lunedì 13 gennaio 2014

Una risposta alla UAAR data con sentimento laico e antispecista a un documento UAAR parziale.




Gentile signora Re,  (risposta dello staff UAAR)
Spettabile UAAR,  (replica di Paola Re)
vi ringrazio per avermi risposto. Una risposta può essere limitata, insoddisfacente, non condivisibile, addirittura sgradevole ma credo che sia doverosa, soprattutto da parte di un’associazione, perché una risposta dà un senso all’impegno per una causa e mi fa piacere che voi abbiate dato un senso alla mia e a quella di chi come me ha manifestato il proprio dissenso. Ho notato con piacere che non avete dato una risposta standard ma avete formulato una risposta apposita per ciascuno di noi: segno che avete almeno letto ciascuna mail, cosa che non è sempre scontata nel caso di mail di protesta.

ci spiace per la reazione, ma se avrà avuto la pazienza di leggere con attenzione si renderà conto che nella posizione si auspica la fine della sperimentazione e si fa riferimento al principio delle "3 R" per ridurre le sofferenze animali. Quindi proprio il contrario di quell'antropocentrismo simile alla Chiesa che attribuisce.
Vi pare che io non abbia avuto la “pazienza” di leggere il vostro documento?
Vi pare che io abbia deciso di scrivere all’UAAR, che per anni è stata il mio punto di riferimento per l’ateismo, senza avere letto “pazientemente” il vostro documento?
Per me protestare non è un divertimento: mi costa il tempo di leggere e di documentarmi e certe proteste sono così sentite che mi costano pure nervosismo e amarezza.
Ho letto il vostro documento più di una volta con “pazienza”, sperando di avere preso un abbaglio, invece era tutto dannatamente cristallino.
(Stralcio del documento del Comitato di Coordinamento UAAR)
Scrivete“l’associazione vuol stare al fianco di chi quotidianamente difende la ricerca scientifica” e poi  “Siamo a favore della ricerca scientifica: non possiamo quindi che ritenere giustificata la sperimentazione animale, a oggi necessaria per trovare cure adeguate alle malattie che colpiscono gli esseri umani (ma anche gli stessi animali) e per assicurare a tutti loro il diritto alla salute”
E chi non è a favore della ricerca scientifica? Chi di noi non sa che la salute degli animali umani (e non umani, come ben specificate!) è un bene preziosissimo? Siete cascati anche voi nello stucchevole luogo comune secondo cui stanno con al ricerca solo coloro che usano gli animali per farla, mentre gli animalisti (fra cui moltissimi medici!) sarebbero contro la ricerca. Vi invito ad aprire gli occhi  su cosa propongono i medici che fanno ricerca senza sperimentazione animale e a stendere un nuovo documento, dichiarando, casomai, di stare dalla parte della ricerca con animali perché la ricerca senza animali non vi piace: sempre di ricerca si tratta, quindi evitate di mettervi eroicamente dalla parte della ricerca pensando che gli antivivisezionisti non ne facciano.
Scrivete“come ricorda il sito di Telethon, che, oggi, “tutti i principali e accreditati istituti di ricerca del mondo ricorrono alla sperimentazione animale. È possibile verificare questa affermazione consultando il database Pubmed delle pubblicazioni scientifiche internazionali”.
Il riferimento a Telethon, come guru della conoscenza nella ricerca scientifica si commenta da solo: è un segnale lampante che vi siete lasciati sedurre dal baraccone mediatico che ogni anno, soprattutto a metà Dicembre con il fiorfiore della maratona benefica, Telethon mette in piedi, con le storie di dolore che non si possono certo ignorare, proprio perché la salute è il bene più prezioso. E' proprio sull’emotività di quelle storie che Telethon specula, proponendo da anni la sua subdola domandina “E’ meglio salvare un topo o un bambino?” Non a caso viene scelto il topo, essere senziente che forse agli occhi dei più appare come insignificante, ma se anche fosse scelto come oggetto della domanda lo scimpanzé, la risposta più sensata sarebbe che si possono salvare animale e bambino perché non è facendo ammalare gli animali non umani che si salvano gli animali umani. Invece voi la pensate come Telethon: per voi la bilancia vita-morte deve sempre pendere dalla parte della morte. E’ questo che io non accetto e per questo mi sembrate oscurantisti, proprio voi che per me siete stati un faro nelle battaglie etiche.
Scrivete“Nessun essere umano è infallibile — anzi — e gli scienziati sono anch’essi esseri umani in carne e ossa, inevitabilmente soggetti a errori. Tuttavia, occorre anche riconoscere che la ricerca scientifica, laddove non soggetta a pressioni esterne, è l’unica forma di indagine che contiene al suo interno gli strumenti per correggersi da sé. Le teorie imperfette o sbagliate degli scienziati del passato sono state corrette da altri scienziati sulla base di nuove evidenze scaturite da sempre nuove ricerche. Un ampliamento della libertà di ricerca è pertanto auspicabile, così come l’aumento dei fondi pubblici stanziati per essa: rappresentano la miglior garanzia di indipendenza e imparzialità degli scienziati.
E’ un’analisi che condivido ma è il tipico caso di chi predica bene e razzola male. Non sarebbe opportuno che voi foste in prima linea insieme a coloro che riconoscono gli errori della sperimentazione animale? E oltre agli errori, le lacune? La sperimentazione animale può avere permesso un certo tipo di conoscenza nel passato, pur essendo costata una sofferenza indicibile per le vittime che ha mietuto. Il mio parere personale è che tutto quel dolore non vale il progresso ottenuto perché penso che si sarebbero potute scegliere altre strade ma, mentre fare il processo al passato è sempre molto difficile, farlo al presente lo è un po’ meno. Abbiamo sotto gli occhi i progressi della scienza e continuiamo a basarci sul modello animale che ci porta indietro anziché avanti.
Scrivete  “l’uso della parola “vivisezione” dovrebbe essere limitato al suo significato etimologico, “dissezione di viventi”. È vero che il dizionario Treccani lo estende, in un’accezione subordinata e più ampia, anche alla sperimentazione animale, ma è altrettanto vero che tale termine non è utilizzato in ambito scientifico (tanto che la stessa Treccani, quando tratta di sperimentazione animale, non usa mai la parola “vivisezione”). L’utilizzo di termini univoci, specifici, accurati, semplici e di facile comprensione è di fondamentale importanza in ogni dibattito, a maggior ragione lo è in ambito medico e scientifico.”
Dato che avete una passione per il dizionario Treccani, abbiatela anche per certi testi di legge. E’ vero che l’uso del bisturi a vivo su un animale non anestetizzato è vietato dal Decreto Legislativo 116/92 (quindi bisognerebbe abolire la parola) ma è altrettanto vero che viene riammesso dalla legge su deroga specifica del Ministero della Salute. E’ importante ricordare che con la “sperimentazione animale” l’animale non viene ucciso e sezionato ma, per esempio, subisce scosse elettriche, privazioni, isolamenti totali, irradiazioni, somministrazioni di farmaci in dosi letali, prove di tossicità che portano a convulsioni e vomiti di sangue, induzione di malattie artificiali in forme devastanti. Tutto ciò non rientra nel termine “vivisezione” perché l’animale è vivo (finché resiste) e non sezionato quindi questa differenza di linguaggio fa sentire meno colpevoli i vivisettori e l’UAAR che li sostiene.
Scrivete che l’UAAR “è da sempre impegnata a denunciare l’eccezione legislativa che, nella macellazione rituale ebraica e islamica, consente di uccidere animali senza preventivo stordimento e senza che la carne sia poi posta in vendita documentando tale origine.”
Questo è un bel modo per tirare acqua al vostro mulino: colpite ebraici e  islamici (avete tutto il mio appoggio!), ma non colpite i vivisettori. Dovreste guardare con gli stessi occhi gli animali in agonia durante una macellazione e gli animali in agonia negli stabulari. Forse i vivisettori sono più candidi perché indossano il candido camice bianco? Ci sono certi esperimenti su animali inguardabili e soprattutto ingiustificabili. Quelli che si riescono a guardare, perché meno cruenti, non comunicheranno mai esplicitamente la sofferenza interiore di quegli animali oggetto delle torture dei ricercatori di torture.
Soprattutto ci spiace che intenda boicottare l'associazione, di fatto contribuendo a renderne ancora più difficile il perseguimento degli obiettivi di laicità e difesa dei diritti civili e così favorendo proprio quella Chiesa dalla quale afferma di prendere le distanze. 
Boicottare l’associazione non significa boicottare gli obiettivi di laicità, di cui resto una testimone convinta, tantomeno favorire la Chiesa nella sua opera di indottrinamento delle menti. Non pensiate di essere i soli a portare avanti questa battaglia: finora ho fatto riferimento a voi perché all’interno dell’UAAR ci sono personalità che stimo, una della quali, Margherita Hack, che purtroppo ci ha lasciati: se fosse ancora viva e leggesse quel documento, morirebbe di crepacuore per le cose che avete scritto. E immagino che certamente uno (o forse più di uno?) dei vostri Presidenti Onorari, qualche domandina sul vostro documento se la ponga.
A proposito di documenti, vi invito a leggere (in allegato) quello sulla vivisezione elaborato recentemente dal Movimento Antispecista http://www.antispec.org/ che potrà darvi un’ampia panoramica sull’argomento
Appare chiaro che, salvo vostri ripensamenti, la mia esperienza con voi finisce qui. Mi sono già guardata in giro consultando i siti di Democrazia Atea http://www.democrazia-atea.it/ e Italia Laica http://www.italialaica.it/: mi sono iscritta alle loro newsletter per iniziare una nuova avventura con loro, sperando di non prendere un’altra cantonata. Lo scopriremo solo vivendo.
Cordiali saluti e grazie,
Buon lavoro, con il sostegno di qualche vivisettore in più ma di molti antispecisti in meno.
Lo Staff Uaar
Paola Re

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