giovedì 31 ottobre 2013

LA SIGNORA DELLE STELLE AMANTE DEI GATTI

La Signora delle Stelle
di Piergiorgio Odifreddi,

Margherita Hack, la Signora delle Stelle, se n’è andata a 91 anni. Era da tempo gravemente malata, ma aveva deciso di non curarsi più, lasciando alla Natura la decisione di quando richiamarla a sé.
Fino all’ultimo, dunque, è rimasta coerente con la sua  figura di intellettuale impegnata: da un lato, concentrata nello studio e nell’apprezzamento delle bellezze del cosmo, e  dall’altro lato, incurante delle convenzioni stabilite e insofferente delle superstizioni condivise.
Fin dalla giovinezza, aveva imparato a vivere sana. Era nata in una famiglia vegetariana e non  aveva mai mangiato carne, facendo sua la motivazione esposta dal filosofo Peter Singer nell’ormai classico libro Liberazione animale (Mondadori, 1991): il fatto, cioè, che mangiare gli animali richiede di causar loro enormi sofferenze, dalla nascita alla morte, e rende complici di quella che la Hack chiamava una “ecatombe giornaliera”.
Ai  difensori dell’inciviltà dei McDonald’s, che provavano a  sostenere con lei che un bambino  necessita di carne per crescere, la Hack rispondeva che  non solo lei era cresciuta benissimo, senza mai aver avuto malattie serie, ma aveva potuto praticare Sport agonistici, diventando in gioventù  campionessa di salto in alto e in lungo. E ancora a ottant’anni faceva giri In bicicletta di 100 chilometri e giocava a pallavolo.
L’altra faccia del vegetarianesimo della Hack era il suo famoso  amore per i gatti, dai quali viveva circondata in casa, e che spesso si vedevano gironzolare attorno a lei, o sederle vicino, durante le interviste registrate o gli  interventi in videoconferenza. Come quello nel quale l’abbiamo vista l’ultima volta, il 9 maggio  scorso a Pisa, nei “Dialoghi dell’Espresso” dedicati al tema Perché la ricerca è indispensabile. Questo intervento non fu che l’ultima testimonianza pubblica di una grande affabulatrice, che col passare del tempo aveva dedicato sempre  più energie a raccontare, a voce e per iscritto, le meraviglie delle stelle e dell’universo. E Poiché lo faceva con grande passione  e altrettanta chiarezza, era  ormai diventata la più famosa divulgatrice scientifica italiana, contendendo alla Levi  Montalcini il primato per la popolarità. Le sue conferenze erano affollate come concerti, e sentirla raccontare le ultime scoperte astronomiche  era un vero piacere per le orecchie e per la mente. D’altronde, era quello il suo vero lavoro, forse più nascosto e meno noto al  pubblico. Aveva cominciato a interessarsene fin dalla sua tesi di laurea, nell’ormai lontano 1945, sulle Cefeidi. Aveva poi insegnato astronomia a Trieste, dove tuttora viveva, dirigendone per quasi venticinque anni l’Osservatorio  Astronomico. Il suo valore scientifico era testimoniato dalla sua appartenenza all’Accademia Nazionale dei Lincei, di Galileiana memoria, e dalle sue collaborazioni con l’Ente Spaziale Europeo e la  Nasa statunitense.

Ma fin dagli anni ’70 aveva iniziato il suo impegno per la disseminazione del sapere scientifico in una società come quella italiana, succube di preti e idealisti, che rimane ancor oggi preda di un  atteggiamento antiscientista e superstizioso. Fin dagli inizi aveva dunque collaborato con il CICAP, il Comitato per il controllo delle Affermazioni sul Paranormale, fondato nel 1989 da Piero Angela. E la sua verve toscana le era servita spesso, per mettere alla berlina le credenze più retrograde e sciocche, spesso propagandate dai media. E non solo, visto che solo qualche settimana  fa l’intero Parlamento italiano ha votato all’unanimità a favore della sperimentazione della cura medica Stamina proposta da  uno psicologo di professione (sic!), rendendoci ancora una volta gli zimbelli del mondo scientifico  internazionale e facendoci sbeffeggiare per ben due volte dalla rivista “Nature”. Oltre che contro le  superstizioni antiscientifiche, la Hack combatté coraggiosamente anche contro quelle religiose e organizzate.
Era presidente onoraria dell’UAAR, l’Unione  degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che si propone di dar voce a quel 15% della popolazione italiana che non  crede nelle favole  mediorientali, ma che certo non riceve il 15% della visibilità sui media e non ottiene l’8 per 1000 di finanziamento statale.


Da: l’Ateo bimestrale dell’UAAR 5-13

Nessun commento:

Posta un commento