Gorilla
di Cincinnati, l’etologo: “Si doveva agire diversamente”
a cura di Federica Giordani
Dopo
la vicenda del gorilla
Harambe, ucciso allo zoo di Cincinnati per prevenire qualsiasi rischio ai danni
di un bambino di quasi quattro anni caduto all’interno della sua recinzione, la redazione di Vegolosi.it ha
contattato l’etologo e zooantropologo
Roberto Marchesini (nella foto in basso), autore di numerosi testi sull’argomento fra cui “Etologia
filosofica” edito da Mimesis, per cercare di chiarire alcuni elementi
della vicenda.
Dott.
Marchesini, è possibile fare un’analisi etologica sul comportamento del gorilla
Harambe a partire dalle immagini realizzate con i cellulari dai visitatori
dello zoo?
Come
può immaginare si tratta di un’analisi parziale, limitata, dato che non riporta
interamente il contesto.
Ma lei come
interpreta i gesti del maschio di gorilla?
Quello
che si vede è certamente un comportamento esplorativo, di curiosità da parte
dell’animale nei confronti del piccolo, è certamente anche un comportamento che
possiamo leggere come protettivo.
Vede, nei primati come in molte altre specie, compresa
quella umana, il comportamento protettivo nei confronti dei cuccioli scavalca
la specie, come sosteneva già Konrad Lorenz, l’animale
riconosce un piccolo indipendentemente dal fatto che sia o meno della sua
specie e così è successo anche con Harambe e il bambino.
Il gorilla prende la mano
del bimbo, ma prima lo trascina velocemente per una gamba…
Il trascinare è l’atteggiamento che hanno nei confronti
dei loro cuccioli,
non ha fatto niente di anormale, poi
ovviamente le persone hanno iniziato ad urlare spaventate e questo poteva
creare problemi, io capisco la paura della gente, ma gridare era davvero
l’ultima cosa che andava fatta; c’è una grossa impreparazione delle
persone rispetto al comportamento da tenere quando si è in presenza di altri
animali.
Che cosa
bisognava fare, secondo lei?
La
prima cosa che le dico è che gli zoo sono strutture anacronistiche, con il solo scopo di permettere alle
persone di guardare gli animali senza entrarci minimamente in contatto, ma bisogna capire che lo zoo non è il cinema. Ogni luogo dovrebbe avere le sue regole di comportamento:
lei entrerebbe mai a teatro o in biblioteca
gridando e correndo? Ecco, negli zoo (che sia ben inteso, per
me sono da abolire)
una delle cose che manca
completamente è l’educazione al rispetto dell’animale e della natura. Non
si dovrebbe poter correre, gridare, dare da mangiare agli animali. Quello che è accaduto è l’esempio di che
cosa significa non porre abbastanza attenzione.
C’è bisogno di
regole?
C’è bisogno che gli zoo, i circhi, i delfinari e
via discorrendo, vengano superati, prima di
tutto, ma nel
frattempo, dato che non abbiamo la bacchetta magica, sì, ci vogliono delle
regole e una profonda conoscenza di quello che si fa. Non si dovrebbe entrare allo zoo come si entra al luna park, gli animali che si trovano lì sono
particolarmente sensibili perché si trovano in condizioni completamente
innaturali; inoltre ci deve essere
sorveglianza e la presenza di protocolli di intervento specifici anche per casi
straordinari come quello di Cincinnati. Lo zoo è una struttura con dei rischi e bisogna tenerlo ben presente.
Secondo lei
era possibile evitare di uccidere il gorilla?
Certo,
si doveva agire
in modo diverso, cercare un’alternativa, ma
mancavano le basi.
Mancavano le persone, a quanto sembra dalle
cronache, in grado di interfacciarsi con questo animale nato in cattività, inoltre
non era assolutamente detto che la puntura del dardo da sedativo lo avrebbe
agitato ancora di più, tutto dipende dall’individuo, da come il
gorilla era stato cresciuto, per questo ci voleva qualcuno che lo conoscesse
bene, che sapesse come gestirlo (il gorilla era
stato trasferito da poco nel
parco di Cincinnati, da meno di un anno, arrivava da un altro zoo nel texas,
ndr). Mi
sembra che si sia operato con il metodo “spariamo, poi vediamo se era pericoloso”…
Roberto
Marchesini
Cosa ne pensa, da etologo,
del valore educativo dei parchi faunistici?
Non
hanno nessun valore educativo, la natura è una relazione
ecologica,
è la
relazione fra l’animale e il suo ambiente, se distruggiamo l’animale e ne cancelliamo
l’identità, dove sta l’educazione? Lo zoo è una raccolta di immagini
viventi, senza connessione.
Gli animali soffrono di depressione, i grandi
carnivori dormono praticamente sempre, altri animali soffrono di nevrosi e
comportamenti stereotipati,
questa non è la natura.
Che cos’è la
natura, dott. Marchesini?
Io mi rifaccio alla filosofia
greca: la
natura si nasconde, non si esibisce. La natura si scopre attraverso un
percorso, immergendosi in una foresta, ascoltandone i suoni e seguendo tracce, osservando
quello che ci circonda, questa è la natura.
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