L'introduzione del prof. Fabio Minazzi, particolarmente utile per capire quale sia il rapporto tra filosofia della città e civiltà.
Il filosofo e la città: quale civiltà?
Sull’ottavo seminario del progetto dei Giovani
Pensatori
Fin dalle sue origini greche il dialogo non
costituisce solo un modo
con cui il discorso filosofico può organizzarsi ed esprimersi, ma costituisce
anche la modalità privilegiata di questo
discorso. Per quale motivo? Perché la riflessione filosofica non
scaturisce mai da una scelta anacoretica, da un isolamento dal contesto sociale
e civile, perché, al
contrario, nasce da un confronto diretto con il proprio tempo e con la propria società. La filosofa non si origina da un discorso chiuso in
se stesso, ma si
genera pubblicamente dalla conversazione, dalla discussione,
grazie ad un domandare e un rispondere tra
persone associate da un comune interesse di ricerca e riflessione.
Non a caso la filosofia non è nata nel chiuso delle aule
universitarie, ma si è invece delineata nello spazio pubblico dell’agorà dove
qualunque cittadino interessato poteva ascoltare ed eventualmente interloquire entro un dialogo comune e
pubblico.
Platone
ha fatto di questo carattere pubblico
ed associato della ricerca filosofica un modello esemplare, esprimendo
anche una diffidenza
specifica nei confronti dei discorsi scritti, sia perché questi
ultimi non rispondono a chi li interroga, sia anche perché questi discorsi non
scelgono i propri interlocutori (Fedro, 275 c). Del
resto uno dei padri riconosciuti della tradizione filosofica occidentale,
Socrate l’ateniese, aveva scelto, deliberatamente, di non scrivere nulla,
concentrando tutta la sua attività nella
conversazione pubblica con amici e discepoli, una conversazione
che si svolgeva spesso sotto un platano
in prossimità di un fiume, ma che assai agevolmente poteva anche coinvolgere, sempre in forma pubblica e trasparente,
qualunque suo concittadino. I celebri dialoghi socratici di Platone testimoniano, appunto, di
questa straordinaria oralità dialogica della ricerca filosofica di Socrate
e ci restituiscono anche la funzione
civile e sociale di un filosofo che, con
le sue domande e la sua incessante ricerca, attribuiva a se stesso il ruolo
civile di saper pungolare e svegliare, alla riflessione critica, i propri
cittadini, paragonandosi
ad una mosca tze-tze oppure ad una
murena che trasmette, a chi la tocca, una
flebile scarica elettrica. Si sa, del resto, come questa coraggiosa prassi
socratica dell’interrogazione filosofica e civile sia andata a finire, perché i
suoi concittadini ateniesi hanno ripagato il loro primo e più acuto pensatore
non con onori e premi, bensì con la cicuta. Il
che, tra l’altro, non ci deve mai far dimenticare che fu l’Atene democratica a
condannare a morte il suo primo e più importante filosofo,
proprio perché la libera e critica ricerca filosofica
– nel rigore del suo stesso interrogare il proprio tempo e i propri
concittadini – finisce,
inevitabilmente, per porre domande che i
più, invece, non vorrebbero né conoscere, né sollevare.
In ogni caso la forma intrinsecamente dialogica ha poi costituito un punto di
riferimento della ricerca filosofica, proprio perché quest’ultima procede
sempre attraverso la discussione delle tesi altrui e il confronto
– che può anche diventare polemica
incessante – con i vari e differenti
indirizzi di pensiero. Il
che avviene proprio perché il confronto critico con posizioni diverse e
contrastanti implica una tolleranza
attiva, costruttiva e
positiva, attraverso la quale gli altri punti di vista
ricevono pari legittimità,
anche nello sforzo di poterli intendere
nelle loro proprie ed autonome argomentazioni.
In tal modo lo
stile filosofico del confronto e della discussione critica costituisce un
modello culturale di riferimento e un’acquisizione fondamentale
della stessa civiltà occidentale,
la
quale non può non costruirsi entro una società aperta in
cui le differenti posizioni devono sempre potersi confrontare e misurare,
sapendo che ciò che più
conta non sono mai le differenti tesi, quanto
gli argomenti per mezzo dei quali quelle stesse
tesi vengono argomentate, presentate e motivate. Il che costituisce anche un buon modello positivo di
civiltà (ed anche di
cittadinanza) perché la
storia del pensiero occidentale,
dalla Grecia classica ad oggi, si è
sviluppato attraverso una complessa, ma continua, rielaborazione critica di
differenti tradizioni culturali (ed anche di civiltà),
che ha
favorito una profonda
contaminazione critica e l’esigenza
di una rielaborazione originale di elementi spesso eterogenei e persino
contrastanti. Esattamente entro questo delicato ed assai prezioso spazio di civiltà e di
pubblica riflessione critica è nata la filosofia, la quale dona ad ogni disciplina
quella specifica forma mentis in
virtù della quale si può cogliere, anche di primo acchito, la differenza che sempre intercorre tra il mero erudito, il tecnico banausico e l’autentico pensatore che sa
essere Maestro di vita e civiltà.
Fabio Minazzi
Ordinario di Filosofa della scienza
Università dell’Insubria Varese-Como
Direttore del Centro Internazionale Insubrico "Carlo Cattaneo" e "Giulio Preti"
Nessun commento:
Posta un commento