LA SCELTA DELLA VIVISEZIONE E' DETERMINATA DALL'OFFENSIVA
MEDIATICA, TENDENTE A MANTENERE LA SITUAZIONE ATTUALE.
Da FB Federico Bartolozzi
1 marzo 2014 alle ore 14.29
Bruno Fedi, professore di Urologia
nell'Università "La
Sapienza" di Roma, già
primario di Anatomia Patologica nell'ospedale di Terni.
primario di Anatomia Patologica nell'ospedale di Terni.
Pubblico l'ottimo articolo, intitolato "IL PROBLEMA DEL
METODO", del professore Bruno Fedi.
L'Autore mi ha autorizzato a divulgare uno stralcio molto esaustivo,
riguardante la vivisezione. In realtà l'articolo interessa diversi aspetti
della problematica relativa al complesso, spinoso e delicatissimo
rapporto tra la società vivente e la Natura. Chi dovesse essere
interessato alla lettura dell'intero articolo può scrivermi al seguente
indirizzo elettronico ciuciuzza@iol.it ed io sarò ben lieto di inviarglielo. Onore
pertanto a Bruno Fedi per avere dedicato nell'arco della sua vita tante
energie per la salvaguardia dei diritti dei nostri Fratelli Animali ed un
plauso per avere ancora una volta affondato con competenza ed
estrema chiarezza il "bisturi" in una piaga sociale - quella della
vivisezione - di fronte alla quale nessuno ha il diritto di continuare a
chiudere gli occhi, lasciandosi vincere dall'indifferenza più perversa ed
ottusa. Grazie.
Federico Bartolozzi
LO STRALCIO DELL'ARTICOLO DI BRUNO FEDI
"La scelta della ricerca biologica, cioè della vivisezione, è determinata anche dall'offensiva mediatica attuale, dal bombardamento di articoli, interviste, trasmissioni TV, tutte tendenti non a discutere il problema, bensì a mantenere la situazione attuale.
Questo risultato, viene ottenuto, dai
mezzi di comunicazione di massa, con un artificio molto semplice: estremizzando la situazione di contrasto
con i movimenti etico-scientifici, che vengono dichiarati violenti,
fondamentalisti
e conseguentemente indegni di qualunque discussione.
A questo
modo di procedere danno man forte alcune
organizzazioni animaliste (o supposte tali) che ricorrono a insulti o minacce, perché non hanno capito che questo
modo di agire è controproducente.
La
realtà è che, al
momento attuale, non si è presa coscienza del
problema fondamentale: il rapporto fra l'uomo e la natura e
conseguentemente non è stato fatto alcun tentativo di soluzione. L’unico tentativo, alcuni anni fa, fu effettuato da un
deputato (On. Schmidt). Le proposte di Schmidt, avrebbero portato, addirittura,
ad un peggioramento del rapporto uomo/altri animali. Tuttavia questo tentativo fu approvato da alcune
organizzazioni, che non hanno mai spiegato il perché della loro scelta. Successivamente, c’è stata la direttiva 2010 della UE, che è
intrinsecamente peggiorativa della normativa esistente.
L'articolo 1
dichiara addirittura, in modo esplicito, che si
devono armonizzare
le legislazioni dal punto di vista economico.
In articoli successivi, non si rendono
obbligatori i metodi alternativi; non si stimola la ricerca; si espropriano i singoli paesi dal loro
diritto di stabilire delle norme diverse; si
permette, in deroga, tutto ciò che prima si è proibito. Dunque, non c'è stato alcun tentativo, se
non peggiorativo, della situazione attuale.
Tuttavia, si
pubblicano continuamente articoli a favore della sperimentazione animale, ma non si pubblicano le risposte degli
scienziati e dei filosofi, contrari a questo
metodo, nonostante siano fondamentali per il progresso
dell’intera società dei viventi. Dunque, si fanno sembrare senza argomenti,
proprio coloro che vogliono un miglioramento della situazione.
Sembra che non abbiano
argomenti e non possano rispondere al bombardamento pubblicitario in corso.
Questa procedura è altamente antidemocratica e
fuorviante dell'opinione pubblica.
E’ una truffa contro tutti
i cittadini! In questa situazione, ci sono oggi due fatti nuovi:
1) la dichiarazione di S. Rodotà, durante la
presentazione del libro: "La questione animale". Rodotà si è dichiarato pronto al dialogo,
ma non con i fondamentalisti. Presumo che Rodotà ritenga inutile parlare con chi si
crede detentore della verità, ma non so se abbia riflettuto sul fatto che anche coloro che hanno scritto
in favore della sperimentazione su modelli animali, si credono
detentori della verità e sono, dunque, fondamentalisti.
2) la pubblicazione di un
articolo sul supplemento di Repubblica (La Repubblica n. 374 del
25.01.2014) "Faresti da cavia per
salvare altre vite?"). Questo articolo non è scritto da un animalista, ma riporta fatti sempre sostenuti dagli
animalisti ,che danno loro ragione. Riporta casi di
persone, negli Stati Uniti e in Europa che hanno fatto parte di programmi di
studi sperimentali pagati, su esseri umani. Tutto quanto dicono gli animalisti ed io
personalmente da quarant'anni, viene confermato nell'articolo e risulta da
fatti, non da teorie o ipotesi.
Dall'articolo,
risulta evidente, che le ricerche su animali, devono essere sempre ripetute
sull'uomo, per sapere se i risultati, ottenuti su animali, siano
attendibili. Dunque, questo articolo segna un riconoscimento, una
svolta: la ricerca su
animali non ha scopi scientifici, ma altri, non dichiarati. Al momento, non è importante stabilire
quali scopi siano: è essenziale aver stabilito che gli scopi non sono
scientifici, ma altri. Il fatto fondamentale è che le
ricerche devono essere necessariamente ripetute. Questo
conferma quanto sempre affermato dal movimento animalista; questo stesso
fatto fu ammesso, quindici o venti anni fa, perfino in una serie di
trasmissioni TV sulle reti nazionali italiane, nonché da alcuni quotidiani,
anni or sono. Tuttavia l'industria, i governi, le università, i
laboratori di ricerca, hanno taciuto, di fronte alle trasmissioni e ad articoli
di alcuni lustri or sono e tacciono oggi di fronte all'articolo di Repubblica.
Questo articolo stabilisce un punto fermo: gli animalisti hanno ragione; gli esperimenti
su animali non hanno motivazioni scientifiche; non danno risultati certi e devono essere
ripetuti sull’uomo. Logicamente, l’articolo
dovrebbe concludere chiedendo che questi esperimenti siano proibiti. Invece, l'autore dell'articolo, non chiede
questo: si limita a chiedere al lettore: "Se farebbe da cavia...".
Ma, da
quanto ammesso nell’ articolo, è evidente che il lettore fa già da cavia!
Non basta: un
esempio di quanto affermato è stata la risposta all'articolo della Prof. Elena
Cattaneo. Ho citato l'aspirina e i betabloccanti, come esempio di effetti diversi su uomo ed altri animali,
ma si potrebbero citare centinaia di altre molecole.
Per esempio il: "Pradaxa". Da tempo è in corso la sperimentazione su pazienti umani.
In Italia il
farmaco non era riconosciuto dal
Sistema Sanitario Nazionale. Dunque i pazienti lo pagavano.
Da poco è stato
riconosciuto e si paga solo il ticket. Cosa significa? Significa che si è sperimentato su pazienti paganti, finché il
S.S.N. ha riconosciuto che il farmaco fa bene. Si tratta di un fatto di enorme
rilievo, che tuttavia, passa, sotto completo silenzio. Ciò che
mi meraviglia di più, in queste circostanze, sono gli oltre quattromila medici animalisti (iscritti alla LIMAV) che
non si
accorgono di fatti così rilevanti. Ma l’intera classe medica, sembra non
accorgersi di quanto avviene, sotto gli occhi di tutti.
E' evidente,
dunque, che il problema non è quello di
avere ragione, ma quello di fare in modo che i fatti siano portati a conoscenza dell'opinione pubblica.
Ciò che da quarant'anni dico, ciò che dicevano
anche Ruesch e Croce, è assolutamente vero. Lo hanno ammesso le trasmissioni televisive e lo ammette,
adesso, perfino “La Repubblica”. Ma allora, perché in quarant'anni non c'è stato nessun
progresso?
Non c'è stato progresso, perché la questione
non è scientifica.
Le prove addotte,
dimostrano che l'industria ne è perfettamente cosciente, ma trova conveniente
continuare con il modello animale.
Questo modello, convince l'opinione pubblica; permette
di raccogliere somme inimmaginabili, sia da privati cittadini che dai governi; permette la
medicalizzazione della società, cioè una medicina non rivolta alla prevenzione delle malattie, bensì alla cura
dei sintomi.
E' evidente che, con questo modello, non è possibile effettuare prevenzione.
Anche
questo fatto fondamentale, sfugge all’opinione pubblica! Per ottenere risultati economici inimmaginabili dal
comune cittadino, all'industria farmaceutica è spesso sufficiente
dichiarare che si sono avuti risultati “promettenti.”
Inoltre, il modello di
studio che impiega animali, permette di far dire alle ricerche, o
pseudo ricerche, tutto ciò che si vuole, con semplici artifici, riguardanti i
metodi o i risultati. Infine,
il modello con animali, permette di complicare le cose, rendendole costose e quindi impossibili, per piccole e
medie imprese. Dunque, permette
di eliminare la concorrenza. Permette anche di
rassicurare il personale addetto, esperto del vecchio metodo, e di
avere conseguentemente molti laureati esperti, che difendono questo metodo,
perché così facendo difendono il loro
stesso posto di lavoro.
Per ottenere tutto
questo, sono largamente sufficienti i mass-media, che informano (cioè disinformano) l'opinione
pubblica, su
parere di questo o di quell'esperto, oppure su presunti prossimi, strabilianti,
progressi, mentre, invece, tacciono le risposte degli animalisti, o
pubblicano
quelle poco significative.
Con questo semplice accorgimento, gli animalisti, gli aspecisti, sembrano privi di
argomenti, specialmente coloro che usano argomentazioni scientifiche.
Questa tecnica di
estremizzazione del problema, come già detto, viene favorita da alcune organizzazioni animaliste.
E' ovvio che, finché si continua a dichiarare ignoranti coloro che sostengono metodi di ricerca nuovi, finché si continua a rifiutare ogni
confronto e si mettono a tacere articoli e documenti, finché si continua nella tecnica
dell'estremizzazione del problema, nella
marginalizzazione di coloro che non usano metodi crudeli verso gli animali,
non si può
risolvere né tentare di risolvere il problema fondamentale (Il metodo!), per la ricerca, ma anche per la sopravvivenza della stessa specie umana.
Un articolo
pubblicato su Le Scienze ("La natura della
conferma" – gennaio 2014) dichiara che
quando esistono istanze positive e
negative (riguardo a qualsiasi problema)
si ricorre al
calcolo delle probabilità. Cioè si ricorre al confronto, alla discussione, alla
valutazione.
Dunque, se coloro che
scrivono in favore della sperimentazione su animali, sono in buona fede, non avranno difficoltà per una
commissione di esperti che esamini il problema. Ovviamente deve trattarsi della convocazione di un tavolo di esperti
veri, non fondamentalisti, come chiede Rodotà, non ricattabili e qualificati.
Se, invece, non sono
in buona fede, continuerà il bombardamento mediatico di articoli e interviste
contenenti verità apparenti, perché accettate tradizionalmente come vere. Però,
false."
Prof. B. Fedi
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