sabato 1 marzo 2014

Spiegati i MECCANISMI DI PERSUASIONE dell’opinione pubblica sulla vivisezione per mantenere profitti con sperimenti non scientifici e inefficaci per la salute umana e atroci sofferenze e morte agli altri animali.



LA SCELTA DELLA VIVISEZIONE E' DETERMINATA DALL'OFFENSIVA MEDIATICA, TENDENTE A MANTENERE LA SITUAZIONE ATTUALE.

Da FB Federico Bartolozzi
1 marzo 2014 alle ore 14.29

       Bruno Fedi, professore di Urologia nell'Università "La Sapienza" di Roma, già 
       primario di Anatomia Patologica nell'ospedale di Terni. 

Pubblico l'ottimo articolo, intitolato  "IL PROBLEMA DEL METODO", del professore Bruno Fedi.  L'Autore mi ha autorizzato a divulgare uno stralcio molto esaustivo, riguardante la vivisezione. In realtà l'articolo interessa diversi aspetti della problematica relativa al complesso, spinoso e delicatissimo rapporto tra la società vivente e la Natura. Chi dovesse essere interessato alla lettura dell'intero articolo può scrivermi al seguente indirizzo elettronico  ciuciuzza@iol.it ed io sarò ben lieto di inviarglielo. Onore pertanto a Bruno Fedi per avere dedicato nell'arco della sua vita tante energie per la salvaguardia dei diritti dei nostri Fratelli Animali ed un plauso  per avere ancora una volta affondato con competenza ed estrema chiarezza il "bisturi" in una piaga sociale - quella della vivisezione - di fronte alla quale nessuno ha il diritto di continuare a chiudere gli occhi, lasciandosi vincere dall'indifferenza più perversa ed ottusa. Grazie.
Federico Bartolozzi

LO STRALCIO DELL'ARTICOLO DI BRUNO FEDI   

"La scelta della ricerca biologica, cioè della vivisezione, è determinata anche dall'offensiva mediatica attuale, dal bombardamento di articoli, interviste, trasmissioni TV, tutte tendenti non a discutere il problema, bensì a mantenere la situazione attuale.
Questo risultato, viene ottenuto, dai mezzi di comunicazione di massa, con un artificio molto semplice: estremizzando la situazione di contrasto con i movimenti etico-scientifici, che vengono dichiarati violenti, fondamentalisti e conseguentemente indegni di qualunque discussione.
A questo modo di procedere danno man forte alcune organizzazioni animaliste (o supposte tali) che ricorrono a insulti o minacce, perché non hanno capito che questo modo di agire è controproducente.
La realtà è che, al momento attuale, non si è presa coscienza del problema fondamentale: il rapporto fra l'uomo e la natura e conseguentemente non è stato fatto alcun tentativo di soluzione. L’unico tentativo, alcuni anni fa, fu effettuato da un deputato (On. Schmidt). Le proposte di Schmidt, avrebbero portato, addirittura, ad un peggioramento del rapporto uomo/altri animali. Tuttavia questo tentativo fu approvato da  alcune organizzazioni, che non hanno mai spiegato il perché della loro scelta. Successivamente, c’è stata la direttiva 2010 della UE, che è intrinsecamente peggiorativa della normativa esistente.
L'articolo 1 dichiara addirittura, in modo esplicito, che si devono armonizzare le legislazioni dal punto di vista economico.
In articoli successivi, non si rendono obbligatori i metodi alternativi; non si stimola la ricerca; si espropriano i singoli paesi dal loro diritto di stabilire delle norme diverse; si permette, in deroga, tutto ciò che prima si è proibito. Dunque, non c'è stato alcun tentativo, se non peggiorativo, della situazione attuale.
Tuttavia, si pubblicano continuamente articoli a favore della sperimentazione animale, ma non si pubblicano le risposte degli scienziati e dei filosofi, contrari a questo metodo, nonostante siano fondamentali  per il progresso dell’intera società dei viventi. Dunque, si fanno sembrare senza argomenti, proprio  coloro che vogliono un miglioramento della situazione. Sembra che non abbiano argomenti e non possano rispondere al bombardamento pubblicitario in corso.
Questa procedura è altamente antidemocratica e fuorviante dell'opinione pubblica.
E’ una truffa contro tutti i cittadini! In questa situazione, ci sono oggi due fatti nuovi:
1) la dichiarazione di S. Rodotà, durante la presentazione del libro: "La questione animale". Rodotà si è dichiarato pronto al dialogo, ma non con i fondamentalisti. Presumo che Rodotà ritenga inutile parlare con chi si crede detentore della verità, ma non so se abbia riflettuto sul fatto che anche coloro che hanno scritto in favore della sperimentazione su  modelli animali, si credono detentori della verità e sono, dunque, fondamentalisti.
2) la pubblicazione di un articolo sul supplemento di Repubblica (La Repubblica n. 374 del 25.01.2014) "Faresti da cavia per salvare altre vite?"). Questo articolo non è scritto da un animalista, ma riporta fatti sempre sostenuti dagli animalisti ,che danno loro ragione. Riporta casi di persone, negli Stati Uniti e in Europa che hanno fatto parte di programmi di studi sperimentali pagati, su esseri umani. Tutto quanto dicono gli animalisti ed io personalmente da quarant'anni, viene confermato nell'articolo e risulta da fatti, non da teorie o ipotesi.
Dall'articolo, risulta evidente, che le ricerche su animali, devono essere sempre ripetute sull'uomo, per sapere se i risultati, ottenuti su animali, siano attendibili. Dunque, questo articolo segna un riconoscimento, una svolta: la ricerca su animali non ha scopi scientifici, ma altri, non dichiarati. Al momento, non è importante stabilire quali scopi siano: è essenziale aver stabilito che gli scopi non sono scientifici, ma altri. Il fatto fondamentale è che le ricerche devono essere necessariamente ripetute.  Questo conferma quanto sempre affermato dal movimento animalista; questo stesso fatto fu  ammesso, quindici o venti anni fa, perfino in una serie di trasmissioni TV sulle reti nazionali italiane, nonché da alcuni quotidiani,  anni or sono. Tuttavia l'industria, i governi, le università, i laboratori di ricerca, hanno taciuto, di fronte alle trasmissioni e ad articoli di alcuni lustri or sono e tacciono oggi di fronte all'articolo di Repubblica.
Questo articolo stabilisce un punto fermo: gli animalisti hanno ragione; gli esperimenti su animali non hanno motivazioni scientifiche; non danno risultati certi e devono essere ripetuti sull’uomo. Logicamente, l’articolo dovrebbe concludere chiedendo che questi esperimenti siano proibiti. Invece, l'autore dell'articolo, non chiede questo: si limita a chiedere al lettore: "Se farebbe da cavia...". Ma, da quanto ammesso nell’ articolo, è evidente che il lettore fa già da cavia! Non basta: un esempio di quanto affermato è stata la risposta all'articolo della Prof. Elena Cattaneo. Ho citato l'aspirina e i betabloccanti, come esempio di effetti diversi su uomo ed altri animali, ma si potrebbero citare centinaia di altre molecole. Per esempio il: "Pradaxa". Da tempo è in corso la sperimentazione su pazienti umani. In Italia il farmaco non era riconosciuto dal Sistema Sanitario Nazionale. Dunque i pazienti lo pagavano. Da poco è stato riconosciuto e si paga solo il ticket. Cosa significa? Significa che si è sperimentato su pazienti paganti, finché il S.S.N. ha riconosciuto che il farmaco fa bene. Si tratta di un fatto di enorme rilievo, che tuttavia, passa, sotto completo silenzio. Ciò che mi meraviglia di più, in queste circostanze, sono gli oltre quattromila medici animalisti (iscritti alla LIMAV) che non si accorgono di fatti così rilevanti. Ma l’intera classe medica, sembra non accorgersi di quanto avviene, sotto gli occhi di tutti.
E' evidente, dunque, che il problema non è quello di avere ragione, ma quello di fare in modo che i fatti siano portati a conoscenza dell'opinione pubblica. Ciò che da quarant'anni dico, ciò che dicevano anche  Ruesch e Croce, è assolutamente vero. Lo hanno ammesso le trasmissioni televisive e lo ammette, adesso, perfino “La Repubblica”. Ma allora, perché in quarant'anni non c'è stato nessun progresso?
Non c'è stato progresso, perché la questione non è scientifica.
Le prove addotte, dimostrano che l'industria ne è perfettamente cosciente, ma trova conveniente continuare con il modello animale.
Questo modello, convince l'opinione pubblica; permette di raccogliere somme inimmaginabili, sia da privati cittadini che dai governi; permette la medicalizzazione della società, cioè una medicina non rivolta alla prevenzione delle malattie, bensì alla cura dei sintomi.
E' evidente che, con questo modello, non è possibile effettuare prevenzione.
Anche questo fatto fondamentale, sfugge all’opinione pubblica! Per ottenere risultati economici inimmaginabili dal comune cittadino, all'industria farmaceutica è spesso sufficiente dichiarare che si sono avuti risultati “promettenti.”
Inoltre, il modello di studio  che impiega animali, permette di far dire alle ricerche, o pseudo ricerche, tutto ciò che si vuole, con semplici artifici, riguardanti i metodi o i risultati. Infine, il modello con animali, permette di complicare  le cose, rendendole costose e quindi impossibili, per piccole e medie imprese. Dunque, permette di eliminare la concorrenza. Permette anche di rassicurare il personale addetto, esperto del vecchio metodo, e di avere conseguentemente molti laureati esperti, che difendono questo metodo, perché così facendo difendono il loro stesso posto di lavoro.
Per ottenere tutto questo, sono largamente sufficienti i mass-media, che informano (cioè disinformano) l'opinione pubblica, su parere di questo o di quell'esperto, oppure su presunti prossimi, strabilianti, progressi, mentre, invece, tacciono le risposte degli animalisti, o pubblicano quelle poco significative.
Con questo semplice accorgimento, gli animalisti, gli aspecisti, sembrano privi di argomenti, specialmente coloro che usano argomentazioni scientifiche.
Questa tecnica di estremizzazione del problema, come già detto, viene favorita da alcune organizzazioni animaliste.
E' ovvio che, finché si continua a dichiarare ignoranti coloro che sostengono metodi di ricerca nuovi, finché si continua a rifiutare ogni confronto e si mettono a tacere articoli e documenti, finché si continua nella tecnica dell'estremizzazione del problema, nella marginalizzazione di coloro che non usano metodi crudeli verso gli animali, non si può risolvere né tentare di risolvere il problema fondamentale (Il metodo!), per la ricerca, ma anche per la sopravvivenza della stessa specie umana.
Un articolo pubblicato su Le Scienze ("La natura della conferma" – gennaio 2014) dichiara che quando esistono istanze positive e negative (riguardo a qualsiasi problema) si ricorre al calcolo delle probabilità. Cioè si ricorre al confronto, alla discussione, alla valutazione
Dunque, se coloro che scrivono in favore della sperimentazione su animali, sono in buona fede, non avranno difficoltà per una commissione di esperti che esamini il problema. Ovviamente deve trattarsi della convocazione di un tavolo di esperti veri, non fondamentalisti, come chiede Rodotà, non ricattabili e qualificati.
Se, invece, non sono in buona fede, continuerà il bombardamento mediatico di articoli e interviste contenenti verità apparenti, perché accettate tradizionalmente come vere. Però, false."   

Prof. B. Fedi

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