Le tappe di una creazione: (fine 2012 – giugno 2014)
L’IDEA - I PROMOTORI ITALIANI - LE SCELTE DEI PARTITI DI SINISTRA - UNA CONSIDERAZIONE
- RIFLESSIONI IN EUROPA - RIFLESSIONI IN ITALIA - LA SINTONIA SENTIMENTALE POLITICA
EUROPEA PER ANDARE AVANTI - IL PESSIMISMO DELLA
RAGIONE - L’OTTIMISMO DELLA VOLONTA’ - LE
DECISIONI FONDAMENTALI - I PUNTI DEL PROGRAMMA - L’OSSIMORO
DEL RENZISMO - I TEMI PROPEDEUTICI AD UNA SCELTA - LA DEFINIZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE
- LA SCELTA DELLE OPZIONI POLITICHE - I PROBLEMI SUL TAPPETO E IL CONSENSO
COSTRUITO E QUELLO MANCATO - IL DUBBIO - LA SPERANZA E LA SCESA IN CAMPO.
E IL 25 MAGGIO SI VOTA:
LISTA L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
UN RESOCONTO PUNTUALE, E ONESTO, DI COME SI E’ COSTRUITA LA LISTA PER “L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS” di chi ha partecipato alla sua creazione.
Ragionando sulla lista Tsipras
di Roberto Musacchio (Alternative
per il socialismo)
14 maggio 2014
L’IDEA
Era la fine
del 2012, a
Berlino per un seminario internazionale, si parlava con dei dirigenti
della Linke e da loro arriva la suggestione di candidare Alexis Tsipras, il giovane leader della Syriza greca, a Presidente della Commissione Europea.
La
proposizione mi apparve molto forte e bella e da allora mi adoperai, per quello
che ho potuto, alla sua realizzazione. Cominciai a scriverne e in
particolare, un paio di mesi dopo, feci un articolo per
il Manifesto che fu ripreso in Grecia. Ne parlai in varie occasioni internazionali e in Italia
in convegni e dibattiti promossi da Alba o dal Prc. Intanto dirigenti della Linke ne parlarono in
momenti pubblici e furono molti, probabilmente, i luoghi in cui questa
prospettiva fu discussa e si andò concretizzando. In Italia un gruppo di intellettuali prese la decisione di
proporre con una lettera a Tsipras di essere candidato, nel nostro Paese, per
una lista di cittadinanza, per venire incontro alle esigenze di una nuova forma
della politica che qui è particolarmente acuta, e di lanciare un appello
pubblico da sottoscrivere in tal senso, appello che ha ormai superato i 40 mila
aderenti.
I PROMOTORI ITALIANI
Tra i
promotori Barbara
Spinelli, l’editorialista, figlia di Altiero, che da sempre scrive
di Europa e che è andata via via
proponendo una lettura radicalmente critica dello stato cui è arrivata l’Europa
reale e che ha
cominciato a parlare delle lotte, e dei programmi, di Tsipras come di una
speranza per cambiare questo stato di cose. E poi alcuni intellettuali particolarmente
attenti sul tema della rifondazione
della politica, alcuni dei quali vengono
anche dalla delusione di cambiare si può.
LE SCELTE DEI PARTITI DI SINISTRA
Nel frattempo il Prc formalizza la sua proposta di candidatura di
Alexis all’esecutivo del Partito della Sinistra Europea. Poi le cose si concretizzano. Al congresso di
Madrid la Sinistra Europea lancia Tsipras il quale, intanto, risponde
positivamente alla proposta della Spinelli e degli altri, che poi diventeranno
i “garanti”, di dare il suo nome ad una lista
che si formi nel nostro Paese secondo lo spirito da loro proposto e con un
massimo di inclusione, facendo tutti un passo
indietro per farne due in avanti.
Molti esponenti di
importanti movimenti si sentono, questa volta, di poter raccogliere l’appello a
far parte dell’impresa. E il congresso nazionale di Sel modifica
quello che sembrava un percorso scritto per un partito che si era dato
la bussola del socialismo europeo, l’appoggio al
candidato Schultz, per fare di Tsipras la
propria scelta.
UNA CONSIDERAZIONE
Parto da queste poche righe di
racconto perché possono avere un qualche interesse e, soprattutto, mi facilitano nelle riflessioni che voglio
fare e che saranno in particolare sul versante italiano della candidatura
Tsipras. Ho dato conto delle cose che ho vissuto o di cui sono a conoscenza
più diretta ma la
gestazione di questa vera e propria impresa politica è sicuramente molto ampia
e ramificata. Sarebbe
anzi interessante provare a ricostruirla e a raccontarla perché ci aiuta a
ragionare su quanto ancora sia possibile alla politica di fare oggi, in condizioni
in cui essa viene sempre più ridotta a puro servizio di piani che sono decisi
ed appartengono ad altre sfere, quelle del potere postmoderno.
RIFLESSIONI IN EUROPA
Di certo
possiamo da subito provare ad avanzare alcune riflessioni.
La
prima è che la genesi della candidatura, e della sfida, di Tsipras è europea. Avviene
cioè non come pura proiezione della
lotta greca, cosa che pure c’è ed è, ne parlerò dopo, per me componente decisiva anche per la sua
efficacia; ma
nasce in un sistema di relazioni di dimensione europea. Significativa in particolare la proposizione iniziale
tedesca perché ci parla di un Paese dove la
narrazione della Merkel, e dell’austerità, fa di Tsipras il nemico pubblico numero uno e del debito greco l’esempio
della colpa. Votare
in Germania contro le scelte europee della Merkel, del suo paternalismo
autoritario, non è facile. Lo
sanno bene quelli della Spd, che infatti sono passati dall’avallare le sue scelte
al
governarci nuovamente insieme. E lo
sanno quelli della Linke che hanno fatto della resistenza a questo
pensiero unico un banco di prova della loro capacità di
tenuta, vinto sul campo. Il rilancio della candidatura
europea di Alexis da parte della Linke è un innalzamento della sfida che fanno a cavallo tra Germania ed Europa. E
significativo è che un soggetto come il Partito della Sinistra Europea, pur
avendo attraversato un periodo certo non facile per le sinistre alternatve in
tutta Europa, riesca a farsi vettore attivo di una proposta che non a caso si
incrocia con il suo rilancio anche elettorale come dicono tutti i sondaggi. Ed interessante è anche che la figura di Tsipras, e le
lotte di cui è protagonista, reincontrano quanto in termini di movimento è in
campo in Europa.
RIFLESSIONI IN ITALIA
Se veniamo all’Italia, la genesi della lista che ha preso il nome di l’altra Europa con
Tsipras, ha una natura più complessa, e
complicata. C’entrano dentro infatti i fattori di
crisi ancor più radicali della sinistra alternativa, e in generale della
sinistra, in questo nostro Paese. E la discussione, non facile ed anzi tormentata, su quale
ripartenza. Non c’è dubbio però, almeno per me, che comunque la
dimensione europea della impresa, il suo carattere che mette al centro il
conflitto per l’altra Europa ancor prima della rappresentanza, e in
particolare di quella italiana, abbia permesso di misurarsi, o almeno di provare a farlo,
con la situazione specifica italiana secondo un ordine di fattori almeno in
parte nuovo e diverso.
Naturalmente la miscela italiana resta
complessa, e in molti aspetti
potenzialmente esplosiva. Al tema di sostenere una giusta lotta
europea, si accompagnano quelli, che a volte rischiano anche di configgere, su
come ricostruire una politica, e una rappresentanza di quella che chiamo sinistra alternativa italiana ma che già sulla sua
auto definizione, anche nominale, discute a volte anche più che animosamente.
E qualche
conflitto ha già procurato alcune divisioni come quella intercorsa tra gli
stessi garanti.
SINTONIA SENTIMENTALE, POLITICA, EUROPEA PER ANDARE AVANTI
D’altronde le materie non sono facili. Pensiamo alla stessa questione
europea che pure rappresenta il vero punto di forza della possibilità di
successo della lista. E’ così perché la lotta di Tsipras, e di Syriza, è cosa molto concreta. Per altro capace di determinare
una sorta di identificazione, una possibile “sintonia sentimentale” per citare una
categoria gramsciana. Qualcosa che manca da tempo alla sinistra italiana
che ha perso
precisamente questo terreno ed è finita, anche per l’effetto del berlusconismo,
ma non solo, col rinculare in una sorta di affascinazione populistica
in cui i leaders delle varie stagioni
hanno finito col plasmare i loro popoli
secondo le convenienze dei tempi, e dunque in
ottemperanza sostanzialmente ai dettami del potere unico, la sola cosa che consente in questa fase ai leaders di
essere tali. In questo rinculare c’è
stato proprio il peso del luogo in cui questa dimensione del potere unico si è
maggiormente concretizzata e cioè la dimensione di quella che chiamiamo l’Europa reale.
Ora, proprio per questo, è di enorme
rilievo provare a ripartire dalla ricostruzione di una nuova connessione
sentimentale precisamente da una rottura con l’Europa reale che abbia
connotati progressivi e non quelli reazionari delle pulsioni xenofobe,
in realtà assolutamente funzionali al
riproporsi del potere come privo di alternativa.
IL PESSIMISMO DELLA RAGIONE
Ma fare questa operazione non è facile. Non è facile provare a
ricostruire una connessione politica, oltreché sentimentale, sulla dimensione
europea. Per farlo occorre porsi
sui terreni che fin qui, anche
quando visti e financo provati, non
hanno dato i frutti necessari e cioè quelli della
ricostruzione, in una nuova
dimensione, di quelli che sono stati
storicamente gli elementi forti di quello
che fu il compromesso avanzato dell’Europa e cioè le grandi coalizioni a partire da quella del lavoro, la
democrazia come pratica conflittuale in cui si esercitano importanti corpi intermedi. Dalle marce del
lavoro in Europa di fine ‘900, ai social forum, alle lotte sulla Bolkenstein e
sul Trattato ci si è provati
ma non ci si
è riusciti.
Per giunta, il non andare avanti ha
significato l’esatto contrario e cioè l’arretrare, a volte
addirittura il tracollare, come anche in Italia. Che una cultura
politica raffinata, e profondamente intrisa di connessione col suo popolo e di
capacità di incidere nei processi storici, come quella della sinistra italiana,
sia ridotta
oggi al postmodernismo di Renzi da un lato e alla sconfitta verticale della sinistra
di alternativa dall’altro, la dice lunga dello spessore dei problemi
che si hanno di fronte.
Con questi problemi si trova a
cimentarsi quella che si chiama la lista per
l’altra Europa con Tsipras. C’è
da dire subito che già il fatto che l’impresa sia stata messa in campo fa dire
che siamo di
fronte ad un primo successo.
L’OTTIMISMO DELLA VOLONTA’
Proprio mentre scrivo giunge la positiva notizia delle 220mila firme
raccolte, con un abbondante superamento delle 150mila necessarie per potersi presentare alle
elezioni, con addirittura 3mila firme in ogni regione compresa la Val
d’Aosta dove gli elettori iscritti sono 90 mila! Una legge che va
vista insieme alla madre delle leggi che puntano ad escludere chiunque sia
alternativo dal Parlamento e cioè l’Italicum e in continuità con un processo
antidemocratico e di stravolgimento della cultura istituzionale e
costituzionale in corso ormai da due
decenni.
LE DECISIONI FONDAMENTALI
Certo c’è da dire che aver dovuto prendere in tempi molto stretti decisioni fondamentali, come il simbolo e i candidati,
per poter presentare la lista non ha reso più
facile proporre un percorso partecipato ed evitare errori. Percorso che comunque c’è stato ed è stato anche
interessante, sia pure con elementi conflittuali.
La premessa è quella che ho ricordato della scelta di Alexis Tsipras di appoggiare lo
schema avanzato dalla Spinelli e dagli altri ed anzi di arrivare ad aggiungersi ai garanti, come settimo, e di
contribuire a risolvere i casi delicati.
C’è da dire tra l’altro che
fondamentale è stata anche la presenza in tutta questa fase di un giornalista greco dai lunghi
trascorsi italiani, Argiris Panagopoulos,
che ha molto facilitato il lavoro.
I PUNTI DEL PROGRAMMA
I nodi che
si sono dovuti affrontare e sciogliere sono noti.
Vanno dall’impostazione
programmatica della lista che risulta fortemente europeista, per l’altra Europa,
contro l’austerità ma non per l’uscita dall’euro; cosa questa comunque
in sintonia
con il programma avanzato dallo stesso Alexis, che ha aiutato a dirimere
le discussioni, che, naturalmente, sono
destinate a continuare. I
dieci punti
hanno una forte priorità politica che sta precisamente nel rovesciamento del debito, nel suo considerarlo un debito indotto dalla pessima
europeizzazione e dunque da europeizzare
per cambiare proprio in radice il corso della costruzione dell’Europa. Punto indubbiamente difficile da ottenere sul campo ma assolutamente incidente nel
dibattito e capace
di essere articolato in una dimensione realmente di massa. Per altro in una fase in
cui si assiste ad un tentativo del sistema politico europeo dominante di
inserire elementi dinamici, anche di critica della
austerità, ma rimanendo all’interno dello stesso quadro o al massimo
in una sua evoluzione favorevole agli stessi poteri forti che hanno gestito, e
prodotto, l’attuale situazione. Se penso alle risoluzioni approvate dal Parlamento
Europeo recentemente di contestazione, anche nominalmente dura, dell’operato
della Troika, ma di mantenimento dello
stesso quadro di riferimento riesco ad esemplificare bene ciò che
sta accadendo.
L’OSSIMORO DEL RENZISMO
Come del resto, in
Italia, il renzismo, oggi vincente, ricorda molto da vicino l’operazione fatta a suo
tempo da Blair per andare oltre la Tatcher ma in continuità con lei.
Renzi è un nuovo epigono di quello che, se i tempi fossero altri e non quelli
attuali del postmoderno, sarebbe un
ossimoro e cioè del socialismo
liberale. La sua
proposta programmatica è precisamente questo, aprire a qualche elemento di movimentazione economica
mantenendo
ed anzi acuendo il dato strutturale del prevalere del mercato, della impresa,
del privato e della riduzione dei diritti del lavoro.
I TEMI PROPEDEUTICI AD UNA SCELTA
Ma dicevo che in
tempi molto ristretti si è dovuto decidere oltrechè sul
profilo programmatico di fondo, anche
sulla collocazione futura con l’appello
dei garanti che cita esplicitamente il Gue e, dopo la scelta di Sel, il richiamo a stare in Parlamento con Tsipras. E poi sul nome, con il dibattito
rapido ma aspro sulla presenza della parola
sinistra. Non perché la lista non sia di sinistra per composizione e
contenuti, ma perché,
si è detto, la mission fondamentale è la lotta per l’altra Europa e la ricostruzione della sinistra è cosa che
ne può essere facilitata ma non premessa, anche perché la stessa parola sinistra ha conosciuto una svalorizzazione
nella percezione popolare. Che non significa abbandonarla ma partire dalla sua
rivalorizzazione.
Ho sintetizzato i temi che sono stati propedeutici ad
una scelta che è stata tutt’altro che indolore e che è comunque discutibile.
C’è stato poi da decidere la composizione delle liste e questo ha visto un’altra scelta non facile tra un modello assembleare che non pareva il più opportuno per la
dimensione dei collegi elettorali e la struttura delle assemblee stesse, quello della
concertazione tra soggetti e quello, scelto, della possibilità per chiunque di
avanzare candidature motivate lasciando la scelta ai garanti, previo un passaggio nel comitato operativo della lista che si
andava costruendo.
LA DEFINIZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE
Ci si è affidati alla fine al modus operandi
proposto sin dall’inizio
e cioè a quello
di un ruolo centrale dei
garanti, convalidati anche dalle decine di migliaia di firme
dell’appello, come soggetto
capace di determinare quel processo di nuova unità, in cui conta sia il nuovo che l’unità, che altre volte, da
ultimo con la vicenda di cambiare
si può, era stato rovinosamente fallito.
E’ evidente che questo schema è sicuramente discutibile ma sta di fatto che ha
consentito un risultato importante. Anche le liste, 73 nomi
scelti fra i circa 200 proposti,
appaiono belle e ricche con molte e molti esponenti di tantissime lotte
che pure in questo Paese continuano ad esserci. E’ servito a che ciò fosse possibile darsi
una regola un po’ draconiana, e anche questa discutibile, come
quella
che ha stabilito che non fosse
candidabile chi negli ultimi 10 anni avesse avuto ruoli politici di primo piano
e presenze istituzionali e di governo fino al livello regionale. C’è
dietro
questa regola l’esigenza di favorire un ricambio e una assunzione di
responsabilità collettiva per lo stato in cui siamo.
LA SCELTA DELLE OPZIONI POLITICHE
Come dicevo
non è che siano mancati problemi o quelli che possiamo chiamare anche errori. Non tutte le
opzioni politiche e culturali si sono sentite rappresentate nel processo e
nelle stesse liste. Alcune discussioni sono state molto accese e alcune
fratture si sono create. Sta di fatto che il
processo però è partito con un’ampia partecipazione e con riscontri positivi
anche nei sondaggi. Mano mano si è andata anche definendo una strutturazione con un
comitato operativo centrale e moltissimi comitati locali. Nel comitato
operativo alle originarie presenze di quanti erano espressione del rapporto con
i garanti e dei firmatari si sono integrati
i contributi che arrivano da movimenti e partiti che hanno aderito
al progetto e alle sue forme. E le stesse liste hanno visto una
integrazione, se non perfetta, adeguata, con figure che, con o senza tessere di partito, assolutamente prevalenti le seconde,
hanno una
loro consistenza individuale e relazionale. Nei territori in molti casi si è partiti da riunioni
autoconvocate dai firmatari dell’appello e anche lì si è andati integrando con le altre realtà collettive
e mettendosi all’opera subito per la campagna delle firme. Non si possono certo sottacere gli attriti
che in tante, ma non in troppe, parti del territorio si registrano tra i partiti e la
società civile o tra i partiti tra loro, per stare a definizioni semplificate. Comunque il punto imprescindibile è che le firme ci
devono essere!
I PROBLEMI SUL TAPPETO E IL CONSENSO COSTRUITO E MANCATO
Vivendo l’esperienza da dentro il comitato operativo tocchi subito con mano i problemi che l’impresa ti propone.
La discussione identitaria, cioè sulla natura del progetto, sul suo
rapporto con la vicenda europea e con
quella italiana, la relazione con le prospettive future,
passano dalla dimensione del dibattito
tra di noi a quella di doversi misurare
con una campagna elettorale che per noi è cominciata subito. Sul campo la
questione degli spazi
di sovranità della lista, rispetto agli
stessi soggetti che l’appoggiano, è assai più
concreta che teorica. E devi far fronte a temi che vanno oltre i 10 punti di Tsipras.
Vai cioè dall’irrompere
della crisi ucraina a quello di Renzi. E allora ti cimenti, ritrovi nessi e relazioni che
apparivano perduti, utilizzi prestigio e competenze, sai che non puoi non
prendere parola e lo fai.
IL DUBBIO
Basterà? Sarà
sufficiente a convincere, ma anche a respingere gli
attacchi di chi ha ormai come schema di
comportamento il fatto che va impedita l’esistenza di qualsiasi cosa si voglia
mantenere alternativa?
LA SPERANZA E LA SCESA IN CAMPO
Riusciremo a fare qualche passo in avanti sulla costruzione di quella
dimensione europea che ci ha mossi? E si ridarà anche una prospettiva alla
sinistra italiana? Non so
rispondere, e ho quasi paura a farlo
tante le sconfitte
che mi pesano e di cui avverto anche la responsabilità diretta. So però che dobbiamo provarci e che mi convince più di
ogni altra cosa l’idea di darci come priorità la dimensione europea e la connessione
sentimentale, e politica, di cui ho parlato. Non stiamo a fare una rappresentanza al Parlamento né un partito, stiamo a dare
il nostro contributo contro questa maledetta austerità che uccide i nostri
popoli. Poi se anche grazie a questo si
tornerà in Parlamento europeo o rinascerà una sinistra in Italia, tanto meglio.
*Associazione Altramente,
già capogruppo Prc al Parlamento europeo
http://www.albasoggettopoliticonuovo.it/2014/05/ragionando-sulla-lista-tsipras-di-roberto-musacchio-alternative-per-il-socialismo/#sthash.HkPmnoLk.dpuf
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