passano però
 in secondo piano, rispetto al rigore scientifico dell’inchiesta.
Il volume è diviso in tre parti e quella che ci interessa è soprattutto la prima, Mito e realtà della secolarizzazione italiana. La risposta è che il mito è scarso mentre la realtà, quella che tanti altri sociologi non vogliono mettere in pagina
 sui quotidiani a cui collaborano, è invece concretissima. Marzano 
unisce dati empirici alla ricerca sul campo, giungendo per esempio alla 
conclusione che ben pochi connazionali vanno ancora a messa: non più del
 12-15%, forse anche meno alla prova dei fatti. Molto ma molto meno di 
quanto si è solito apprendere dai mass media, ma in linea con le 
inchieste realizzate dagli stessi vescovi. Che, chissà perché, in questo
 caso (e solo in questo) non sono presi in considerazione dagli organi 
di stampa.
Il 12-15% è una percentuale inferiore a 
quella di chi si dichiara apertamente senza una religione, ed è più o 
meno la stessa di chi si identifica esplicitamente come ateo o 
agnostico. Il panorama religioso del paese è già cambiato. Certo,
 non sono nemmeno pochi quelli che si rivolgono a un dio personale: ma 
altre inchieste mostrano come in genere si tratti soltanto di un 
passaggio in vista dell’approdo, nella generazione successiva, a forme 
più convinte di incredulità.
Se la presenza cattolica va ingrigendosi, 
il futuro appare addirittura nero. Resta tuttavia «la macchina dei 
sacramenti», inevitabile corollario di decenni di comunicazione 
ecclesiastica quasi esclusivamente orientata sulle «radici», 
acriticamente fatta propria dalla classe dirigente. La partecipazione ai
 sacramenti è in calo ma è ancora massiccia, specialmente quando si 
tratta di scegliere per i propri figli: il timore dell’esclusione dovuta
 al perdurante condizionamento ambientale porta ancora tanti genitori 
non credenti a prendere decisioni incoerenti con le loro convinzioni.
“Incoerenti” anche perché le ultime 
generazioni sono rappresentate da «giovani che rinunciano volentieri a 
giudicarsi a vicenda», e che «invocano piuttosto la tolleranza ed 
esigono il rispetto delle proprie idee e di quelle altrui, che fanno 
fatica ad assegnare a qualunque sistema di norme un primato definitivo 
sugli altri». Concezioni che inevitabilmente pongono l’incredulità e un 
approccio laico-razionalista alla vita in prima fila. Dio è ancora 
presente nel panorama, ma viene visto quasi come un politico, «una sorta
 di amico, sponsor o parente potentissimo ma certamente non un 
legislatore al quale obbedire». Destino inevitabile, nel paese degli 
aiutini e delle raccomandazioni?
Si tratta in ogni caso di un dio 
«residuale», quasi una versione aggiornata del vecchio dio tappabuchi. 
La sua azione continua infatti a coincidere «con quello che sfugge al 
controllo individuale», ma ora ci troviamo in uno scenario diverso, un 
mondo in cui tutto ciò che di buono una persona riesce a combinare è 
“suo”, mentre ciò che non riesce a fare «non può che essere effetto 
dell’azione di Dio». In sintesi, «il buono viene dal soggetto, il male 
da Dio». Un rovesciamento impressionante: Dio ha in pratica preso il 
posto del Diavolo.
Ne consegue che, quando queste torme di 
sedicenti cattolici si avvicinano, assai raramente, alle parrocchie, 
l’effetto è tragicomico: non sanno come comportarsi ai riti, e ai corsi 
prematrimoniali si dividono tra coloro che criticano l’istituzione 
ecclesiastica e quelli che se ne restano silenti sperando che il noioso 
impegno si concluda in fretta. Tutti o quasi sono ormai alieni dalla 
dottrina, tanto che il significato dell’eucarestia viene ormai bandito 
dall’insegnamento: meglio glissare sugli argomenti troppo imbarazzanti.
Pare insomma evidente che, combattuti tra 
l’auspicio di una Chiesa migliore e la presa d’atto della crescente 
inconciliabilità delle dottrine religiose con l’esistenza di un Dio 
onnipotente, onnisciente e benevolente al massimo grado, gli italiani 
stiano progressivamente risolvendo la propria dissonanza cognitiva in 
quest’ultima direzione. Come commenta l’autore, è «fuor di dubbio che si
 tratta solo di una questione di grado, di intensità e di rapidità nei 
mutamenti sociali, di differenti velocità assunte dal processo di 
secolarizzazione», ma l’Italia sta ormai seguendo lo stesso percorso di 
nazioni europee largamente scristianizzate come la Francia, il Regno 
Unito, la Germania.
La seconda parte del libro è dedicata alle parrocchie, Le trincee della fede.
 E si vede bene che i cerotti riprodotti nell’immagine di copertina non 
bastano più. Ci sarebbe ormai bisogno di operare. La maggior parte delle
 comunità cattoliche vivacchia, mentre prosegue l’invecchiamento del 
clero e il ricambio manca. Le vocazioni sono declinanti, non 
particolarmente pregiate e, in larga parte, rappresentano il frutto di 
ambienti familiari bigotti o dei nuovi movimenti ecclesiali. Circostanza
 che sta portando alla «settarizzazione delle parrocchie», come emerge 
con chiarezza nella terza parte del volume, Una Chiesa “in Cammino”,
 dedicata ai neocatecumenali. Che Marzano definisce senza eufemismi come
 «una setta religiosa», perché ne hanno tutte le caratteristiche.
I neocatecumenali non sono gli unici. 
Giovanni Paolo II ha sdoganato i movimenti contando di ripetere il 
successo che la Chiesa riscosse molti secoli fa con i ‘nuovi’ ordini 
medievali. I tempi sono tuttavia cambiati, e l’autonomia acquisita in 
breve tempo dai movimenti è già enorme, tanto che di cattolico non 
sembra restare che qualche convenzionale manifestazione di obbedienza al
 pontefice. Il risultato è che i tanti movimenti cominciano a beccarsi 
tra loro. Alla faccia della Chiesa «una e santa».
Al dunque: tutti coloro che intendono 
aprire bocca sulla religione con cognizione di causa dovrebbero leggersi
 questo libro, e leggerselo attentamente. Rimane il sospetto che non ci 
sia niente di particolarmente nuovo né per le gerarchie ecclesiastiche 
(che la situazione la conoscono molto bene, anche se si stanno rivelando
 impotenti ad affrontarla), né per i laici militanti: che queste cose le
 hanno già comprese da tempo, anche se per la prima volta le troveranno 
scritte nero su bianco. Andrebbe invece fatto leggere ai politici e ai 
giornalisti, che si ostinano a rappresentare un’Italia che non esiste 
più da tempo. Più che ignoranza o testardaggine, la loro è forse 
soltanto una forma di mero interesse personale. Comunque detestabile. 
L’Italia ha solo da guadagnare ad avere cittadini che vivono liberamente
 e senza condizionamenti (anche) le proprie convinzioni in materia 
religiosa.
Raffaele Carcano
Luglio 2012
Responsabile dei contenuti: Raffaele Carcano
Webmaster: Flavio Pietrobelli, Massimo Redaelli, Lorenzo Ingrillì, Alessandro Dalvit (Forum)
Webmaster: Flavio Pietrobelli, Massimo Redaelli, Lorenzo Ingrillì, Alessandro Dalvit (Forum)
Codice Fiscale: 92051440284 | Partita IVA: 03430250286
Nessun commento:
Posta un commento