Gentile signora Re, (risposta dello staff UAAR)
Spettabile UAAR,
(replica di Paola Re)
vi ringrazio per avermi
risposto. Una risposta può essere limitata, insoddisfacente, non condivisibile,
addirittura sgradevole ma credo che sia doverosa, soprattutto da parte di
un’associazione, perché una risposta dà un senso all’impegno per una causa e mi
fa piacere che voi abbiate dato un senso alla mia e a quella di chi come me ha
manifestato il proprio dissenso. Ho notato con piacere che non avete dato una
risposta standard ma avete formulato una risposta apposita per ciascuno di noi:
segno che avete almeno letto ciascuna mail, cosa che non è sempre scontata nel
caso di mail di protesta.
ci spiace per la reazione, ma se
avrà avuto la pazienza di leggere con attenzione si renderà conto che nella
posizione si auspica la fine della sperimentazione e si fa riferimento al
principio delle "3 R" per ridurre le sofferenze animali. Quindi
proprio il contrario di quell'antropocentrismo simile alla Chiesa che
attribuisce.
Vi pare che io non abbia
avuto la “pazienza” di leggere il vostro documento?
Vi pare che io abbia
deciso di scrivere all’UAAR, che per anni è stata il mio punto di riferimento
per l’ateismo, senza avere letto “pazientemente” il vostro documento?
Per me protestare non è un
divertimento: mi costa il tempo di leggere e di documentarmi e certe proteste
sono così sentite che mi costano pure nervosismo e amarezza.
Ho letto il vostro
documento più di una volta con “pazienza”, sperando di avere preso un abbaglio,
invece era tutto dannatamente cristallino.
(Stralcio del documento del Comitato di Coordinamento
UAAR)
Scrivete“l’associazione vuol stare
al fianco di chi quotidianamente difende la ricerca scientifica” e
poi “Siamo a favore della ricerca scientifica: non possiamo quindi che
ritenere giustificata la sperimentazione animale, a oggi necessaria per trovare
cure adeguate alle malattie che colpiscono gli esseri umani (ma anche gli
stessi animali) e per assicurare a tutti loro il diritto alla salute”
E chi non è a favore della
ricerca scientifica? Chi di noi non sa che la salute degli animali umani (e non
umani, come ben specificate!) è un bene preziosissimo? Siete cascati anche voi
nello stucchevole luogo comune secondo cui stanno con al ricerca solo coloro
che usano gli animali per farla, mentre gli animalisti (fra cui moltissimi
medici!) sarebbero contro la ricerca. Vi invito ad aprire gli occhi su
cosa propongono i medici che fanno ricerca senza sperimentazione animale e a
stendere un nuovo documento, dichiarando, casomai, di stare dalla parte della
ricerca con animali perché la ricerca senza animali non vi piace: sempre di
ricerca si tratta, quindi evitate di mettervi eroicamente dalla parte della
ricerca pensando che gli antivivisezionisti non ne facciano.
Scrivete“come ricorda il sito di Telethon,
che, oggi, “tutti i principali e accreditati istituti di ricerca del mondo
ricorrono alla sperimentazione animale. È possibile verificare questa
affermazione consultando il database Pubmed delle
pubblicazioni scientifiche internazionali”.
Il riferimento a Telethon,
come guru della conoscenza nella ricerca scientifica si commenta da solo: è un
segnale lampante che vi siete lasciati sedurre dal baraccone mediatico che ogni
anno, soprattutto a metà Dicembre con il fiorfiore della maratona benefica,
Telethon mette in piedi, con le storie di dolore che non si possono certo
ignorare, proprio perché la salute è il bene più prezioso. E' proprio
sull’emotività di quelle storie che Telethon specula, proponendo da anni la sua
subdola domandina “E’ meglio salvare un topo o un bambino?” Non a caso viene
scelto il topo, essere senziente che forse agli occhi dei più appare come
insignificante, ma se anche fosse scelto come oggetto della domanda lo scimpanzé,
la risposta più sensata sarebbe che si possono salvare animale e bambino perché
non è facendo ammalare gli animali non umani che si salvano gli animali umani.
Invece voi la pensate come Telethon: per voi la bilancia vita-morte deve sempre
pendere dalla parte della morte. E’ questo che io non accetto e per questo mi
sembrate oscurantisti, proprio voi che per me siete stati un faro nelle
battaglie etiche.
Scrivete“Nessun essere umano è
infallibile — anzi — e gli scienziati sono anch’essi esseri umani in carne e
ossa, inevitabilmente soggetti a errori. Tuttavia, occorre anche riconoscere
che la ricerca scientifica, laddove non soggetta a pressioni esterne, è l’unica
forma di indagine che contiene al suo interno gli strumenti per correggersi da
sé. Le teorie imperfette o sbagliate degli scienziati del passato sono state
corrette da altri scienziati sulla base di nuove evidenze scaturite da sempre
nuove ricerche. Un ampliamento della libertà di ricerca è pertanto auspicabile,
così come l’aumento dei fondi pubblici stanziati per essa: rappresentano la
miglior garanzia di indipendenza e imparzialità degli scienziati.
E’ un’analisi che
condivido ma è il tipico caso di chi predica bene e razzola male. Non sarebbe
opportuno che voi foste in prima linea insieme a coloro che riconoscono gli
errori della sperimentazione animale? E oltre agli errori, le lacune? La
sperimentazione animale può avere permesso un certo tipo di conoscenza nel
passato, pur essendo costata una sofferenza indicibile per le vittime che ha
mietuto. Il mio parere personale è che tutto quel dolore non vale il progresso
ottenuto perché penso che si sarebbero potute scegliere altre strade ma, mentre
fare il processo al passato è sempre molto difficile, farlo al presente lo è un
po’ meno. Abbiamo sotto gli occhi i progressi della scienza e continuiamo a
basarci sul modello animale che ci porta indietro anziché avanti.
Scrivete “l’uso della parola
“vivisezione” dovrebbe essere limitato al suo significato etimologico,
“dissezione di viventi”. È vero che il
dizionario Treccani lo estende, in un’accezione subordinata e
più ampia, anche alla sperimentazione animale, ma è altrettanto vero che tale
termine non è utilizzato in ambito scientifico (tanto che la stessa Treccani,
quando tratta di sperimentazione animale, non usa mai la
parola “vivisezione”). L’utilizzo di termini univoci, specifici, accurati,
semplici e di facile comprensione è di fondamentale importanza in ogni
dibattito, a maggior ragione lo è in ambito medico e scientifico.”
Dato che avete una
passione per il dizionario Treccani, abbiatela anche per certi testi di legge.
E’ vero che l’uso del bisturi a vivo su un animale non anestetizzato è vietato
dal Decreto Legislativo 116/92 (quindi bisognerebbe abolire la parola) ma è
altrettanto vero che viene riammesso dalla legge su deroga specifica del
Ministero della Salute. E’ importante ricordare che con la
“sperimentazione animale” l’animale non viene ucciso e sezionato ma, per
esempio, subisce scosse elettriche, privazioni, isolamenti totali,
irradiazioni, somministrazioni di farmaci in dosi letali, prove di tossicità
che portano a convulsioni e vomiti di sangue, induzione di malattie artificiali
in forme devastanti. Tutto ciò non rientra nel termine “vivisezione” perché
l’animale è vivo (finché resiste) e non sezionato quindi questa differenza di
linguaggio fa sentire meno colpevoli i vivisettori e l’UAAR che li sostiene.
Scrivete che l’UAAR “è da sempre
impegnata a denunciare l’eccezione legislativa che, nella macellazione rituale
ebraica e islamica, consente di uccidere animali senza preventivo stordimento e
senza che la carne sia poi posta in vendita documentando tale origine.”
Questo è un bel modo per
tirare acqua al vostro mulino: colpite ebraici e islamici (avete tutto il
mio appoggio!), ma non colpite i vivisettori. Dovreste guardare con gli stessi
occhi gli animali in agonia durante una macellazione e gli animali in agonia
negli stabulari. Forse i vivisettori sono più candidi perché indossano il
candido camice bianco? Ci sono certi esperimenti su animali inguardabili e soprattutto
ingiustificabili. Quelli che si riescono a guardare, perché meno cruenti, non
comunicheranno mai esplicitamente la sofferenza interiore di quegli animali
oggetto delle torture dei ricercatori di torture.
Soprattutto ci spiace che intenda
boicottare l'associazione, di fatto contribuendo a renderne ancora più
difficile il perseguimento degli obiettivi di laicità e difesa dei diritti
civili e così favorendo proprio quella Chiesa dalla quale afferma di prendere
le distanze.
Boicottare
l’associazione non significa boicottare gli obiettivi di laicità, di cui resto
una testimone convinta, tantomeno favorire la Chiesa nella sua opera di
indottrinamento delle menti. Non pensiate di essere i soli a portare avanti
questa battaglia: finora ho fatto riferimento a voi perché all’interno
dell’UAAR ci sono personalità che stimo, una della quali, Margherita Hack, che
purtroppo ci ha lasciati: se fosse ancora viva e leggesse quel documento,
morirebbe di crepacuore per le cose che avete scritto. E immagino che certamente
uno (o forse più di uno?) dei vostri Presidenti Onorari, qualche domandina sul
vostro documento se la ponga.
A
proposito di documenti, vi invito a leggere (in allegato) quello sulla
vivisezione elaborato recentemente dal Movimento Antispecista http://www.antispec.org/
che potrà darvi un’ampia panoramica sull’argomento
Appare chiaro che, salvo vostri
ripensamenti, la mia esperienza con voi finisce qui. Mi sono già guardata in
giro consultando i siti di Democrazia Atea http://www.democrazia-atea.it/ e Italia Laica http://www.italialaica.it/: mi sono iscritta alle loro newsletter per iniziare una nuova
avventura con loro, sperando di non prendere un’altra cantonata. Lo scopriremo
solo vivendo.
Cordiali
saluti e grazie,
Buon
lavoro, con il sostegno di qualche vivisettore in più ma di molti antispecisti
in meno.
Lo Staff
Uaar
Paola
Re
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